domenica 25 dicembre 2011

Un altro Natale è passato...

Ed un altro Natale è passato... Veloce, forse un pò sottotono anche se le luminarie, quest'anno, le hanno accese prima proprio perchè forse sapevano che non sarebbe stato facile.
Le feste comandate, Natale in primis, ti portano a compiere ogni anno dei riti in cui magari non credi ma che bisogna comunque fare. E non parlo sul piano religioso, quanto sul piano generale... Forse troppo spesso ci si trova costretti a seguire dei binari che qualcun altro ha posato anche per te, e dai quali non puoi deragliare.
E' da un pò di anni che il Natale è per me un periodo difficilissimo, che mi rivela tante cose incompiute, ma ho imparato a rispettare la sincera gioia che in alcune persone ancora vive.
Per quanto mi riguarda, la vera partita finale si gioca nella ricerca della leggerezza. Bisogna cercare di cogliere solo il Bello, cacciando i cattivi pensieri. Bisogna costruirsi una sorta di corazza e permettere solo a poche persone di potercela levare: le cosidette persone di fiducia. Ma anche la fiducia è un concetto mutevole, come tutto del resto, e la persona che oggi è "di fiducia" domani potrebbe non esserlo più, anche se possiede la combinazione per levarti la corazza. Forse dovremmo cambiare più spesso questa combinazione... Del resto, l'alchimia dei pensieri positivi unisce solo le aure più eccelse: impariamo a cercarle...
(nella mia foto di oggi: uno dei bellissimi tramonti di questi giorni)

domenica 18 dicembre 2011

Stampo al contrario


Uno stampo serve a dare forma ad un oggetto che ha la duttilità sufficiente ad essere stampato. Duttilità che può mantenersi nel Tempo, ed allora potrai cambiare quella forma, o che si perderà nel Tempo, ed allora quella forma, una volta data, non si potrà più cambiare.
Il nostro animo vive una fisicità mezzana tra i due esempi. Ci sono cose, del nostro modo d'essere, che una volta stampate non potranno mai più cambiare, ce ne sono altre, invece, che una volta stampate potranno essere nuovamente lavorate a nuove forme di coscienza, ma anche di incoscienza.
E' un periodo nel quale sono molto recettivo. Ed essendo tale, il mio modo d'essere lavora come uno "stampo al contrario". Ovvero riesco ad adattarmi senza fatica ed alcuna rinuncia al modo d'essere di chi incontro. Attivando un dialogo in gran parte costruttivo che consente un miglioramento del modo di essere di entrambi.
E' un periodo nel quale trovo interesse in ogni incontro. Ogni persona che incontro in qualche modo stimola in me la voglia di capire, di comprendere, di recepire: non per forza di avere una spiegazione.
E' un periodo nel quale mi avvolge un pò di stanchezza verso i "personaggi inutili che ho indossato", citando Battiato. Inutili all'utilità di raggiungere l'Essenza, ora e sempre, a cui vochiamo in ogni frangente della nostra Vita.
E' un periodo nel quale sono particolarmente recettivo anche alla voce della Natura. Come quel senso di immenso percepito ieri mattina osservando l'erba pettinata dal vento gelido in cima al poggio a Montevecchia, ascoltando il cigolio dei rami dei cachi che sempre più si abbandonano uno dopo l'altro al loro destino, dopo avere illuminato del colore del tramonto la campagna. Colore classico dovrei dire, ovvero l'arancio. Perchè i tramonti di Brianza, in questi giorni di fine anno, hanno un'anima particolare: e se ci fate caso, ogni giorno hanno un colore diverso.
Così come la Luna. Ma questa è un'altra storia...
(nella mia foto di oggi: ultima luna calante)

sabato 10 dicembre 2011

Ultimo plenilunio


Alzare lo sguardo al cielo è un gesto, o forse, un modo d'essere. A volte mi rendo conto che più volte nell'arco di una giornata alzo lo sguardo al cielo, sia di giorno che di notte, per cercare di immaginare l'infinito almeno virtuale.
E' forse per questo che i giorni di nebbia o quelli con nuvole e bruma mi sento un pò soffocato: perchè lo sguardo non può perdersi nell'infinito.
La luna piena, poi, invita a farsi guardare, illuminando la notte. E questo ultimo plenilunio di questo lungo e difficile 2011 è stato un plenilunio spesso nascosto da nubi, a volte completamente ed a volte solo parzialmente. La luna piena che gioca a nascondino con le nubi è una sorta di "vedo non vedo" un pò particolare, dove nell'accezione ordinaria del "vedo non vedo" vi è buona parte dell'essenza dell'erotismo: è molto più eccitante un corpo parzialmente velato che un corpo completamente svelato...
Questo strano plenilunio porta con sé l'Essenza di un 2011 in parte velato ed in parte svelato. Tante novità lo accompagnano; tante certezze, magari anche negative, hanno fatto capolino in questi mesi e tante sorprese, alcune ancora parzialmente da cogliere, si sono manifestate durante quest'anno.
E' Tempo di tirare le somme, di passare al setaccio il raccolto, un pò magro, di quest'anno. Ed è Tempo di disperdere la pula...
(nella mia foto di oggi: il plenilunio di dicembre)

domenica 27 novembre 2011

Una valigia per l'animo

"...Il dolce malessere dopo un addio..." (Battiato-Sgalambro).
Un malessere con il profumo intenso dei ricordi, tanto vivi quanto già lontani.
La consapevolezza di aver fatto tutto ciò che si poteva fare e la certezza che in realtà si poteva fare di più.
Lo smarrimento di fronte ai momenti belli ed anche ai momenti brutti.
Ogni rapporto è mediazione. Ma esistono anche rapporti a senso unico.
Ogni rapporto è viaggio. E come all'inizio di ogni viaggio devi fare la valigia per portare con te il necessario, quando ritorni magari ci metti anche qualcosa che ti ricorda quel viaggio.
Forse in questo mio tortuoso viaggio è Tempo di fare la valigia, una valigia per l'animo.
Per partire serbando nel cuore ciò che è stato bello e ciò che è stato brutto.
Odio l'indifferenza, eppure la si usa tanto, troppo, in parte quale vendetta ed in parte forse per paura. Ogni volta che la subisco mi devasta.
Ma si sa, la regola è sempre quella: ogni rapporto, di Amicizia o di Amore, si inizia con l'accordo di entrambi. Ma per la fine di un rapporto, di qualunque forma, basta la decisione di uno dei due.
Questa volta la decisione non è mia.
E l'ennesimo tramonto magnifico di questo strano autunno mi colse nel bel mezzo dei miei inutili pensieri che tentavano di portare raziocinio e logica: ma non tutto viaggia sui binari del raziocinio e della logica.
Dovrei saperlo...
Devo chiudere la valigia, devo alzare lo sguardo, devo andare oltre...
(nella mia foto di oggi: tramonto d'autunno in Valle Santa Croce, Missaglia)

