mercoledì 5 ottobre 2011

L'abbraccio del bosco

Certe cose le devi decidere ed eseguire, senza pensare.
Seguire quell'istinto che ti guida sulle vie sconosciute dell'Essere come faro nella notte. Certo è che spesso l'Essere è infinitamente incomprensibile, se cerchiamo di spiegare tutto con razionalità.
Ho staccato la spina dell'ordinario, ho ripreso ad ascoltare il battito del mio cuore, ormai ovattato dalla polvere.
Presa diretta.
Brianza dura e pura, ovvero all'ombra di Montevecchia.
Il cammino si fa meditazione, osservando la pace vellutata del bosco di carpini dell'Abbandonato, tra due anse del Curone. Segui un sentiero che non è lo stesso di qualche anno fa. La Natura è Vita, ed i sentieri ne aggirano la sua manifestazione più selvaggia, poco prima del Ponte degli Asini.
Il Santuario è là in alto, illuminato dal sole, guardingo.
Una radura estemporanea, dove c'era un prato c'è un vivaio.
Il passaggio nel bosco dei carpini per antonomasia, quello degli allenamenti di atletica di quando ero adolescente. Pare di passare una gola vigilata dalle raganelle che a sinistra ed a destra ti avvolgono con il loro gracidare, quale fosse un allarme.
Il Curone scorre lento e limpido su quelle spaccature di roccia modellate dalla sua corrente.
Pareva più alta la sorgente del Cop, ma forse sono io che nel frattempo sono cresciuto. Era un luogo più raccolto un Tempo, ora un dissesto del bosco ha reso tutto più luminoso, manca il raccoglimento di allora.
Varcare le soglie dell'ignoto, ovvero le "Colonne d'Ercole" del Cop. Quanti anni avevo non ricordo quando l'ho fatto per la prima volta, ed ora il passo si fa più deciso aggirando Bagaggera per trovarsi tutto d'un tratto in Valfredda.
Salita rapida.
Un amico ti incrocia e vien naturale scambiarsi qualche battuta.
Valfredda è acqua fresca e mucche al pascolo, con lo sguardo che viene calamitato dall'Energia dei Cipressi di Monte. Di nuovo l'abbraccio del bosco, l'acqua limpida, il canto del picchio verde.
Sempre più salita: ma dopo ogni salita per forza deve esserci anche una discesa.
Un'amica ti incrocia e vien naturale scambiarsi qualche battuta.
Il Butto è panorama sulla pianura brumosa d'un autunno che è scacciato da un'estate invadente, mentre i rumori della "civiltà" echeggiano lontani.
Discesa a capofitto. Giù, sempre più giù, con lo sguardo aperto sull'orizzonte della pianura.
Visto? Dopo tanta salita per forza dovessa esserci anche la discesa...
Ultimo tuffo nel bosco. Ovattato silenzio, ancora un abbraccio, l'ultimo.
Il Molinazzo è acqua fresca e traffico nel caos: i rumori della "civiltà" echeggiano vicini.
Ennesima coda, si direbbe dagli sguardi degli automobilisti, ognuno con i suoi pensieri, ognuno con la sua storia. Potevo essere anche io in quella coda, ma invece ho voluto riprendermi l'abbraccio del bosco, cercando elfi e folletti.
Loro son più furbi di noi, quell'abbraccio non lo abbandonano mai.
Anche questa è magia.
(nella mia foto di oggi: l'abbraccio del bosco alla collina di Montevecchia in un gioco di chiaroscuri)

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