lunedì 30 marzo 2009

Tempi differenziati

Oggi sono andato a fotografare i fiorellini bianchi. Ogni primavera lo desideravo ma mai avevo avuto il tempo di farlo. Quell'angolo di bosco che sembra un giardino lo avevo adocchiato da tempo, ma ogni volta c'era il torrente che mi separava da esso. Ma oggi sono andato a colpo sicuro. Ho attraversato il prato che inizia a verdeggiare, dove brillava la pioggia della notte. Un tappeto bianco di "fiori delle capre" (in versione scientifica "anemone nemorosa" ovvero "anemone bianca": http://www.parcocurone.it/ambiente/flora/scheda.php?id=14&i=5) mi ha accolto, ed il profumo della primavera mi ha avvolto.
Ad un candido tappeto di anemoni in fiore facevano da contraltare gli alberi di alto fusto, ancora avvolti dal sonno dell'inverno. Era una situazione particolare, come se parte della Natura si fosse già risvegliata e parte stesse ancora dormendo. O sonnecchiando, visto che le gemme giorno dopo giorno si fanno più turgide e dolci, segno evidente della Vita che sta quasi esplodendo.
Qualche tempo fa avevo avuto la voglia di primavera nel cuore dell'inverno. Ora che la primavera è imminente in tutta la sua bellezza mi sento un pò in autunno. A volte si è un pò sfasati. I tempi sono differenziati, spesso e volentieri. Lo erano oggi nel bosco tra i fiori e gli alberi, lo sono stati nella mia Vita recente e sono certo che lo saranno anche in quella futura.
Perchè la saggezza è affare di pochi. O meglio, dono di pochi. Affare riconduce al mercanteggiare. Invece, se c'è ancora qualcosa che non si compra in questo mondo in cui tutto è in vendita, è proprio la saggezza. Ne sono certo, e non finirò mai di cercarla, anche nei tempi differenziati che albergano nel mio animo.
(nella mia foto di oggi: tappeto di anemoni fiorite a Montevecchia)

Libertà di voto?

Non parlo spesso direttamente di politica sul blog ma ogni tanto ci vuole. Soprattutto dopo aver seguito grazie al web il mediatico congresso del Popolo della Libertà. Sono rimasto colpito dalla elezione del grande capo, andate sul sito del "nuovo" partito e rivedetevela in streaming se non ci credete.
Più o meno è andata così:
La Meloni: “Dobbiamo procedere alla elezione del Presidente del Popolo della Libertà, è pervenuta una sola candidatura, ne ha i requisiti…” (il pubblico rumoreggia, come se si stesse perdendo tempo) e la Meloni si giustifica “sono le regole”.
E poi i tre soggetti dibattono su come “eleggere” il presidente (“io lo proclamo” – “alziamo i cartellini”– “non è il caso…”)
Poi la Meloni: “proponiamo all’assemblea di procedere alla votazione, ricordiamo che bisogna alzare il cartellino, chi è favorevole…”
L’assistente dice “Anche per acclamazione…” e si tira un respiro di sollievo e di nuovo la Meloni: “Anche per acclamazione quindi… proclamo eletto Presidente del Popolo della Libertà l’onorevole Silvio Berlusconi”.
E via una battuta poco felice di uno del terzetto: “Non ci sono pianisti ragazzi…”
Ed ecco che l’ineffabile sale sul palco con la musichetta di sottofondo mentre rimbomba ancora il “non ci sono pianisti ragazzi”. No, lì c’è un uomo solo al comando che mai si accontenta del potere che ha, altro che libertà…
A volte mi chiedo se val la pena darsi pena dato che l’immagine attuale del nostro disastrato paese è un po’ quella disegnata da quel congresso, e mi dico: “resistere, resistere, resistere…"
(nella foto Ansa di oggi: no comment)