martedì 22 novembre 2011

E l'animo si permea d'autunno

L'autunno è bruma. L'autunno è tramonti più densi, che quasi mordi con lo sguardo. L'autunno è la prima brina. L'autunno sono le foglie che si librano nel vento. L'autunno sono i boschi che si accendono di Luce anche quando sono avvolti nella nebbia.
Vivo questo autunno con l'animo in piena "recherche". Una "recherche" senza fine, dato che è alimentata dal continuo vestirsi d'infinito. Ma mi sento un pò come foglia d'autunno, che si abbandona al suo ineluttabile destino.
E' sempre più necessario abbandonarsi per non essere abbandonato. A volte diamo a tutti talmente tanto, dispensando energia ovunque, che poi non resta più nulla per noi stessi. La nostra fonte inesauribile di energia che fluisce in ogni dove, illuminando chi ci circonda, tutto ad un tratto si dissecca, ed anzi si trasforma in una sorta di "buco nero" che cattura ogni cosa, compresa la Luce di chi ci circonda.
E il Tempo scorre, la Vita fluisce. Inesorabile.
Un'altra stagione ci guida verso la fine di un anno strano, senza certezze apparenti. L'unica certezza ormai è legata al nostro Essere, occorre prioritariamente focalizzarsi su noi stessi, per evitare una drastica distonia. I migliori strumenti anche se suonati dai migliori strumentisti produrrebbero un'accozzaglia di suoni se non fossero accordati e non seguissero un direttore d'orchestra. Dobbiamo avere la capacità di dirigere gli strumenti del nostro animo, e tenerli accordati riposizionando le nostre scale di percezione per non sentire caldo quando fa freddo e freddo quando fa caldo.
Il mio animo in questo periodo pare la prova degli strumenti che si fa prima di un concerto: è oltre l'accozzaglia di suoni. Devo ritrovare l'Essenza del Bello, distaccandomi dalle zavorre che mi fanno volare basso, per tornare a danzare nell'infinito.
Fosse facile, ma occorre ritrovare il bandolo della matassa: che forse ho volutamente aggrovigliato per non andare oltre, prigioniero di fantasmi del passato che compaiono magicamente quando meno te lo aspetti.
"C'èst la vie..."
(nella mia foto di oggi: autunno di Brianza)

martedì 1 novembre 2011

Siamo parte del tutto


Siamo parte dello scorrere del Tempo come una goccia d'acqua è parte dello scorrere di un fiume. La nostra Vita è un tassello del mosaico della piccola Storia, che scrive la grande Storia.
Oggi visitavo il giardino della memoria del mio paese. Camminavo pensieroso. Il cielo brumoso di questi giorni spegneva il giallo degli alberi, mentre le foglie si abbandonavano lievi, una dopo l'altra, al loro primo ed unico volo, cullate dal soffio della brezza. Una lieve nevicata, debole ma continua. Sentivo la ghiaia sotto i miei piedi, che batteva il ritmo del mio camminare "Solo et pensoso..." (F.Petrarca).
Non leggevo i nomi, ma guardavo i volti. Osservavo i volti, alcuni li riconoscevo, altri no, e mi accorgevo di come nei piccoli paesi è ben più semplice essere parte del tutto, rispetto all'indifferenza ed alla standardizzazione delle città. Non leggevo subito i nomi, ma leggevo le date, ed era automatico poi contare quanti anni erano passati. Eppure quei volti, con le loro storie, si animavano magicamente nella mia mente, rispolverando dallo scrigno del mio cuore un frammento di filmato o fotogramma virtuale nel quale mi ricompariva quella persona, per come l'avevo conosciuta.
Che sensazione strana...
Se possiamo vivere il presente è grazie a quello che hanno fatto quelli che ormai sono "andati avanti". Siamo sempre venuti dopo qualcuno, e dopo di noi verrà sempre qualcun altro. Dovremmo esserne più consapevoli: forse inizieremmo a comportarci diversamente.
"Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie". (G.Ungaretti)
(Nella mia foto di oggi: la dissolvenza tra il giorno e la notte)

domenica 16 ottobre 2011

"Tu chiamale se vuoi, Emozioni..."

Ci sono giorni in cui ti trovi a guidare lento osservando l'orizzonte, su strade panoramiche di collina, e guarda un pò sempre all'ora in cui il giorno cede il passo alla notte. Notte d'autunno, una notte che si fa più fredda. Boschi d'autunno, con le foglie che iniziano a tingersi come una tavolozza di un pittore. Profumi d'autunno, tra caldarroste a Consonno ed il primo vin brulè di stagione. Strette di mano d'autunno, di amici che non vedevi da un pò di Tempo e che d'un tratto ritrovi uno dietro l'altro. Abbracci d'autunno, virtuali e reali, ma pur sempre abbracci.
Non è un caso che il Cuore in autunno si fa più attento alle piccole cose. E' la voglia del focolare che torna ad accendersi, le giornate che si accorciano, la meraviglia dei colori della Natura, quel lento ondeggiare d'una foglia che si abbandona nel torrente e le rondini che su un filo si preparano a partire.
E' quel tramonto che sublima in un incantesimo che ti si para di fronte, tra miriadi di luci che si accendono dopo che il sole lento è scomparso dietro le Alpi, oltre la bruma della pianura. E' quel vento freddo che ti fa alzare il bavero per ripararti, mentre il profumo della legna bruciata nei camini ti fa capire che l'estate è finita.
Sono le emozioni d'autunno: il Cuore torna a battere quando sente freddo, inseguendo l'Essenza in un volo pindarico verso la pianura che scompare nella bruma.
"Tu chiamale se vuoi, Emozioni..." cantava Lucio Battisti: quanto aveva ragione!
(nella mia foto di oggi: tramonto autunnale da Montevecchia)

domenica 9 ottobre 2011

Natura morta a Monastirolo

Osservare dal basso il Monte di Brianza che si avvicina sempre di più, con lo smeraldo dei suoi boschi punteggiati di nuclei rurali, è una emozione che ti predispone alla Pace del cuore.
Mondonico ha ancora il sapore di antico, con le sue case abbarbicate e le sue vie strette.
E via, si sale lungo la mulattiera per Campsirago. Il sentiero tira, va affrontato pian piano.
Man mano che si sale, si allontana il rumore quotidiano e resta la voce del bosco.
Un bosco inondato dal vento da Nord... E' il rombo del vento a farmi compagnia, oltre al rumore dei sassi che di tanto in tanto le scarpe spostano lungo il sentiero ed il lontano scorrere del Molgora in una cascatella.
Lo sguardo si apre al sole ed al cielo turchese alla vista delle prime case di Campsirago. Uno sguardo alla pianura, un caffè all'osteria, quattro chiacchere con l'oste, che è un artista tutto tondo. Davanti a me un quadro con colori caldi ed uno simile con colori freddi: "Il ghiaccio ed il fuoco..." , gli faccio notare...
Poi via di nuovo con i pensieri che si librano nel vento. Verso la Crosaccia si apre lo sguardo sul maestoso Resegone, sull'Adda e la Palude di Brivio, sulla Rocchetta di Aizurro... Proseguo il cammino, di tanto in tanto cadono castagne e ghiande. Il tronco degli alberi anneriti mi ricorda quella mattina di quasi quindici anni fa, quella mattina del 7 aprile 1997 quando con i miei colleghi dell'antincendio stavamo combattendo, proprio lì, una lotta impari contro il fuoco che si era scatenato il giorno prima, proprio da Mondonico: quanto ricordi...
Ora alcuni alberi scricchiolano al vento, pare piangano ancora per le ferite del fuoco: è un suono un pò sinistro, che porta un senso di abbandono come il loro inesorabile abbandonarsi al vento...
La Crosaccia offre un senso di vuoto osservando Beverate: pare di volare... E poi giù a capofitto verso Monastirolo, uno sguardo alla Pianura Padana ed ai nitidi appenninni dalla piazzola per l'elicottero e poi ecco le prime case.
Monastirolo ha il suo fascino: le sue case abbarbicate, il suo silenzio, pare un paese fantasma. Non c'è anima viva. Entro in silenzio, quasi in punta di piedi, nella Piazzetta della Fontana, riprendo il sentiero per scendere ma il tintinnio di un campanello cinese su una porta, mosso dal vento, mi attira. Lo osservo, e su un tavolo lì vicino ecco alcune mele, una vera e propria natura morta brianzola. Il richiamo della fotografia si fa sentire, e scatto alcune immagini in uno stato quasi d'estasi. Torno sui miei passi, fotografo la piazzetta, le porte, alcuni particolari...
Il Tempo scorre, accidenti quanto scorre. Il tramonto è vicino, è il momento della picchiata finale su Mondonico. Mai come in questo trekking ho percepito sensazioni contrastanti ed attimi di Pace: una cura per il corpo e pure per lo spirito.
Nella Brianza dura e pura.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi: natura morta a Monastirolo)

