sabato 28 febbraio 2009

Il Silenzio è d'oro

Ieri sera percorrevo strade conosciute e percorse in tanti momenti della mia Vita. Ci sono strade che conosci a memoria, che potresti percorrere ad occhi chiusi. Percorse sotto le nevicate, in una serata di favonio, durante la pioggia di primavera, mentre d'estate cantano i grilli ed il profumo del fieno riempie le narici, calpestando foglie gialle d'autunno. Mentre percorrevo una di queste strade correndo da un appuntamento all'altro il mio sguardo è stato rapito da una immagine. Era una immagine che mi si presentava si fronte, poco più in alto di me. Al centro svettava il tanto amato Santuario di Montevecchia, faro di ogni brianzolo, illuminato nella sera di fine inverno. Ma oltre all'immagine del Santuario nel cielo scuro altri due oggetti rendevano l'immagine unica, diversa da tante altre volte. Appena sopra al campanile del Santuario vi era infatti la Luna crescente con la gobba a ponente, e più in alto vi era Venere, più luminosa che mai. Il Santuario, la Luna, Venere. Ho fermato l'auto, sono sceso e avvolto nel silenzio quasi irreale ho cercato di fotografare lo spettacolo che mi si presentava davanti: un surrogato dello stesso è ritratto nella foto che apre il post di stasera, ma dal vivo era tutta un'altra cosa.
Mi sono fermato qualche minuto, nonostante il rischio di arrivare in ritardo all'appuntamento, ad ammirare quello spettacolo. Ho pensato che il Silenzio a volte è davvero d'oro. Anche se cerchiamo sempre di farlo fuggire perchè il Silenzio a volte ci fa paura: rischieremmo di dare troppo ascolto al nostro cuore che imperterrito batte nel nostro petto, senza se e senza ma. In questi giorni ho cercato il Silenzio, ho cercato di ascoltare il mio cuore, accorgendomi una volta di più che ogni arrivo è una nuova partenza. Ma l'approdo è sempre solo supposto...
(nella mia foto di oggi: il Santuario di Montevecchia, la Luna e Venere)

sabato 14 febbraio 2009

Preludio incantevole

In questa serata particolare uso le parole di Mango, "Preludio Incantevole" (1990), per una riflessione: "Se guardi là oltre quel treno c’è una montagna che incontra il cielo; se guardi indietro, nel passato, oltre il petrolio che ha steso un velo, là vedrai un uomo, Io, ma come son cambiato. E' un mondo caro il mio tanto amato e poi, poi svanito. Ma come può questa vita deluderci, illuderci così; ma come può un preludio incantevole mutare poi così in così poco tempo. Se guardi bene sul mio volto ritrovi è vero un po’ di delusione; ma tu non sei cambiata mai e questo non è poco, tu ancora e sempre tu e il nostro non è un gioco. Ma come può questa vita disperderci, riprenderci così; ma come può questa vita offenderci e consolarci poi così, in così poco tempo. Ma come può..."
In questo giorno che è stato dedicato alle persone che si amano e aggiungo io, anche a quelle che si vogliono bene (pur consapevole della differenza intercorrente tra uno stato e l'altro), ho ritrovato in queste parole di Mango una situazione che fin troppe volte ho vissuto nella mia Vita. Mi riferisco a questi "preludi incantevoli" che poi mutano in "così poco tempo". Ma un pò tutto il testo di questo dolce e quasi struggente brano oggi me lo sento addosso. E' questa la mia dedica di oggi a tutte quelle donne che ho incontrato nella mia Vita e non ho saputo valorizzare, magari dopo un "preludio incantevole"... E a chi sta amando consiglio: amate senza se e senza ma, è meglio un rimorso domani che un rimpianto oggi. Sono consapevole che sono un "cucciolo", e devo imparare ancora molto. E che, nella Vita, non si finisce mai di imparare.
L'immagine di stasera è il mio dono virtuale a tutte le persone che ho amato (pochissime...) o a cui ho voluto bene (qualcuna in più...): non credo che possa esserci un dono più bello che una dolce immagine della Luna...
(nella foto di oggi dalla webcam dal Cornizzolo del sito http://www.escursionisticivatesi.it: Luna piena sui laghi briantei)