domenica 29 marzo 2009

Sopra le nuvole c'è il sereno

Una bella e struggente canzone di Sergio Endrigo ripresa da Franco Battiato cantava: "sopra le nuvole c'è il sereno, ma il nostro Amore non appartiene al cielo, noi siamo qui, tra le cose di tutti i giorni, di giorni e giorni grigi" (Aria di Neve, 1962). E' una canzone che ha quasi cinquant'anni. Incredibile a volte come il tempo corra. Anno 1962, quando ancora Consonno (http://www.consonno.it/) esisteva quale borgo e stava per essere acquistato dal Conte Mario Bagno che avrebbe fatto "tabula rasa". Undici anni prima della mia nascita...
Mi rendo conto che a volte vivo con nostalgia anche ciò che non è nostalgico, forse sto anche diventando un pò "meteopatico", tendo a vivere in un modo diverso le giornate a seconda delle condizioni meteorologiche. E' un periodo in cui una giornata grigia mi porta alla meditazione del passato, una giornata serena mi porta alla meditazione del futuro. Oggi il cielo è grigio e cade una pioggia lieve, autunnale, insistente...
Riprendendo la frase della canzone di Endrigo la potrei anche espandere alla Vita nel suo complesso, anche se convinto che la Vita ruota intorno all'Amore, in qualunque sua forma. In ogni caso quando ci sembra di vivere il quotidiano nei giorni grigi, dovremmo forse pensare che innalzandoci potremmo trovare il sereno anche in una giornata grigia. Vocare all'infinito dovrebbe consentirci di staccare i piedi dalla Terra e superare la cortina di nubi, per raggiungere il sole. Non amo le scritte sui muri ma qualche tempo fa ne ho vista una sotto ad un sole stilizzato che diceva: "siamo tutti soli". Secondo me ha una doppia accezione: sole e solo al plurale fanno entrambi soli. In qualche modo siamo come il sole pur essendo soli: dobbiamo elevarci, superare il grigiore del quotidiano e, oltre le nubi, riscoprire il sole: e ci sentiremmo meno soli.
A volte giocare con le parole può aiutare a capire le nostre potenzialità inespresse: ma a volte ci è più comodo non pensare, consapevoli che se pensassimo troppo non seguiremmo mai l'istinto, che è la sensazione più reale che possa esistere.
(nella mia foto di oggi: il sole sopra la nebbia, da Montevecchia)

domenica 22 marzo 2009

Pensiero stupendo. Scivola via...

E' un pensiero stupendo. Non si sa da dove arrivi e dove va, nel suo essere etereo ed infinitamente infinito. Compare e scompare. Quando arriva è come brezza che rompe una giornata di afa, è come raggio di sole che attraversa le nubi. E' un pensiero stupendo che ti pervade e ti fa vibrare il cuore. Ti fa sentire il freddo quando hai caldo, è un mantello che ti ripara dal vento gelido quando hai freddo.
E' un sapore che ben ricordi nella mente e nel cuore. E' un profumo che ancora ti avvolge virtualmente. E' un qualcosa di indimenticato ed indimenticabile. Ma quando cerchi di afferrarlo, ti accorgi che è un fantasma. E' etereo, non si può stringere. E' virtualmente virtuale, è un cerchio chiuso che non si può riaprire. Ma ogni volta che ti arriva ti fa sentire piccolo ed anche piccolissimo.
Il mondo non è dei coerenti e la perfezione non sta al mondo quanto l'ipocrisia sta al quotidiano. La nostalgia a volte si tinge di tristezza, a volte il piacere si perde nell'infinito. E' un pensiero stupendo, ed in quanto pensiero appartiene più alla mente che al cuore: è figlio della razionalità pur essendo irrazionale. Non può essere parte del quotidiano e non può essere parte del reale. Ma ogni volta che arriva, ancora oggi mi porta i brividi. Ma lascia rimpianti... E' un pensiero stupendo, e dato che è perfetto non può che scivolare via dal quotidiano imperfetto.
Pensiero stupendo. Scivola via...
(Nella mia foto di oggi: arcipelago della Maddalena, il mare perfetto)