mercoledì 5 ottobre 2011

L'abbraccio del bosco

Certe cose le devi decidere ed eseguire, senza pensare.
Seguire quell'istinto che ti guida sulle vie sconosciute dell'Essere come faro nella notte. Certo è che spesso l'Essere è infinitamente incomprensibile, se cerchiamo di spiegare tutto con razionalità.
Ho staccato la spina dell'ordinario, ho ripreso ad ascoltare il battito del mio cuore, ormai ovattato dalla polvere.
Presa diretta.
Brianza dura e pura, ovvero all'ombra di Montevecchia.
Il cammino si fa meditazione, osservando la pace vellutata del bosco di carpini dell'Abbandonato, tra due anse del Curone. Segui un sentiero che non è lo stesso di qualche anno fa. La Natura è Vita, ed i sentieri ne aggirano la sua manifestazione più selvaggia, poco prima del Ponte degli Asini.
Il Santuario è là in alto, illuminato dal sole, guardingo.
Una radura estemporanea, dove c'era un prato c'è un vivaio.
Il passaggio nel bosco dei carpini per antonomasia, quello degli allenamenti di atletica di quando ero adolescente. Pare di passare una gola vigilata dalle raganelle che a sinistra ed a destra ti avvolgono con il loro gracidare, quale fosse un allarme.
Il Curone scorre lento e limpido su quelle spaccature di roccia modellate dalla sua corrente.
Pareva più alta la sorgente del Cop, ma forse sono io che nel frattempo sono cresciuto. Era un luogo più raccolto un Tempo, ora un dissesto del bosco ha reso tutto più luminoso, manca il raccoglimento di allora.
Varcare le soglie dell'ignoto, ovvero le "Colonne d'Ercole" del Cop. Quanti anni avevo non ricordo quando l'ho fatto per la prima volta, ed ora il passo si fa più deciso aggirando Bagaggera per trovarsi tutto d'un tratto in Valfredda.
Salita rapida.
Un amico ti incrocia e vien naturale scambiarsi qualche battuta.
Valfredda è acqua fresca e mucche al pascolo, con lo sguardo che viene calamitato dall'Energia dei Cipressi di Monte. Di nuovo l'abbraccio del bosco, l'acqua limpida, il canto del picchio verde.
Sempre più salita: ma dopo ogni salita per forza deve esserci anche una discesa.
Un'amica ti incrocia e vien naturale scambiarsi qualche battuta.
Il Butto è panorama sulla pianura brumosa d'un autunno che è scacciato da un'estate invadente, mentre i rumori della "civiltà" echeggiano lontani.
Discesa a capofitto. Giù, sempre più giù, con lo sguardo aperto sull'orizzonte della pianura.
Visto? Dopo tanta salita per forza dovessa esserci anche la discesa...
Ultimo tuffo nel bosco. Ovattato silenzio, ancora un abbraccio, l'ultimo.
Il Molinazzo è acqua fresca e traffico nel caos: i rumori della "civiltà" echeggiano vicini.
Ennesima coda, si direbbe dagli sguardi degli automobilisti, ognuno con i suoi pensieri, ognuno con la sua storia. Potevo essere anche io in quella coda, ma invece ho voluto riprendermi l'abbraccio del bosco, cercando elfi e folletti.
Loro son più furbi di noi, quell'abbraccio non lo abbandonano mai.
Anche questa è magia.
(nella mia foto di oggi: l'abbraccio del bosco alla collina di Montevecchia in un gioco di chiaroscuri)

lunedì 26 settembre 2011

Staccare la spina

Di tanto in tanto si dice che bisognerebbe staccare la spina. Lo si dice con una accezione negativa, legata al fine Vita, quando si parla dell'accanimento a mandare avanti una particolare situazione che magari è già morta da tempo. Lo si dice con una accezione positiva, o meglio, con la necessità di migliorare una situazione insostenibile, quando si intende "staccare", fermarsi.
Ecco, in questi giorni mi sento tanto nella necessità di staccare la spina: il guaio è che questa sensazione trae origine da entrambe le accezioni. Partiamo dalla prima. Per me sono stati mesi difficili, devo dire anche abbastanza deludenti. Ho vissuto situazioni che era inutile portare avanti ma che non avevo la forza di chiudere, ho invece chiuso situazioni che poteva essere utile portare avanti ma che non avevo la forza di continuare. Questo blog poi è un modo di comunicare a cui tengo molto, perchè consente di tenere un filo di collegamento con persone che ti conoscono ma con le quali spesso non riesci a fare discorsi seri, travolto dalla quotidianità, e mi ha anche consentito di conoscere persone che hanno colto la mia sensibilità incappando dal web al blog, cercando riflessioni che potessero farle pensare. E' un diario intimo ma pubblico: può sembrare una sorta di ossimoro ma è un fatto assolutamente reale.
Sulla seconda accezione, devo solo dire che come qualcuno spesso mi fa notare, sono "un cavallo imbizzarrito" che, sempre in movimento, affronta un sacco di cose tuffandosi a capofitto per poi magari non riuscire a gestire il tutto nel modo migliore: ho la necessità di staccare, di rivedere le priorità, di dedicare Tempo a chi lo merita...
Tutto questo significa crescere. Ma quanto è difficile farlo: spesso mi sento bambino, e quando mi trovo al cospetto di una persona realmente adulta (fenomeno raro, ormai) la meraviglia positiva mi incuriosisce, chiedendomi come si deve fare a raggiungere cotanta salvezza.
Parola d'ordine: meno orgoglio, volando più basso...
(nella mia foto di oggi: l'ennesimo tramonto di fuoco)

lunedì 19 settembre 2011

Cambio di stagione

Caffè nero ristretto e bollente. Poco zucchero, meglio senza.
"La caffeina scuote le mie voglie sto sempre sveglio" (Battiato-Sgalambro).
Braulio Riserva. Off course. E' meno nero del caffè, ha colori più tendenti al rossiccio, passando dal castano. Sicuramente più dolce nel suo retrogusto amaro di barrique.
Già, la barrique di rovere.
Rovere che viva svetta maestosa nella valle. Pensieri sfuggenti.
Inseguire un altro plenilunio: quello di settembre.
Location usuale ma non certo per inseguire la luna, ben più avvezza ai tramonti: la collina dei Cipressi.
Le dita appiccicose, raccogliendo a Galbusera Nera l'uva bianca stramatura per mondarne il marciume.
Acini scivolosi, afa opprimente che riga la fronte di sudore.
Si fa buio, tuoni in lontananza. Arriva la pioggia tanto attesa...
Profumo di bagnato...
Sguardo alla valle, perdendosi nella bruma.
Primo brivido di freddo, pelle d'oca in maniche corte.
E' finita l'estate? Forse sì forse no, ma più sì che no.
"Non ci sono più le mezze stagioni" (discorsi da bar).
Si fa autunno nella giornata con più temporali di tutta l'estate ormai finita.
Aria frizzante, "ma per le vie del borgo / dal ribollir de' tini /va l'aspro odor de i vini / l'anime a rallegrar". (G.Carducci, San Martino)
Sensazioni sparse, cuore sfuggente, pensieri tendenti all'infinito.
Confusione.
"Settembre, andiamo. E' tempo di migrare" (G. D'Annunzio, I pastori).
Sonno... Dormiveglia...
"L'alba di domani ci sorprenderà /addormentati ancora abbracciati / e lo stesso sogno ci trasporterà / oltre i confini più segreti" (Tiromancino, L'alba di domani).
Post confuso. Giorni confusi. Ma sinceri...
(nella mia foto di oggi: plenilunio settembrino dai Cipressi)

