domenica 30 maggio 2010

Fare di conto. Anche quando i conti non tornano.

Ogni tanto tiri una riga sul foglio della tua Vita, del tuo modo d'Essere, di ciò che hai vissuto, di ciò che avresti potuto vivere, di ciò che non hai avuto il coraggio di scegliere, di ciò che invece ti ha scelto. Una riga nera, netta e decisa. Tirata la riga, provi "fare di conto" rispetto a ciò che sta sopra la riga: e spesso e volentieri ti accorgi che i conti non tornano.
Allora ti avvolge il dubbio. Forse i conti dovevi farli prima, così di accorgerti per tempo che erano sbagliati? Ma il prima ed il dopo, chi lo può decidere? Ogni quanto dovremmo avere il coraggio di tirare righe nere, nette e decise?
Spesso e volentieri procedi come una sorta di automa. Le emozioni sono relegate in una parte del cuore che è coperta di polvere dato che è da tempo che non la usi. La tristezza va e viene, come le onde del mare. E a volte l'onda ti colpisce a sorpresa, quasi fosse un'onda anomala: le hai osservate, ne hai preso le misure e tutto d'un tratto arriva un'onda più alta che riesce a raggiugerti. E a quel punto ti accorgi che fa freddo, e tira vento, e non hai nulla per cambiarti.
In un certo modo subisci. Fino ad asciugarti di nuovo...
(nella mia foto di oggi: papaveri e fiordalisi tra il frumento a Montevecchia)

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