mercoledì 11 febbraio 2009

Pensiero minimale

Montevecchia alta, questa sera, poco dopo l'imbrunire. Sguardo verso la pianura. Aria frizzante. Vento forte, gelido, con il sapore delle cime alpine da cui arrivava. E' bello pensare a cosa abbia sfiorato un vento prima di sfiorare te, a quanta strada abbia fatto: ti rende parte del tutto. Chiudendo gli occhi, il fischio del vento. Aprendo gli occhi, il perdersi nella miriade di luci. Il profumo della legna arsa nei camini. Un irreale silenzio rotto solo dal vento. Un senso di immensità. Il suono di una voce a te cara, mai vissuta così cara come oggi la senti. Vento, luci, buio, silenzio. Tanto silenzio. A volte parla anche quello, e il soffio luminoso di una nuova aurora si contrappone ai rigori di questo inverno rigido che non se ne vuole andare... Pensiero minimale.
(nella mia foto di oggi: panorama da Montevecchia alta, verso Sud)

domenica 8 febbraio 2009

La luce della Luna

Stasera la Luna è quasi piena, è alta nel cielo limpido e ci porta la meraviglia di una visione inaspettata. Con le nubi e la pioggia dei giorni scorsi non l'abbiamo vista crescere piano piano e ce la troviamo quindi stasera, quasi a sorpresa, così imponente sopra di noi. La Luna dà sempre meraviglia, porta sempre emozioni infinite. A volte bisognerebbe avere la capacità di resettare facendo i conti e tirando una riga. Punto e a capo. Il "senno del poi" stasera si fa vivo ma non trova nulla da contestare rispetto a quello che ho vissuto nelle ultime settimane. L'unica contestazione sta prima di questi giorni, ma questa non era una novità ed era già riconosciuta. Stasera amo osservare la Luna, nonostante la serata fredda, e perdermi nei pensieri: non si finisce mai di imparare. Ed intanto, non c'è parola più giusta del silenzio: quindi il mio blog, per qualche giorno, resterà nel silenzio: fino a quando ci sarà qualcosa di nuovo da condividere...
Ad meliora!
(nella foto di oggi dalla webcam sul Cornizzolo del sito http://www.escursionisticivatesi.it: la luce della Luna)

Meriggiare pallido e assorto...

"Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora si intrecciano a sommo di minuscole biche. Ascoltare tra fondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia". (Eugenio Montale, da Ossi di seppia, 1925)
Dopo parole così intense, cosa dire in questo meriggiare odierno, "pallido e assorto"? Ogni cosa che dovessi aggiungere sarebbe semplicemente ridicola, di fronte alla intensità di uno dei più grandi poeti italiani. E' una descrizione che metafisicamente calo sul mio Animo, in questa giornata così strana e allo stesso Tempo decisiva, oltre che importante. Col senno di poi tutto è semplice, ma prima del poi bisogna vivere, e vivendo si può anche sbagliare. Il senno non l'ho mai perso, ma non riesco ancora a raggiungere "il senno del poi" prima di aver vissuto qualcosa. Chiudo gli occhi, mi concentro, e cerco di raggiungere la saggezza necessaria, o almeno quella che credo basti.
Ai posteri l'ardua sentenza...
(nella foto di oggi tratta da http://www.italie-italy.com, Riomaggiore, Cinque Terre)

sabato 7 febbraio 2009

La mia valle...