lunedì 29 agosto 2011

Cassetti di ricordi

Ogni tanto riapro i miei cassetti o le mie vecchie cartellette di cartone. Ogni volta che accade, è per l'intento di mettere un pò di ordine e magari fare un pò di cernita di quanto contenuto, per vedere se vi sono degli oggetti da buttare.
Parto sempre baldanzoso, anche nella scelta di ciò che è superato dal Tempo e dalla Vita, salvo poi ripassare quanto inizialmente accantonato per una nuova cernita, che inevitabilmente salva dall'oblio la metà di quel che avevo scelto di buttare.
Forse mi lego troppo ai ricordi. O forse ciò che sono oggi mi soddisfa meno di quel che ero ieri. Sta di fatto che la malinconia è sempre dientro l'angolo, soprattutto quando si tratta di un ricordo del Bello.
Tra gli oggetti che mi son capitati oggi tra le mani c'erano dei vecchi biglietti di auguri, o pensieri, che mi avevano dedicato alcune amiche: che dolcezza, rileggendo il tutto dopo tanti anni e pensando a chi aveva scritto quelle parole, alla sua Vita odierna, alla mia Vita odierna, alle nostre Vite attuali su strade diverse e senza più quella confidenza di un Tempo.
Forse un domani questo non sarà possibile. I biglietti ormai non si usano quasi più, soppiantati dagli sms, che per loro natura non sono fatti per essere conservati... Ci sono le email, e quelle possono restare: anche loro a volte sono dei lampi di emozioni sopite dal Tempo...
Stasera intanto, strano ma vero, ero in anticipo per un appuntamento. Ma mi son trovato di fronte l'ennesimo tramonto infuocato, che non ho potuto fare a meno di fotografare, arrivando così in leggero ritardo all'appuntamento. Strano ma vero: tra le nubi del tramonto, anche stasera, come spesso accade, c'era una scia di aereo che si confondeva con le nuvole e tagliava obliquamente la foto: che sia un invito al viaggio?
Invito ribadito, forse dovrei essere meno sordo. In questi giorni ogni tanto mi viene in mente una frase in inglese, coniata qualche giorno fa mentre rincasavo nottetempo pensando alla serata passata in compagnia: "Easy way, but not easy street". Ovvero: "Via semplice, ma non strada semplice".
Dove vado ancora non l'ho capito, ma la rotta sta cambiando.
(nella mia foto di stasera: tramonto da Cereda di Perego)

sabato 13 agosto 2011

Dodici lune piene

Questa sera, per la seconda volta consecutiva, la luna mi ha sorpreso mentre sorgeva nella notte del plenilunio. Mi ha sorpreso mentre percorrevo in auto le campagne di Besana in Brianza, mentre lo scorso mese mi aveva sorpreso nelle campagne tra Pagnano di Merate e Cernusco. Due incontri casuali, che ho eternato in una fotografia. Tra l'altro avevo in mente di organizzare una passeggiata al chiaro di Luna durante il plenilunio di settembre. Indubbiamente una fase molto lunare: è forse per questo che son così lunatico.
Siccome il proverbio dice che "non c'è due senza tre e il quarto vien da sé" ho deciso che cercherò di cogliere gli altri dieci pleniluni; se riuscissi al momento del sorgere sarebbe il top ma bisogna anche vedere cosa faranno le nubi. Vorrei cercare di fare un album dedicato a dodici pleniluni. Ogni plenilunio porterà con sé un pensiero, saranno una sorta di omaggio alla luna.
Del resto, alzi la mano chi riesce, nella serate di plenilunio limpide od in quelle immediatamente precedenti o successive, a non fermarsi qualche secondo, in silenzio, ad osservare la luna. Io non ci riesco, ed ogni volta che la osservo, anche se in quel momento fossi nero, mi sovviene della dolcezza. Che spesso si tramuta nella malinconia di un ricordo passato, ma pur sempre dolcezza...
Spesso quando si pensa alla celebrazione della luna viene in mente la famosa poesia di Giacomo Leopardi. Io voglio invece celebrarla con una canzone popolare trentina: "Varda la luna". Ecco il testo: "Varda la luna come che la capina la passa i monti e la marina. Ohi cara mamma, mi vago a prender acqua là c'è il mio amore che alla fontana aspetta. Ma se l'aspetta e anca se no aspetta varda la luna come che la capina. Oh giovinotto che tanto amor mi porta varda la luna come che la capina". Capina sta per camina (cammina). Qui la potete anche ascoltare, nella versione forse ppiù famosa, quella del Coro SAT.

(nella mia foto di oggi: plenilunio di agosto)

lunedì 8 agosto 2011

Sliding doors

"Sliding doors" (porte scorrevoli) è il titolo di un bel film di qualche anno fa. Raccontava la storia di una donna a cui cambiava completamente la Vita in un modo o in un altro se avesse preso, o meno, una certa metropolitana.
Gli avvenimenti di questi giorni mi stanno facendo rivivere un pò di "Sliding doors" dei miei rapporti più cari. Ogni vicenda è figlia del Tempo e della situazione, ed è più o meno adatta alla Vita di una persona in un determinato momento. E così ho scoperto che alcuni miei rapporti del passato non sono andati come dovevano perchè sono arrivato con un giorno di ritardo, oppure che certe situazioni che con me sono state causa del naufragio di un rapporto vengono oggi dalla stessa persona accettate come normali nel rapporto che è venuto dopo il mio.
Ovvio, le persone che ci circondano cambiano. Noi stessi cambiamo. Ed essendo i rapporti, più o meno formali e più o meno sinceri ed intimi, una continua interazione con l'altro, è ovvio che la loro evoluzione dipenda solo in parte dalla buona volontà dei soggetti coinvolti.
Mi rendo conto che, sul tema, rischio di essere un pò fatalista, ma non si può pensare che la rotta di una nave in mare aperto non venga modificata e condizionata dalle correnti marine e dai venti. Certo, è poi abilità del comandante quella di mantenere la rotta nonostante tutto, ma una traversata può essere più o meno semplice a seconda delle condizioni del mare. Ed a volte può essere impossibile anche per il più abile dei marinai.
Ecco, allo stesso modo, il nostro navigare nell'oceano dei rapporti interpersonali, è forse spesso influenzato dai venti e dalle dicerie delle persone che ci circondano, ma non si può nemmeno pensare di chiudersi in una torre d'avorio nella quale ci sia un ambiente ottimale e perfetto.
Imparare, imparare, imparare.
Resistere, resistere, resistere.
Mai sedersi appena la stanchezza ci coglie, ma farlo solo quando la stessa è ormai invincibile.
Mai arrendersi.
Mai smettere di contemplare il Bello ed inseguire la saggezza.
Sono ancora un "cucciolo", me ne rendo conto, ma dovrei tornare ad essere "dolce e deciso". Nocchiero della mia nave in eterna navigazione, alla ricerca del tanto agognato "porto di quiete".
E' sempre Tempo di Terra di Mezzo (dato il tema del post dovrei dire "Mare di Mezzo"), ma la stella polare anche stasera è lì che mi guarda.
E dopo le nuvole della tempesta, so' che torna sempre a farmi l'occhiolino.
Forever...
Barra al centro, e correggere la rotta!
(nella mia foto di oggi: colori di un vivido tramonto di Brianza)

