domenica 28 febbraio 2010

Come un guscio sul mare mosso...

Ci sono momenti della Vita nei quali ti senti come un guscio che galleggia su un mare mosso. Ma potresti assimilare la tua immagine anche ad un fuscello nel vento od alle foglie d'autunno di ungarettiana memoria. Momenti della Vita nei quali ciò che ti avvolge è talmente variabile e variegato che non riesci ad attuare il necessario discernimento tra ciò che è vero, tra ciò che è virtuale e tra ciò che è fittizio. Il tuo animo è come un paesaggio mutevole, al tramonto, nel quale ogni elemento, di secondo in secondo, cambia ruolo ed effetto, man mano che avanza il buio.
Quando si vivono questi momenti bisognerebbe avere la capacità di costruirsi una sorta di rete di sicurezza, come quelle dei funamboli al circo. Una rete che ti possa accogliere senza danni in un abbraccio salvifico nel momento stesso nel quale il tuo camminare sul filo della vicenda dovesse rendersi incerto oppure il filo stesso dovesse rompersi. Ma non sempre ci si riesce, e così a volte non si vive quello che ci si presenta davanti per la paura di sbagliare e fallire.
In questi casi risuona la frase "Meglio avere rimorsi che rimpianti..." Forse è proprio questo che bisogna fare: le occasioni della nostra Vita sono innumerevoli già senza cercarle, quando nell'andare casuale si riesce a cogliere ogni frammento di Bello che ci si presenta di fronte. Se si cercano, poi diventano infinite...
Il rischio è uno solo: essere "sovraesposti". Quando non ti neghi nulla e sai cogliere ogni piccola cosa, vivendola fino in fondo, sia che ti porti piacere che dolore, rischi di perdere il contatto con la realtà, con un delirio di onnipotenza che si impadronisce di te.
In questo periodo questo delirio mi aggredisce spesso, purtroppo. E l'andamento degli accadimenti quotidiani è già stato dipinto dalla coppia Lucio Battisti /Mogol in uno dei brani più belli della musica italiana: "...le discese ardite, e le risalite..."
Cara saggezza, quando mai riuscirò a vestirmi di Te?
(nella mia foto di oggi: tramonto da Montevecchia, solito luogo in cui mi perdo in me stesso)

lunedì 15 febbraio 2010

Mastica e sputa...

"Mastica e sputa, da una parte il miele, mastica e sputa, dall'altra la cera..." (F.De Andrè, Ho visto Nina volare).
Eh sì... Quante volte si dice di masticare e mandare giù, anche se il boccone è amaro come il fiele? Ma nel caso citato dal grandissimo Faber si mastica per sputare, per dividere la cera dal miele. E' un pò come masticare con la razionalità quanto ci avviene per poi sputare non sentenze ma decisioni circa il proprio futuro.
Per me è un periodo in cui non voglio solo masticare per mandare giù, ma anche masticare per scegliere. Potere di scelta, dice la mia amica Essenza. Ognuno di noi ce l'ha: basta esserne consapevoli ed utilizzarlo al meglio, senza paura di lasciare una strada vecchia per la nuova...
La Vita è un continuo esperimento ma gli elementi per le reazioni chimiche non sono immutabili, con il Tempo cambiano e magari diminuiscono gli effetti. Altre volte invece si rischia di assuefarsi alla posizione che in quel momento da un pò di Tempo si ha: sempre che non sia troppo scomoda.
Troppo spesso si vivacchia, bisogna avere il coraggio di vivere. E di usare il proprio passato non come uno scomodo fardello da portare al seguito, ma come un trampolino di lancio per "allenare la mia (rectius tua) mente a nuovi stati di coscienza..." (F.Battiato - M.Sgalambro, Personalità Empirica).
"Mastica e sputa..."
(nella mia foto di oggi: il riflesso del mio animo in un tramonto di Brianza dolceamaro)

