sabato 21 novembre 2009

La stanchezza nel cuore

"I colori di sera si smorzano un pò, la stanchezza nel cuore fa dire di no..." cantava Pino Mango diversi anni fa, in quello che ritengo essere il suo album più bello (Sirtaki, 1990, frase tratta da "I giochi del vento sul lago salato").
Già, la stanchezza nel cuore. Quella che a volte ci porta all'isolamento, quella che a volte ci porta all'apatia. Ma anche quella che a volte ci fa guardare dentro noi stessi ancora con più intensità per riscoprire la Luce dentro di noi, che diventa un tutt'uno con il tramonto che stiamo ammirando da quella magica collina che spesso, all'imbrunire, mi richiama a rimirare "...interminati spazi, sovrumani silenzi..." ("L'infinito" di Giacomo Leopardi, 1819).
La stanchezza del cuore viene prima della stanchezza del corpo e dopo la stanchezza della mente. Il "pathos" senza raziocinio. Entra in gioco dopo che il raziocinio ha fallito. Il "pathos", il "mood", l'animo. L'Essenza. Ovvero il contrario del materiale. Il risultato di una sublimazione talmente rapida nella sua manifestazione quanto lenta nel suo maturare. Ma pur sempre una sublimazione, quindi un passaggio diretto dallo stato solido (il quotidiano) a quello gassoso (l'infinito).
Ma come può il cuore essere stanco? Come può la fonte di tutto ciò che siamo (in fondo viviamo per amare) tendere all'inaridimento? Succede quando se ne abusa o quando ci si dimentica che esiste? Belle domande, senza risposte: la saggezza nella mia Vita è ancora troppo simile alla chimera, ma non sono ancora stanco di inseguirla. E così mi troverò un altro giorno, all'imbrunire, a rincorrere l'orizzonte avvampato con lo sguardo.
In un cameo di percezioni, avvolto dal buio che avanza: un asino raglia ai piedi della collina, un gallo canta lontano, le cornacchie gracchiano. Le auto corrono, il soffio del vento porta il profumo della legna arsa dai camini, il freddo mi porta un tremolio e mi fa alzare il bavero, una lacrima che scorre sulla guancia riflette l'ultima luce del tramonto. Eppure quelle che ho di fronte sono ancora quelle "Luci scintillanti nel buio d'una pianura che sotto i miei occhi lentamente s'assopisce..." del 12 agosto 1994. E la lacrima che riga il viso è ancora la stessa. E ancora una volta forse "quell'attimo è l'inizio del tutto...". Ogni cosa s'avvia in un attimo. E nel più piccolo frammento della nostra Vita è racchiuso il segreto dell'Amore, anche nel giorno più malinconico.
Perchè l'Amore nella sua Essenza è eterno ed inesauribile: e tende all'infinito...
(nella mia foto di oggi: tramonto di fine ottobre, dove sono lo sapete già)

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