martedì 2 agosto 2011

Trovare prendendo

Un paio di giorni fa ragionavo su quanto spesso ormai mi sia abituato a "perdere dando". E' una sorta di "dark side of the moon". E come ogni lato oscuro, ha dall'altra parte un lato luminoso: che però non è riservato a me. La classica doppia faccia di una medaglia.
Ultimamente mi affanno nel dare, e troppo spesso perdo. Osservo il mondo che mi circonda e vedo che in tanti, senza dare ma prendendo, non perdono ma trovano, acquistano. Forse il mondo non è più dei miti, ma è la Terra dei furbi.
Io da troppo tempo ho a che fare con la mia Terra di Mezzo, e gli ultimi giorni di cammino ho perso la borraccia più importante. Non so' se la ritroverò, non dipende più da me. Ho fatto sufficiente autocritica annullandomi ancora una volta, l'ennesima in questo anno sempre più strano dove non ne fila una giusta...
Dopo tanto frastuono, val la pena circondarsi di silenzio: facilita la meditazione...
Una cara amica oggi mi faceva notare che quando si crea un vuoto e qualcuno si affretta a riempirlo, bisogna anche vedere come lo si riempie. E' verissimo!
Per quanto mi riguarda quel vuoto è lì da vedere, un deciso contrasto tra la Luce e il buio ben visibile, e non ho alcuna intenzione di riempirlo, almeno per ora.
Vediamo se si tornerà a riempire con la figura che lo ha creato o resterà lì quale perpetuo "memorandum" di azioni sbagliate: ma non solo.
Tutto serve a crescere. Ora e sempre.
(nella mia foto di oggi: il lato luminoso del plenilunio di luglio)

domenica 31 luglio 2011

Perdere dando

Troppo spesso ti trovi sul filo del rasoio. E spesso in queste situazioni puoi agire solo in due modi: con eccessiva prudenza o con spavalderia. La prima ti porterebbe alla conservazione dello "status quo", nel senso che non giocando una partita spavalda la normalità tende ad avvolgerti, con il suo piattume. La seconda ti porterebbe a giocare una partita dall'esito assolutamente non certo, anzi, molto incerto, con il concreto rischio di restare con un pugno di mosche, in caso di esito infausto.
In realtà esiste anche l'esito fausto che, pur raro, ti potrebbe sicuramente darti la possibilità di vivere la situazione su un piano ben più alto.
Nel mio "essere razionale" piace, nonostante tutto, il rischio. Spesso e volentieri ho giocato le situazioni al limite per cercare di ottenere di più. Purtroppo, da un pò di Tempo a questa parte, sto infilando una serie di errori di valutazione al riguardo che mi ha portato a diversi esiti infausti. E su più fronti. A furia di dare, sto perdendo. E non è bello.
Per nulla.
Osservo un tramonto più acceso del dovuto anche oggi: del resto, il tramonto è la fine di una giornata. E non si sta parlando della fine di qualcos'altro?
Resterò un sognatore, ora e sempre.
(nella mia foto di oggi: nuvole al tramonto)

domenica 17 luglio 2011

Adelante... con juicio

Spagna. Isola di Eivissa, ovvero Ibiza. Sant'Antoni de Portmany.
Il rito del tramonto chillout era uno dei miei desideri. Una di quelle cose che vorresti fare e che non si possono fare tutti i giorni. Una di quelle cose che metti lì, in quel cassetto che, chissà come, è sempre quello più pieno di polvere. Osservare il tramonto dalla terrazza del Cafe del Mar era uno di questi desideri ed il recente viaggio ad Ibiza mi ha permesso di estrarre quel desiderio dal cassetto.
Il Cafe del Mar, di per sè, già come locale ha un non so che di metafisico. La celeberrima scritta in piastrelline di ceramica davanti alla quale in tanti fanno la foto ricordo, le vetrate a pacchetto che lo racchiudono completamente come uno scrigno, l'architettura quasi onirica che ha al suo interno. In effetti è un "unicum" che resta lì da vedere, perchè oggi hanno ricavato il bancone operativo in una palazzina a fianco, mentre nel Cafe vero e proprio trovano posto solo un barman ed il dj.
Fuori dal locale, sul mare, la terrazza in legno appoggiata sopra agli scogli. Le tende ed i pali portatende dipinti a spirale. I tavolinetti spartani. Gli scogli piatti, vero e proprio palcoscenico di pietra per il gran finale.
Il Cafe del Mar ha fatto scuola. Ora il rito del tramonto è seguito da più locali uno a fianco dell'altro, ogni sera centinaia di persone, forse migliaia, si assiepano per assistere allo spettacolo della Natura nei locali e sugli scogli.
Il sole scende inesorabile, sempre più arancione. Intanto il dj propone un brano chillout dietro l'altro, con un pathos sempre più palpabile. E' un crescendo che dura un paio d'ore. Un drink non è sufficiente, meglio una bella bottiglia di chardonnay.
Il sole scende, e quando pare toccare il mare scomparendo pian piano vien da trattenere il respiro. Gli ultimi secondi sono interminabili, tutti ad osservare con lo sguardo fino a quando anche l'ultimo centrimetro del disco solare è sparito nel mare.
Ed il gran finale. Non c'è un regista, eppure tutti insieme, nello stesso momento, iniziano a battere le mani. Un applauso da stadio, qualcuno improvvisa fischi da concerto. Mentre il sole spariva, il fragore dell'applauso mi ha fatto venire i brividi nella schiena.
Osservando il rito del tramonto chillout al Cafe del Mar ho capito che la Vita continua. Inesorabile. Le delusioni più o meno recenti non devono più essere quell'ancora che mi impedisce di navigare.
Chi si lega ai ricordi, non può andare lontano.
Adelante... Con juicio... (A.Manzoni - I Promessi Sposi)

(nella mia foto di oggi: il tramonto dal Cafe del Mar)

martedì 21 giugno 2011

...Troppo oltre...

