domenica 20 febbraio 2011

Luna di Brianza

Un plenilunio come quello che ha illuminato le ultime due notti in Brianza, prima della pioggia di oggi, non si vedeva da tempo. La luna nelle ultime due notti era ancora più magica del solito e ci ha fatto sentire ancora di più il nostro legame ad essa.
Quante volte alziamo gli occhi al cielo ammirando la luna piena?
Quanti ricordi sono legati ad essa?
Una magia...
Come la magia di camminare a Montevecchia alta, a passi lenti, mentre una fredda brezza tesa ti fa capire che l'inverno non è ancora finito. Lo sguardo è rapito dal santuario illuminato, dalla luna che illumina il cielo, dalle luci che inondano la pianura.
Il fumo dei camini ti ricorda il calore del fuoco e di un bicchiere di vino con gli amici, nella "cà strascia" (casa vecchia), che ha più fascino di tante moderne taverne: mentre cuocciono le caldarroste e gli aneddoti sul taglio del bosco impegnano la discussione.
Al Ricetto osservi il pergolato spoglio, i tavoli vuoti, e ricordi quella domenica di aprile nella quale il bianco di Montevecchia aveva ristorato la tua sete, mentre ti perdevi negli occhi di una donna che ti aveva ipnotizzato, ristorando il tuo cuore.
Al cospetto del santuario osservi i cipressi slanciati, mentre il vento si fa più intenso ed il suo vociare si fa presenza, mentre alzi il bavero per ripararti dal freddo...
E poi giù, a capofitto, prima con la fantasia seguendo la vista che si perde nei ronchi e poi percorrendo la scalinata di corsa, giù nella piazzetta senza più osservare i tavoli, arrivando alla vigna e ricordando la torta di mele tiepida di "Tuni"... Ora tutto è spento...
Fa meno freddo che al santuario, però gli occhi si sono inumiditi ed una lacrima fugace scende sulla guancia dandoti un brivido.
Ecco che allora ti guardi intorno, pensi, alzi gli occhi al cielo: e rivolgi la stessa e solita domanda alla luna di Brianza che, alta e luminosa nel cielo, anche questa volta saprà ascoltarti e rincuorarti...
(nella mia foto di oggi: la luna di Brianza)

domenica 13 febbraio 2011

Il pensiero fugace della marina

Osservare il tramonto è un esercizio di ricerca della perfezione del pensiero. E' adattare l'occhio dalla normalità del giorno alle prime luci della sera che si accendono, mentre tutto ad un tratto l'orizzonte prende fuoco. Il cielo si avvampa ed il paesaggio diventa sempre più scuro fino a diventare solo una nera cornice nel gioco dei controluce serotini. Quando tutto si compie di secondo in secondo i colori cambiano: dall'arancio tenue all'arancione intenso, al rosa, al violetto, al blu cobalto della notte che sopravanza la Luce.
Il sinistro canto delle cornacchie che vanno "a mason" (a passar la notte sugli alberi nei boschi) rende meno poetico il momento mentre i pensieri si rincorrono. In questa Terra di Mezzo della Brianza in un inverno che negli ultimi giorni ha perso il filo, barcamenandosi tra l'autunno passato e la primavera futura, sovviene il desiderio della marina. Il desiderio dei tepori estivi, di una palla di fuoco che si tuffa nel mare, del canto dei gabbiani anzichè di quello delle cornacchie, del profumo della macchia mediterranea, di un bacio salato.
E' un flash tanto veloce nel suo manifestarsi che illumina i tuoi pensieri per un frammento di Tempo minimale, ma che è sufficiente a farti chiudere gli occhi pensando a sensazioni lontane nel Tempo. E' un pensiero stupendo, che ti prende il cuore e ti fa decollare come un fuscello inerme nel vento, ma che un attimo dopo è già scomparso.
Ma quando riapri gli occhi il cielo si è spento, la luce si fa tenue all'orizzonte, si affievolisce il controluce, e puntuale si accende il santuario sulla cima del colle, puntuale come un faro.
Già, un faro. Chissà perchè, ritornando con il pensiero dalla marina d'estate alla Brianza d'inverno, quel santuario illuminato ti pare proprio un faro.
Ed un silenzio di tomba avvolge il tuo spirito...
(nella mia foto di oggi: tramonto d'inverno su Montevecchia)

lunedì 7 febbraio 2011

Sovrumani silenzi

Quando il vento è calmo, sul finir dell'inverno, mentre un filo di nebbia avvolge il piano della "Brianza velenosa" (L.Battisti) , sui colli pare già quasi primavera. Osservando dall'alto la pianura pervasa dalla luce lattiginosa, al calar della sera, la soprastante volta celeste appare tanto più limpida quanto si stacca dalla Terra, abbracciando le prime stelle tremolanti. Contemplando questo "interminato Spazio" e questi "sovrumani Silenzi" (G.Leopardi) vien da tuffarsi con la mente in un volo leggero, perchè almeno con quella si può cercare di volare.
Volare con la fantasia, volare con il pensiero, volare con le percezioni.
E' quello che succede sul finir dell'inverno, quando il nostro olfatto non è più abituato ai dolci nettari dei fiori, così assenti nella stagione fredda, e ci coglie tutto d'un tratto la meraviglia di quel profumo tanto intenso che a volte percepiamo senza cogliere, a primo sguardo, donde proviene. Ci guardiamo intorno cercando quel fiore, lungo la via, nei giardini, nei campi, ed il più delle volte non siamo in grado di abbracciarlo con lo sguardo, perchè il nostro raziocinio ci fa pensare che più il profumo è forte, più il fiore sarà grande... Ed invece la Natura ci regala la meraviglia che spesso il fiore più profumato è quello meno vistoso, perchè deve recuperare con il profumo ciò che non riesce a trasmettere con l'apparenza.
Circondiamoci del Bello, viviamo il Bello: sempre e comunque.
Anche quando il Cuore ha perso ogni speranza di assaporare i profumi a causa di un inverno lunghissimo. Ed osserviamo attentamente quel che ci circonda con la capacità di non coglier solo ciò che è appariscente ed immediatamente visibile, ma anche ciò che magari meno si vede ma ben più profuma...
"L'essenziale è invisibile agli occhi" ("Il piccolo Principe").
i "Sovrumani silenzi" della Brianza dal Cornizzolo)