venerdì 12 febbraio 2010

L'alba della Luna

A volte accade che la frenesia del quotidiano, unita a quella ancor più fluente del pensiero, evitando la burrasca del cuore, ti faccia sentire di colpo un guerriero completamente nudo e disarmato al centro della più grande di tutte le battaglie.
La consapevolezza di questo tuo stato, così inerme, ti porta a smarrirti sul campo di battaglia. E allora ti trovi a vagare con un senso di smarrimento che ti prende nel profondo. Così, all'improvviso. E non ne capisci il meccanismo recondito, anche se sicuramente, come si dice, la cura si annida tra le righe della malattia.
Sicuramente effetti simili sono legati a periodi che io definisco di "sovraesposizione", ovvero a periodi nei quali vivi sopra le righe, nella penombra dei tuoi pensieri che non riescono più a frenare il tuo istinto. Poi di colpo dalla penombra ti trovi nel pieno di un piazzale senza un albero nel mezzogiorno di un giorno sereno, ed il sole della ragione ti illumina all'improvviso, e tu ti scopri nudo.
In periodi così preferisco però tornare nel sottobosco delle mie meditazioni ed osservare, come ho fatto qualche sera fa, la dolce Luna sorgere nel buio. La insegui con lo sguardo mentre gioca a nascondino con una nuvola, prima di illuminare con la sua dolce luce di velluto la pianura sotto i tuoi occhi.
Ed un sussulto caldo nel cuore ti distrae dal freddo che si annida nel vento...
(nella mia foto di oggi: l'alba della luna)

lunedì 8 febbraio 2010

Flash. Tra nebbia, neve e azzurro...

Flash. L'altro giorno da Montevecchia ho scattato la foto di oggi. Una vista del mio caro paesino imbiancato di neve, sperduto nella nebbia che mai come in quest'inverno è tornata ad avvolgere quaesto angolo di Brianza, mentre sopra la mia testa il cielo azzurro si faceva strada. Mi è subita venuta in mente la canzone di Sergio Endrigo ripresa da Franco Battiato e da me già citata diverse volte in questo blog "sopra le nuvole c'è il sereno...". Ed anche sopra la nebbia c'è il sereno: ed il cielo azzurro dell'altro giorno lo dimostrava.
Flash. Pensando alla neve ogni volta mi meraviglia come riesce a nascondere ogni cosa. Il paesaggio innevato è tanto fiabesco perchè riesce a rendere omogeneo tutto, nascondendo il brutto e valorizzando il bello. Poi però vien anche da pensare alla primavera sempre più vicina ed ai suoi prati fioriti: così multicolori, così poco omogenei, eppure tanto belli e profumati. Non c'è mai una sola verità, insomma.
Flash. Pensando alla nebbia sotto l'azzurro ed al sole che illuminava gli ultimi scampoli di nebbia ogni volta mi si riaccende la meditatio sull'incompiuta eterna lotta tra ragione e cuore. Tra istinto e raziocinio. Nell'ultimo periodo sono stato molto istintivo e la cosa non mi è dispiaciuta. Però già sul breve periodo riemerge sempre il tentativo di riportare ad un contesto di ragionevolezza ciò che si fa. Non significa che non si fanno mai follie: ma bisogna farle sapendo che lo sono e cogliendone la loro bellezza. Ma non restando sovraesposti confondendo la reltà virtuale (irreale) con la realtà vera (reale).
Flash. Qualche giorno fa ho vissuto una bella esperienza. E ragionando per quanto è possibile ragionare sul tema (...just a little...) credo che il frammento della stessa da eternare sia quello dedicato ad una certa educazione ad accantonare l'immagine negativa, che spesso viene scodellata davanti ai nostri occhi, per cercare un minimo raggio di positività ed abbagliare con questo la negatività. Una sorta di gioco con gli specchi ustori di archimediana memoria per evitare di fare la fine di un buco nero, dove anche la Luce viene inghiottita.
Fine dei flash: insomma, gran periodo di meditatio, ma non disdegnando una actio per certi tratti irrazionalmente fanciullesca ma estremamente divertente ed appagante.
Una sorta di temporanea euforia. Del resto, per dirla alla Oscar Wilde: "La moderazione è una cosa fatale... Niente ha successo quanto l'eccesso".
Prosit!
(nella mia foto di oggi: Cernusco Lombardone innevato tra la nebbia)