Ci sono fasi della Vita nelle quali ti trovi un una sorta di palude, quella "Terra di Mezzo" che ho più volte richiamato e che da troppo attraverso. Una Terra circondata da troppi "muri di gomma" che si tramutano in pietra. E' come se ti trovassi in un cerchio sempre più stretto, quasi prigioniero, e più il cerchio si stringe più non hai voglia di reagire.
In tanti mi hanno consigliato di partire, ed io non li ho mai ascoltati. Negli ultimi mesi ho continuato a girare attorno alle medesime situazioni, arrovellandomi magari per qualcosa che non ho trovato e per qualcosa che ho perso.
Lo scorso fine settimana ho finalmente levato le ancore facendo rotta sulla Sicilia. Ci volevo andare da tempo immemore, e finalmente ho trovato l'allineamento "cosmico" per infilarmi su un aereo. Mentre mi imbarcavo i pensieri sono involontariamente corsi all'ultimo imbarco su un aereo: era il giugno del 2007... Quattro anni fa... Gli occhi mi si sono velati ma ho cacciato quei pensieri da dove sono venuti.
Ho vissuto in Sicilia due giorni e mezzo "oltre", o meglio "troppo oltre". Osservando le ginestre, il pennacchio di fumo dell'Etna, i contrasti lavici e l'acqua trasparente. Sorseggiando seltz, sale e limone ad un chiosco di Catania mi sono ritrovato a percepire che "c'è tutto un mondo intorno". Che forse il mondo va guardato con occhi diversi, che sanno rinnovarsi...
Guy de Maupassant scriveva: "Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà". Ed è quello che ho fatto, in Sicilia.
Senso di distacco... Troppo oltre...
(nella mia foto di oggi, licheni e muschio su un muretto nelle campagne di Castiglione di Sicilia)

mercoledì 8 giugno 2011

Il corso della Vita

Ieri mattina mi sono trovato sotto i portici di una delle piazze della Brianza lecchese. Era l'orario di punta, quello nel quale le persone, soprattutto casalinghe e pensionate, si trovano per strada per le compere e le commissioni del quotidiano. Il pane ed il latte, la posta per le bollette che scadono, la banca, una preghiera in chiesa per chi è credente, il primo bianchino o caffè di giornata per gli uomini...
E' una specie di appuntamento non dato ma trovato. Una casualità non casuale. Lucio Battisti e Pasquale Panella, in una canzone ("Tu non ti pungi più"), scrivono al riguardo: "per i tuoi puntuali appuntamenti molto occasionali".
Mentre camminavo sotto questi portici mi son sentito viaggiatore in quel Paese, anche se di fatto estraneo. Ho pensato a quanto la nostra Vita ci costringe ad una routine quotidiana che facciamo sempre più fatica a rompere, un pò per comodità ed un pò per impossibilità.
Il corso della Vita è piuttosto strano. Ormai vedo davanti agli occhi ogni giorno storie di Vita sempre più simili: si lavora una Vita per pagare la casa di proprietà che poi si vende per pagarsi le spese di assistenza quando si invecchia. Che strano...
Forse per questo bisogna avere il coraggio di porre un freno alla propria Vita che spesso ci travolge. Riprendersi del Tempo per sé stessi e per le persone che abbiamo care, che il più delle volte sono quelle che poi subiscono le nostre lune quotidiane conto terzi.
Per fare cosa?
Di tutto di più, ma soprattutto riposare la mente. E meditare, davanti ad un tramonto, osservando l'orizzonte che si fa sempre più scuro per cedere il passo alla notte.
Da questo punto di vista, le mie recenti vicende politiche non sono poi una grande disdetta...
(nella mia foto di oggi: cipresso al tramonto a Pianello di Perego)

domenica 29 maggio 2011

Tra il chiaro e lo scuro...

Primo tempo e primo scenario.
La foto di oggi l'ho scattata un paio di giorni fa poco dopo una vera e propria tempesta. Il tempo era davvero cangiante e mutevole. Stavo fotografando i rovesci di pioggia che velavano le vette del Triangolo Lariano, mentre la bergamasca era avvolta nel temporale che aveva appena lasciato la Brianza e la Valletta sotto il mio sguardo grondava goccioloni dalle foglie degli alberi. L'aria si era fatta frizzante e per la foga di cogliere l'attimo ero sceso dall'auto senza la giacca e si sentiva: ma si sa', quando si fotografa si viene presi da un specie di "pathos" che ti rende cosa unica con la fotocamera ed il paesaggio...
Insomma, stavo scattando queste foto che hanno il sapore del controluce che tanto mi appassionano. Tutto ad un tratto il cielo all'orizzonte s'è aperto: davanti le nubi scure, poi un pò di nubi illuminate dal sole, un vero e proprio squarcio di azzurro con tanto di nuvoletta bianca ed illuminata e poi nuove nubi scure.
L'attimo era da cogliere e l'ho colto: un cielo così mutevole è abbastanza raro.
Forse quel cielo disegnava la mutevolezza dela mio animo. E' un periodo decisamente poco stabile. Le montagne russe metafisiche sono all'ordine del giorno e si alternano momenti euforici ad attimi di tristezza e malinconia. Il bianco ed il nero: ogni giorno, più volte al giorno. Un animo tra il chiaro e lo scuro. E tanti pensieri.
Una telefonata, un nuovo attimo da cogliere.

Secondo tempo e cambio di scenario.
Mentre camminavo sul lungolago a Malgrate, osservando Lecco che scintillava sull'altra sponda (e con quel paesaggio ovviamente avevo un solo, remoto, pensiero nella testa) un vento rombante squassava gli alberi ed addirittura spruzzi di lago raggiungevano la strada. L'animo si era fatto leggerissimo, come non accadeva da tempo. Una battuta ne chiamava un'altra, come una ciliegia chiama l'altra quando le si mangia direttamente dall'albero. Birretta. Strana e ricercata, molto dolce, con un retrogusto amarognolo: alla violetta. Una battuta ne chiamava un'altra. L'animo si era fatto ancora più leggero, come non accadeva da mesi. Di nuovo il lungolago, di nuovo il vento forte, ma basta spruzzi. Sì, perchè anche il vento è mutevole e se prima arrivava da Sud ora tirava da Nord. Di nuovo Lecco, ma "quel" pensiero stavolta cercava di rimbalzare. La notte brillava di meraviglia e strana dolcezza, come un abbraccio sincero. Ma la malinconia era dietro l'angolo. Tra il chiaro e lo scuro, un'altra volta. In meno di ventiquattro ore.

"La primavera intanto, tarda ad arrivare" (Franco Battiato).

(nella mia foto di oggi: gioco di nubi)

martedì 24 maggio 2011

Tirare una riga. E sapere andare oltre...

L'ultimo post parlava del "controluce" e di quanto con la luce piena una particolare situazione sarebbe stata chiara. La luce è arrivata, più abbagliante del previsto, e la situazione è apparsa quindi più nitida del previsto nel suo manifestarsi, purtroppo negativo.
L'effetto è il medesimo di quando si esce da un locale buio in un piazzale pieno di luce: si prova un attimo di smarrimento, mentre gli occhi si abituano alla nuova luce.
In quei frangenti ti senti travolto da un mare impetuoso di pensieri e ripensamenti. Cerchi di trovare una ragione per cercare di spiegare con la logica cose che una logica non l'hanno, con il rischio di arrovellarti ancor di più.
E siccome i guai non vengono mai da soli, ecco che tutto d'un tratto altri problemi minano altre certezze e ci si trova quasi progionieri d'una palude avvolta nella nebbia, una specie di labirinto del pensero. In certi frangenti la migliore azione è la "non azione". Perchè qualunque azione tu dovessi attuare, sicuramente riusciresti a sbagliarla.
In questi giorni ho vissuto la chiarezza di un detto tanto famoso: "dalle stelle alle stalle". In un battibaleno il mondo appare in bianco e nero, e ti trovi ad assaporare la solita cena che però manca del sale, rendendoti ogni boccone ancora più insipido. Ti senti spaesato, ti senti abbandonato da chi aveva bisogno non di te ma del tuo ruolo e forse riscoperto da chi aveva bisogno di te e fuggiva dal tuo ruolo.
Tutto d'un tratto stasera una riga di luce ha attraversato l'orizzonte del tramonto: una linea immaginaria ed impalpabile quanto la scia di un aereo, destinata a scomparire, ma allo stesso tempo tanto strabiliante e luminosa. Ma quella linea resta stampata nella tua mente, nel tuo cuore, come se fosse un aiuto a separare ciò che è buono da ciò che è cattivo.
Dopo la sbornia, è il Tempo del discernimento.
Mai perdersi d'animo, perchè tanto l'animo insegue l'infinito e mai ci abbandonerà.
E' il Tempo del silenzio, è il Tempo della semina, è il Tempo della rinascita.
Le rovine fumanti di ciò che sei stato sono sempre più lontane.
(nella mia foto di oggi: scia d'aereo al tramonto)