martedì 17 marzo 2009

Le zolle e il tramonto

La nostra campagna di Brianza è sempre più, purtroppo, una "monocoltura". Ovvero si semina il mais in primavera, lo si cresce con la sua bella dose di diserbanti che sono tra i principali killer delle api e poi per lo più lo si trincia, per insilarlo ed utilizzarlo come base per preparare le "magiche pozioni" calibrate al bilancino che foraggiano gli allevamenti "alta qualità". E' ben poco ormai il mais che diventa dorato, assaporando la bruma dell'autunno, per finire il suo stato di chicco in una macina di un mulino, preludio alla polenta fumante. Anche l'agricoltura sta globalizzandosi e spesso si riduce ad una sorta di industria-catena di montaggio, come le verdure per i supermercati che non conoscono più la vera luce del sole in quanto crescono sotto i tunnel di plastica: ci sono brevetti olandesi che consentiranno di coltivare verdure in capannoni, su carrelli che vengono spostati come in una catena di montaggio. Tutto questo mi porta tristezza, per quello che nel mio piccolo cerco sempre di parlare di "Storie di Terra, oltre il visibile", come ho fatto in un post di qualche mese fa.
A volte la penna virtuale mi sfugge al controllo come stasera. Volevo parlare delle nostre campagne di Brianza come luogo di metafora ed ho avviato un discorso sull'agricoltura fin troppo semplicistico ed a ruota libera: ci tornerò a tempo debito e con più tempo a disposizione.
Ora provo a coltivare metafisicamente l'animo con una metafora legata alla foto di oggi, colta al volo mentre rientravo dall'ufficio a casa. Ci sono le zolle di un campo appena arato: a causa delle monoculture si ara una sola volta all'anno, in questo periodo: sono rare le arature autunnali che preparano la campagna a frumento, fiordalisi e papaveri. C'è dell'erba rinsecchita che è il simbolo della stagione passata, che è sfuggita all'aratro e anzichè finire sotto le zolle per terminare il suo corso trasformandosi in humus verrò presto dilaniata dalla fresa, che trasformerà le zolle in terreno soffice, pronto per la semina. C'è un tramonto di primavera, di rosso acceso, che assomiglia più ad un tramonto d'autunno o d'inverno, tanto è brumoso. C'è il riflesso dell'imbrunire sulle zolle, durante l'ennesima "siretina" brianzola. C'è il mio pensiero che cerca la metafora, percependo la "brianzolitudine" (ovvero la Brianza come stato d'animo) tanto decantata da Brian nell'omonimo blog che trovate tra i link a blog amici qui in fianco. Eccola, la metafora: sarebbe tempo di chiudere la stagione passata per aprirsi ad una nuova, cambiando coltivazione. Ma purtroppo più passa il Tempo e più mi accorgo che anche la "monocoltura" del fare quotidiano invade la campagna del mio animo come il mais invade la campagna di Brianza. Ma perchè è sempre così difficile cambiare la strada?
(nella mia foto di oggi: zolle al tramonto a Lomaniga di Missaglia, cascina Butto)

sabato 14 marzo 2009

Ricordi avvolgenti

Ieri sera ho trovato sul web uno di quei video artigianali caricati su Youtube che parlava dei ricordi. Era molto bello, sia nella musica che nel testo: c'erano frasi che avrei voluto partorire anche io. Per esempio queste: "i ricordi: quelli troppo belli per essere cancellati, quelli troppo vissuti per smettere di viverli; quelli troppo intensi per condividerli con qualcun altro. Quelli che giorno per giorno ti riempiono di domande il cervello. Ma anche quelli che ti fanno rendere conto che hanno fatto parte di un tuo momento... Quel momento e basta!"
I ricordi fanno parte di noi e ne faranno sempre parte. I ricordi sono scolpiti nel nostro animo e non possiamo cancellarli, possiamo ignorarli o nasconderli ma sul più bello tendono ad uscire.
Meditando sui ricordi in vigna ho finito di potare e legare le viti, lasciando la valle che ormai era buio. A volte ti fissi un obiettivo e fai di tutto per raggiungerlo. Ho meditato molto mentre accudivo le viti, notando che i tralci gocciolavano: le viti piangevano, come accade ad ogni inizio di stagione. Significa che la linfa vitale sta iniziando a scorrere di nuovo nei tralci, del resto la primavera sta quasi esplodendo. Le gemme degli alberi da frutta di giorno in giorno si gonfiano, e tra qualche giorno saranno i fiori a sbocciare. Pensavo quindi che un altro anno è passato e spesso e volentieri mi ritrovo ad inseguire ricordi percependo la mia inadeguatezza in tante situazioni passate.
La Vita è costruire, è camminare e sapersi fermare. Stasera rivangando il mio passato più o meno recente mi piace riportare una frase di Cesare Cantù, tratto dal "Carlambrogio da Montevecchia": un libro del 1857 che conserva ancora oggi dei richiami davvero eterni, perchè la saggezza si può adattare alle varie epoche, manifestandosi con diverse modalità. Eccola: "guardatevi dal credere a promesse maravigliose: perchè se la confidenza è saggia, la credulità è sciocca". Bellissime parole. Me le indosso come una nuova armatura per una nuova battaglia: del resto non si finisce mai di imparare.
A proposito: la foto di apertura di stasera è semplicemente splendida. Per forza, non è mia... E c'entra coi ricordi, perchè quel luogo l'ho scoperto non moltissimo tempo fa...
(nella foto di "puma63" di oggi tratta da flickr: la Riva Bianca a Lierna)