Ci sono momenti nella Vita nei quali bisogna chiudere gli occhi, respirare profondamente, concentrare la mente sul bello della Vita... Ho già parlato qualche post fa del mio "locus amoenus" ma oggi volevo ampliare lo sguardo alla mia valle. E' nella foto qui sopra, scattata durante i primi giorni di primavera, quando i ciliegi in fiore ci annunciano il cambio di stagione. Parimenti al "locus amoenus" di cui fa parte, la mia valle è un luogo in cui vado quando ho bisogno di meditare sull'agire futuro e sul vissuto passato. Un pò come canta Battiato: "Se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri osserva il tuo corpo oggi; se vuoi sapere come sarai domani osserva i tuoi pensieri di oggi" (Il cammino interminabile, 2001). A volte occorre proprio fermarsi un attimo, scrutare un orizzonte piacevole (io scruto quello della valle) e cercare una risposta alle domande che nascono dentro di Te od un appagamento a pensieri che fino a quel punto non hai saputo materializzare.
Perchè la chiamo la mia valle? E' vero, è una valle di tutti, sembrerebbe egoistico chiamarla "la mia valle". Il "mio" in questo caso è inteso in senso di affetto, come quando magari esclamiamo "Tesoro mio" o "Amore mio". Nella valle c'è il "locus amoenus", c'è la mia piccola vigna, c'è il fuoco di Galbusera Nera, c'è il prato fiorito dell'erba medica, c'è il Belvedere in cui ti senti parte del Tutto, c'è la brezza fresca d'estate che all'imbrunire scende verso il fondo della valle, c'è lo scroscio dell'acqua nel bosco, c'è la mietitura, c'è la vista dei fuochi d'artificio d'agosto, c'è il cipresso guardingo, c'è l'eco dei canti di campagna, c'è il vento freddo ed impetuoso dell'inverno, c'è Orione che troneggia, ci sono le stelle cadenti d'estate, ci sono le lucciole danzanti nell'ovatta blu, ci sono i lampi che illuminano le nubi lontane... Insomma c'è parte della mia Vita, di ciò che ero e di ciò che sono...
Troppe volte nella Vita, e l'ho già scritto un sacco di volte, diamo tutto per scontato fintanto che non ci accorgiamo che la cosa non era poi così scontata. E che per averla considerata troppo scontata, magari l'abbiamo persa. Sia con le persone che con il nostro Ego. A volte bisogna avere il coraggio di fermarsi, di scrutare l'orizzonte e cercare di renderlo più luminoso vivendo la Vita nella sua pienezza senza farsi distrarre dal quotidiano.
Bisogna avere il coraggio di ritrovare l'Essenza delle cose, ciò che pervade ogni essere umano dal suo primo minuto di Vita, ciò che rende la gioia più gioia, la luce più luce, il buio meno buio, l'emozione ancor più tale, la primavera ancora più profumata, la frutta ancora più saporita. Bisogna chiudere gli occhi, riallineare Corpo e Mente, e tuffarsi in un oceano di emozioni. Perchè a volte, canta sempre Battiato su testo di Sgalambro, "non coincide più l'immagine di te con quello che realmente sei" (Personalità empirica, 2001): e bisogna riallinearsi. Il perchè, l'aveva già capito Giacomo Leopardi: "...Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare..." (L'infinito, 1819).
Oggi, nella mia valle, mi sono riallineato: ed ora sono pronto...
(nella mia foto di oggi: la valle delle Galbusere in primavera)

mercoledì 4 febbraio 2009

Panta Rei

Così parlo Eraclito: "Nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perché né l'uomo né le acque del fiume sono gli stessi..." Perchè "tutto scorre" (Panta Rei): bellissimo concetto, emozionante anche dopo millenni dalla sua creazione.
Ci sono cose del liceo che si ricordano. Nel mio piccolo ne ho diverse. Al di là di tante persone (compagni di classe, professori e "personale non docente") oggi mi riferivo in particolare alle materie studiate. Nella mia mente affiorano spesso e volentieri frammenti legati alla letteratura e alla filosofia. Ma mentre la letteratura è stata una delle mie passioni (soprattutto la poesia italiana, nelle varie epoche storiche) non ho mai eccessivamente amato la filosofia, eppure ci sono alcuni concetti di diversi filosofi che sono entrati dentro di me, diventando parte di me. Eraclito è stato autore di uno di questi concetti: quello del "tutto scorre". E' un corso e ricorso nella mia Vita che mi ha quindi aiutato a ricordarlo, come anche Franco Battiato non tantissimo tempo fa (però, son già 13 anni, pensavo meno) su testo di Manlio Sgalambro (filosofo) lo aveva riportato anche in un suo brano: "non ci si può bagnare, due volte nello stesso fiume". Esplicitandolo ulteriormente in questo concetto: "e intanto passa ignaro il vero senso della Vita. Si cambia amore, idea, umore, per noi che siamo solo di passaggio..." (Di passaggio, 1996).
Tutto scorre... A volte si riesce a rendersi conto di questa cosa, a volte non ce se ne rende conto e chiusi gli occhi in un certo luogo, li si riapre in un altro, dopo essersi abbandonati alle correnti del fiume dell'oblio. Anche i Tiromancino sono finiti a confrontarsi con il fiume, in tempi più recenti: "vorrei imparare dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare" (Imparare dal vento, 2004). Ma ancor prima di tutti, ed eravamo nel 1990, ci erano arrivati anche gli Enigma con la mitica e profonda "Rivers of Belief": "If you believe in light, it's because of obscurity; if you believe in joy, it's because of sadness; and if you believe in God, it's because of the devil; take me back to the rivers of belief , take me back to the rivers of belief, my friend I look inside my heart, I look inside my soul I promise you I will return" che più o meno significa: "Se credete nella luce, è a causa dell'oscurità; se credete nella gioia, è a causa della tristezza; se credete in Dio, è a causa del diavolo. Riportami indietro ai fiumi della credenza, mio amico, guardo dentro il mio cuore, guardo dentro il mio animo e ti prometto che ritornerò".
Sono tutte riflessioni legate al concetto di fiume, del Tempo che scorre come la corrente di un fiume. Tutto passa, e il piacere provato resta dentro di noi e rende il nostro animo più gentile...
Forse, come dicono gli Enigma, solo dopo avere provato cose più brutte si apprezzano ancora di più quelle belle; forse, come dicono i Tiromancino, bisognerebbe avere la forza della corrente; forse, come scriveva Sgalambro per Battiato, "siamo solo di passaggio..." Forse...
Intanto il tempo passa, e come se fossero diapositive virtuali nella mia mente ho rivissuto in questi momenti ciò che ero quando queste canzoni venivano lanciate: correvano gli anni 1990, 1996 e 2004... E tra frammenti spiccioli di filosofia m'è ricomparso anche un passaggio letterario: "Il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese! Quando partisti, come son rimasta! come l’aratro in mezzo alla maggese" (Giovanni Pascoli, Lavandare).
(nella mia foto di oggi: la Senna a Parigi, Ile de la Citè)

