mercoledì 23 giugno 2010

Pruvisori definitif

E' qualche giorno che non scrivo. Eppure di cose, in questi giorni, ne sono successe tante. Eppure in qualche modo sento di avere una certa inconsapevolezza di fondo. Ciò che vivo mi porta la soddisfazione del momento, ma non mi lascia il suo sapore. Le cose diventano così velocemente un ricordo che spesso si tramuta in una sorta di angoscia per voler nuovamente rivivere quella particolare situazione: come se l'ultima volta che l'ho vissuta fosse l'ultima in assoluto ed in futuro non dovesse più tornare.
Sono in una fase di assoluta provvisorietà complessiva: ci sono pochi punti di riferimento chiari. Ci sono momenti della Vita in cui ci si sente "provvisori". In cui si percepisce che si stanno vivendo situazioni che hanno insite la loro provvisorietà fin dal primo minuto. Il vero problema è quando queste "provvisorietà" tendono a rendersi manifeste ripetutatamente.
Ed a quel punto un brivido ti risale la schiena. E' quel brivido che in Brianza chiamano scherzosamente "pruvisori definitiv" (provvisorio definitivo). Quel brivido che lascia trasparire il fatto che un certo lavoro realizzato provvisoriamente possa invece essere utilizzato per lungo tempo, come se fosse definitivo. Ma finchè si parla di lavori, la cosa può anche essere accettabile.
Il vero problema è che qui si parla di Vita, di una Vita all'insegna del "pruvisori definitif".
E non è bello, lo si sa...
(nella foto Samuel Kubani di oggi (AFP): arcobaleno a Seefeld, Austria)

lunedì 7 giugno 2010

Una sorpresa mi colse

Una sorpresa mi colse. Mi colse tra il giorno e la notte, nella tanto adorata "siretina". Un pensiero fugace, forse anche un pò stupendo, ma sicuramente fugace. Sì, perchè dopo un indefinito lasso di Tempo, tanto breve nella mia soggettività ma magari più lungo in quella di qualcun altro, era un pensiero già cambiato, già in qualche modo lontano anche se il suo sapore lo avevo ancora nella bocca della mente.
Una sorpresa mi colse. Appoggiato a quel parapetto, osservando le onde che muovendosi formavano mille brillantini, mi colse quel pensiero che tante volte nel mio passato si era reso manifesto con un abito negativo, come un amo del pescatore che cattura il pesce dopo che questo ha inghiottito l'esca, strappandolo dal suo habitat.
Una sorpresa mi colse. Ma un attimo dopo quella Luce cangiante, che tutto pervadeva con una atmosfera irreale, aveva già una forma diversa, una manifestazione soggettivamente ed oggettivamente diversa. Perchè a volte, anche la percezione delle cose oggettive può avere caratteri di soggettività.
Una sorpresa mi colse, con la "siretina" che s'abbandonava alla notte. Il pensiero della magnificenza che si spegne, della meraviglia che cede il posto all'ovvietà. E' come vivere un assolo in un concerto: un attimo dopo la sorpresa della sua manifestazione, la base musicale può apparire prevedibile nei suoi movimenti.
E quella sera passata sulle sponde del Lario, tra luoghi che furono le scenografia di tante sorprese che mi colsero nel mio Tempo passato, mi trovai ancora più solo: l'oggettività di una frase detta ingenuamente e senza cattiveria fu la chiave di volta del sentimento che mi avvolse, irreale quanto quel tramonto.
Mi ritrovai così solo con me stesso, con la mia testardaggine, con il mio piglio un Tempo così dolce e deciso, ed oggi così smunto e duro.
Una sorpresa mi colse. Mi colse, ma io non la colsi...
(nella mia foto di oggi: riflessi di tramonto di fuoco sul lago ad Olcio, Mandello del Lario)

mercoledì 2 giugno 2010

Piccoli nel cielo infinito

Il vento soffia impetuoso oggi. Rende il cielo ancora più limpido, terso, profondo. Un cielo turchese, che ci fa sentire tanto piccoli. Basta viaggiare con il pensiero, staccando i piedi dalla Terra. Salire, salire, e poi salire ancora. Vedere tutto sotto di noi sempre più piccolo, mentre la dimensione che ci circonda si fa sempre più infinita, con spazio vuoto sopra, sotto ed intorno a noi.
Il sole tramonta, il sole sorge. La luna si fa piena, la luna si fa nuova. Le stagioni scorrono veloci. Ogni secondo che scatta è un secondo già vissuto, ogni giorno che inizia è un giorno da vivere spesso identico a quello già vissuto prima.
Ci arrovelliamo a cambiare il mondo, a partire dalle piccole cose intorno a noi, ma il mondo non cambia mai. E tutto procede, come se il nostro piccolo graffio sulla immensa Terra fosse già stato cancellato dal vento. Come canta Davide Van De Sfroos: "arriverà la breva a cancellare questa mia scia, ma il segno lasciato dalla mia storia non sarà mai cancellato".
Ecco, forse proprio questa è la speranza. Tutto viene cancellato, ma la nostra storia non sarà mai cancellata. Segni di storie, come strie di stelle nel cielo limpido, a cui in tanti si aggrappano affidando un fugace desiderio...
(nella mia foto di oggi: perdersi nell'infinito dal Giardino di Eva a Montevecchia Alta)