domenica 15 maggio 2011

Controluce

I controluce all'imbrunire sono molto belli. In quello che ho catturato questa sera il nero della collina fa risaltare le sfumature di blu che gradualmente degradano verso il nero dell'orizzonte. Talune volte le situazioni sono molto sfumate, altre volte sono più nette.
In queste ore sto vivendo un'attesa di un qualcosa che sarà decisamente netto, entro domani a quest'ora. Sarà un controluce sugli ultimi anni della mia Vita, una verifica reale non richiesta ma voluta. Adoro fotografare i tramonti, adoro fotografare i controluce. Forse anche il mio animo ha una scarsa capacità di vivere le sfumature, ed il più delle volte tende ai contrasti. Il bianco ed il nero. Quella cosa che spesso mi reca un pò di sofferenza perchè mi porta a rendermi conto di quanto la saggezza trovi invece spazio nelle sfumature.
Oggi, serata limpida e fresca, con la luna sfavillante nel cielo, il mio "mood" mi ha portato in mezzo ad un campo a Beverate a fotografare il "Munt de Beveraà" (Monte di Beverate, che di nome in realtà fa Crosaccia). E pensare che quella collina l'ho vissuta come mai si riesce: ci sono stato nel ventre (costruzione della galleria ferroviaria) ci sono stato sulla vetta (più di una volta) e stasera l'ho scelta come palcoscenico del controluce serotino.
Certe cose vengono alla mente solo dopo...
E' una giornata strana, in cui mi inseguono i ricordi ed in cui il futuro mi fa un pò paura. Una giornata in cui la gioia si alterna alla tristezza con troppa rapidità. Una giornata di controluce della mente, terminata a fotografare un controluce della Natura di Brianza.
Domani il sole splenderà alto nel cielo, le ombre saranno nette e le espressioni dei visi saranno inequivocabili. E l'azzurro dell'orizzonte saprà di infinito.
Tutto fluisce, sempre e comunque.
(nella mia foto di oggi: controluce sul "Monte Crosaccia")

lunedì 2 maggio 2011

La confidenza dell'amicizia

"...penso che nessun'altra cosa ci conforti tanto, quanto il ricordo di un amico, la gioia di una sua confidenza o il sollievo di esserti tu confidato con lui con assoluta tranquillità appunto per essere amico, conforta il desiderio di ricordarlo, di evocarlo per sentirlo vicino, quasi per udire la sua voce e continuare colloqui "mai finiti"..."
Inizio questo post con parole non mie. Me le sono trovate oggi, davanti agli occhi, all'interno di un programma di sala del Concerto di Primavera del Corpo Musicale "Alessandro Pirovano" di Cernusco. Un concerto dedicato alla memoria di Luca "Cata" Catalano, il giovane giocatore di calcio del G.S. San Luigi che lo scorso anno perse tragicamente la vita in un incidente di gioco. Un concerto che tra l'altro è stato molto bello e sentito. Le parole sopra riportare sono le parole di Padre David Maria Turoldo, un grande saggio dei nostri Tempi.
Di queste parole mi ha colpito subito questa parte: "la gioia di una sua confidenza o il sollievo di esserti tu confidato con lui con assoluta tranquillità appunto per essere amico". Queste parole mi hanno portato a pensare ai rapporti, sia quelli formali che quelli di amicizia. E queste parole mi hanno portato a questa meditazione: la differenza tra un rapporto di amicizia ed un qualunque rapporto formale è una sola: la reciproca, sincera e naturale confidenza...
In questi giorni ho tante preoccupazioni e sicuramente è anche più difficile starmi vicino. E nei giorni difficili emerge ancora di più la differenza tra un rapporto formale ed un rapporto di amicizia.
A volte basta poco, a dare un senso di confidenza: anche solo una pacca sulla spalla.
In questi giorni complessi davanti ai miei occhi si parano tante immagini che invitano alla meditazione sul senso dell'infinito: e l'immagine che oggi condivido con questo post è sicuramente una di queste.
(nella mia foto di oggi: distesa di colza in fiore ad Osnago)

sabato 23 aprile 2011

Tabula rasa


Sono un pò latitante da queste parti, ultimamente. Non è che mi è passata l'ispirazione, di cose da scrivere ne avrei parecchie, è che sono in altre faccende affaccendato.
Ho la grande capacità di non dire mai di no e poi trovarmi spesso con l'acqua alla gola. La tensione a volte è palpabile ed a volte è ancor più che palpabile, assume il peso di un macigno: così mi trovo a non invidiare le persone che in questi momenti mi stanno vicine perchè si prendono loro i miei macigni, anche se non c'entrano nulla.
Che strana primavera quest'anno... Ma la consapevolezza che finalmente sono riuscito a fare un gesto di chiarezza estrema mi aiuta ad affrontare la salita. Tra un mese tutto sarà compiuto, ed uno dei più importanti bivi della mia Vita sarà superato.
Mi rendo conto che a volte bisognerebbe avere la capacità di "fare tabula rasa": le apparecchiature elettroniche ogni tanto vanno resettate, e noi quando ci resettiamo?
(nella mia foto di oggi: "tabula rasa" nei campi di Missaglia)

lunedì 4 aprile 2011

Osservando una nuvola al tramonto...


Oggi sul far della sera una nuvoletta leggera, avvampata della luce del sole al tramonto, ha catturato il mio sguardo che scrutava il cielo, reso terso dal favonio.
Una nuvola talmente bella e leggera che tendeva a dissolversi, cosa che ha fatto rapidamente qualche secondo dopo averla fotografata.
Tale spettacolo della Natura mi ha portato una doppia meditazione.
La prima: bisogna cogliere l'attimo. Lo so', ne sono consapevole. Non è una grande novità. Anzi, è una cosa "trita e ritrita". Ma quanti attimi abbiamo perso nella nostra Vita? E sia attimi positivi che tendenti al negativo. Ovvero cose belle non colte oppure non aver saputo cogliere l'attimo per tacere, così da parlare per nulla...
La seconda: questa è quasi un "desiderata". Vorrei tanto essere come quella nuvola. Così leggera, che ha saputo catturarmi lo sguardo con meraviglia e poi si è eclissata, lasciando dentro di me il senso del Bello pur non essendo più visibile. Ecco, mi rendo conto che a volte, per l'esigenza dell'Essere nel mio modo di viverlo, tendo magari ad essere troppo presente quando l'unica cosa utile in quel momento è dire una parola giusta, leggera, ed immediatamente sparire...
(nella mia foto di oggi: la nuvola protagonista della riflessione)

domenica 13 marzo 2011

La pioggia e la bruma sul lago d'inverno

Il lago d'inverno. Già è un programma. Con pioggia e bruma, lo è ancora di più. Ci sono a volte dei paesaggi nei quali ti trovi che si sposano magnificamente con il tuo stato d'animo.
Quello di oggi era uno di quello.
L'animo lo fa il periodo: stranezze, meditazioni, pensieri, malinconia, voglia di una primavera che ritarda. L'animo deriva da questa accozzaglia.
Il paesaggio lo fa il tempo: ed oggi è stata una giornata con una pioggia non pioggia che aveva poca voglia di cadere: una pioggia lieve, leggera ed insistente. Una pioggia d'autunno, più che una pioggia marzolina. E lo fa il lago. Il lago d'inverno ha un non so che di senso di abbandono, di senso di malinconia: un pò come il mare. Ma indubbiamente ha il suo fascino.
La malavoglia nel cuore fa il resto. E così, mentre passeggi su un lungolago quasi spettrale, senza anima viva, con un silenzio più intenso del normale, ti sovvengono tanti pensieri.
E la stanchezza nel cuore che ogni volta, fa dire di no...
(nella mia foto di oggi: il Lario d'inverno da Vassena di Oliveto Lario)

lunedì 7 marzo 2011

Ci vorrebbe un pò di vento...