lunedì 2 febbraio 2009

Teorie sull'abbandono

A volte si viaggia a vista. Ovvero senza l'ausilio di strumentazioni, sfruttando soprattutto le percezioni. Si viaggia con più attenzione, e più lentamente. Ecco, oggi sto viaggiando a vista, meditando tra "abbandono" e "abbandono". Son scritti uguali, ma sono l'uno il bianco e l'altro il nero, come spesso accade in questo eterno duello tra ragione e istinto.
Iniziamo dall'abbandono più classico: quello dell'essere abbandonati. Nella nostra Vita accade ahimè spesso. A volte siamo soggetti attivi (abbandoniamo) e a volte soggetti passivi (siamo abbandonati) ma spesso le situazioni son talmente confliggenti che è difficile capire chi abbandona e chi è abbandonato, dato che magari chi abbandona fisicamente lo fa perchè si è sentito prima abbandonato metafisicamente. Un delicato e rischioso intreccio causa-effetto.
Poi c'è l'altro abbandono, quello dell'abbandonarsi. Abbandonarsi nel bello (amando una persona e dedicandosi ad essa pienamente piuttosto che abbandonarsi al piacere "sui generis") e nel brutto (l'abbandono della ragione quando magari si è un pò giù o troppo sù, ovvero "sovraesposti").
Ma anche in questo caso è difficile teorizzare quanto accade: per esempio un non abbandonarsi pienamente in una vicenda amorosa porta il soggetto che non si sente al centro dell'attenzione ad abbandonare l'altro, e si torna al primo caso di abbandono citato prima.
Perchè soprattutto nei rapporti di coppia serve di più saper mantenere vivo un fuocherello quotidiano che alimentare in modo discontinuo il rapporto creando fiammate (magari anche molto coinvolgenti) a momenti in cui il fuoco tende a morire. Mi avvio al termine citando il grande Davide Van De Sfroos: perchè la verità è che "la vita gira finchè gira l'elica... ma gira per nagòtt se te gh'eet mea là un timonn..." (la vita gira finchè gira l'elica.... ma gira a vuoto se non hai un timone...).
E nel mio piccolo, forse, di timoni ne ho già rotti abbastanza. Non si finisce mai di imparare in effetti. Ma in questa giornata grigia in cui la pioggia gelida ha preso il posto del candore dei fiocchi di neve vorrei tanto vocare al cielo come sembrano fare le lanterne della foto di oggi, scattata in un lontanissimo giorno d'estate...
(nella mia foto di oggi: tramonto di fuoco a Montevecchia alta)