mercoledì 11 marzo 2009

Favonio ruggente

Il favonio oggi ulula deciso. E' lui il padrone della scena, con il cielo terso e spettacolare. Tutto il resto si adegua ad esso: "Ubi maior, minor cessat". Gli alberi si piegano, i lampioni vibrano, le imposte sbattono, le foglie, i fuscelli e la polvere volano: il favonio ulula. Anche le nubi non riescono ad avere la meglio e appena nascono vengono cesellate in cumuli lenticolari come quello della foto di apertura: i cumuli, che quando hanno la possibilità di essere sè stessi ci mostrano dei disegni fantastici in cui fin da bambini abbiamo cercato di riconoscere animali o figure di panna montata, subiscono il favonio, e perdono la fantasia per appiattirsi ed adeguarsi a regole geometriche. Purtroppo anche noi facciamo sempre fatica ad essere noi stessi: la Vita è sempre più una giornata di foehn, che ci richiede di adeguarci alle situazioni dimenticandoci spesso della nostra essenza per indossare i panni di un ruolo, cesellato dagli eventi. Ma i ruoli passano e cambiano: l'essenza di una persona è invece insita nell'animo, può solo dare Vita ed elasticità ad un corpo normalmente rigido. Bisognerebbe avere il coraggio di liberare la nostra essenza, lasciandoci prima di tutto vivere, per vivere meglio con gli altri, con coloro che ci circondano nel quotidiano o in una occasione di incontro casuale che, ricordiamocelo, non nasce mai dal caso...
(nella mia foto di oggi: un cumulo lenticolare modellato dal favonio)

sabato 7 marzo 2009

Camere di decompressione

Si corre più del vento. A volte si pensa troppo, a volte troppo poco. Sono tempi difficili. Tempi di discernimento. Tempi di corsa che richiedono delle "frenate", delle sedute in "camere di decompressione" per ritrovare la dimensione reale delle cose. Nel mio piccolo ci provo...
Prima decompressione, per la mente. Lo scorso fine settimana ero in vigna a potare. Aria frizzante, brezza tesa che faceva fischiare i fili tra i pali: "wouuu wouuu". Ogni tanto alzavo lo sguardo alla valle aperta sotto di me, mentre il picchio a volte menava fendenti ritmati ai tronchi "taratatata" e a volte cantava con la sua tipica risata: "ihihihihihi". La "parasciola", come la chiamavano i nostri vecchi (cinciallegra), ci ricordava la necessità di potare con il suo canto ripetuto: "fa i vit fa i vit fa i vit" (fai le viti). La primavera incalza, anche nelle giornate grigie: appena spunta il sole è un sole caldo.
Seconda decompressione, per il corpo. Ieri pomeriggio ho approfittato di una giornata di libertà in ufficio ed ho passato alcune ore senza se e senza ma in un noto centro benessere della zona: mi piace molto, me lo dedico almeno quattro volte all'anno, alternandolo con i Bagni Vecchi di Bormio che ritengo fantastici. Peccato che per raggiungere la magnifica contea di Bormio ci vogliano tre ore: tra l'andata e ritorno sei ore di guida che ti fan passare la poesia che è entrata dentro di te mentre ammiri le montagne dalla piscina calda all'aperto e l'aria frizzante ti accarezza il viso. Le acque calde, gli effluvi aromatici, i massaggi d'acqua, i contrasti caldo/freddo aiutano anche a riposare la mente...
Lasciato il centro benessere, rientrando verso casa avvolto dai pensieri, mi ha rapito come spesso accade l'immagine di Montevecchia all'imbrunire: ogni volta che mi succede sento la "brianzolitudine" dentro di me e mi convinco sempre di più che l'ora più bella della giornata è proprio la "siretina". Mi sono fermato ed ho scattato la foto che stasera pubblico in apertura: il blu del cielo e dell'atmosfera, i vigneti ancora addormentati, la geometria dei pali, il colore caldo del Santuario. E' una immagine che può essere una terza camera di decompressione, che unisce corpo e mente: la condivido con tutti voi.
Oggi invece ho potato l'ultimo tralcio: ho chiuso gli occhi e mi sono augurato una buona annata per la vigna. C'era ancora il vento che fischiava, il cielo era più turchese, il sole ancora più caldo, non c'era il picchio, la "parasciola" insisteva con la raccomandazione anche quando avevo finito: quarta camera di decompressione. Ad meliora...
(nella mia foto di oggi: la vigna del Casarigo di Montevecchia al tramonto)