Pensavo giusto stasera al fatto che spesso e volentieri (o forse sempre...) ci troviamo ad avere la consapevolezza di quello che ci manca, dimenticandoci invece, o ancor peggio non rendendocene conto, di quello che già abbiamo. Le cose che sono "assodate" spesso diventano parte della quotidianità e non sappiamo essere felici per averle già avute, dato che siamo spinti alla eterna ricerca di un qualcosa di più...
I due esempi più tipici sono l'Amore e la salute. Ci si accorge della salute mancante solo quando non stiamo bene, quando incappiamo nella nostra sofferenza od in quella di una persona a noi cara. In caso contrario diamo per assodato lo stare bene e l'avere la "pancia piena" ogni giorno ed a volte siamo tristi solo perchè viviamo l'ordinarietà (benchè magari positiva).
Sull'Amore si potrebbe poi scrivere un trattato, come sull'universo femminile. Anche in questo campo capita spesso che una storia, perso l'ardore iniziale, tenda ad ingrigire nella quotidianità. Nel grigiore di queste nebbie capita poi che il partner (sia da parte della donna che da parte dell'uomo, è una perfetta "par condicio") sia attratto da lampi di Luce che provengono da un qualche d'uno al di fuori della coppia che riesce a riaccendere la brace sopita...
In alternativa il grigiore si fa buio, ed uno dei due alla fine cede abbandonando il campo.
Osservare il ciclo della luna o delle stagioni ricorda il tempo che inesorabile scorre, ma prima di tutto bisognerebbe affrontare il quotidiano con la capacità di cogliere dallo stesso i lampi di Luce ed usandoli per illuminare gli inevitabili giorni di nebbia.
Calma piatta. Ci vorrebbe un pò di vento...
(nella mia foto di oggi: nebbiolina di Brianza)

martedì 1 marzo 2011

Incastri mancati...

La Vita è un dannato gioco di incastri mancati: ormai ne sono convinto. Anni ed anni di meditazione su quanto ho vissuto in questa parte della mia Vita mi ha convinto di ciò. Una Vita che è un continuo rincorrere di cose che non puoi ottenere ed una continua fuga da cose che hai nelle tue mani ma non vuoi.
Una Vita in cui rifiuti ed in cui sei rifiutato. Una Vita in cui non appena l'orizzonte è limpido devi cambiare lo scenario, una Terra di Mezzo eternamente eterna ed un dolce naufragio che non appena si manifesta cerchi di cavalcare con la ragione.
Quante valutazioni errate, quanto "incapponirsi" inutile. La Vita è un continuo incrociar di fiumi in piena da affrontare a nuoto: ma se non hai le forze per risalire la corrente dovresti evitare di tuffarti...
Quanti tentativi inutili di domare il tuo "Ego" e quanti sogni affidati alle troppe stelle cadenti mancate. "Deja vu" - e nonostante questo, ogni volta la fila di errori che inanelli, pur simili, è sempre più lunga di quella che hai appena abbandonato...
Ce la farò anche questa volta... Forse...
(nella mia foto di oggi: orizzonte limpido)

domenica 20 febbraio 2011

Luna di Brianza

Un plenilunio come quello che ha illuminato le ultime due notti in Brianza, prima della pioggia di oggi, non si vedeva da tempo. La luna nelle ultime due notti era ancora più magica del solito e ci ha fatto sentire ancora di più il nostro legame ad essa.
Quante volte alziamo gli occhi al cielo ammirando la luna piena?
Quanti ricordi sono legati ad essa?
Una magia...
Come la magia di camminare a Montevecchia alta, a passi lenti, mentre una fredda brezza tesa ti fa capire che l'inverno non è ancora finito. Lo sguardo è rapito dal santuario illuminato, dalla luna che illumina il cielo, dalle luci che inondano la pianura.
Il fumo dei camini ti ricorda il calore del fuoco e di un bicchiere di vino con gli amici, nella "cà strascia" (casa vecchia), che ha più fascino di tante moderne taverne: mentre cuocciono le caldarroste e gli aneddoti sul taglio del bosco impegnano la discussione.
Al Ricetto osservi il pergolato spoglio, i tavoli vuoti, e ricordi quella domenica di aprile nella quale il bianco di Montevecchia aveva ristorato la tua sete, mentre ti perdevi negli occhi di una donna che ti aveva ipnotizzato, ristorando il tuo cuore.
Al cospetto del santuario osservi i cipressi slanciati, mentre il vento si fa più intenso ed il suo vociare si fa presenza, mentre alzi il bavero per ripararti dal freddo...
E poi giù, a capofitto, prima con la fantasia seguendo la vista che si perde nei ronchi e poi percorrendo la scalinata di corsa, giù nella piazzetta senza più osservare i tavoli, arrivando alla vigna e ricordando la torta di mele tiepida di "Tuni"... Ora tutto è spento...
Fa meno freddo che al santuario, però gli occhi si sono inumiditi ed una lacrima fugace scende sulla guancia dandoti un brivido.
Ecco che allora ti guardi intorno, pensi, alzi gli occhi al cielo: e rivolgi la stessa e solita domanda alla luna di Brianza che, alta e luminosa nel cielo, anche questa volta saprà ascoltarti e rincuorarti...
(nella mia foto di oggi: la luna di Brianza)

domenica 13 febbraio 2011

Il pensiero fugace della marina

Osservare il tramonto è un esercizio di ricerca della perfezione del pensiero. E' adattare l'occhio dalla normalità del giorno alle prime luci della sera che si accendono, mentre tutto ad un tratto l'orizzonte prende fuoco. Il cielo si avvampa ed il paesaggio diventa sempre più scuro fino a diventare solo una nera cornice nel gioco dei controluce serotini. Quando tutto si compie di secondo in secondo i colori cambiano: dall'arancio tenue all'arancione intenso, al rosa, al violetto, al blu cobalto della notte che sopravanza la Luce.
Il sinistro canto delle cornacchie che vanno "a mason" (a passar la notte sugli alberi nei boschi) rende meno poetico il momento mentre i pensieri si rincorrono. In questa Terra di Mezzo della Brianza in un inverno che negli ultimi giorni ha perso il filo, barcamenandosi tra l'autunno passato e la primavera futura, sovviene il desiderio della marina. Il desiderio dei tepori estivi, di una palla di fuoco che si tuffa nel mare, del canto dei gabbiani anzichè di quello delle cornacchie, del profumo della macchia mediterranea, di un bacio salato.
E' un flash tanto veloce nel suo manifestarsi che illumina i tuoi pensieri per un frammento di Tempo minimale, ma che è sufficiente a farti chiudere gli occhi pensando a sensazioni lontane nel Tempo. E' un pensiero stupendo, che ti prende il cuore e ti fa decollare come un fuscello inerme nel vento, ma che un attimo dopo è già scomparso.
Ma quando riapri gli occhi il cielo si è spento, la luce si fa tenue all'orizzonte, si affievolisce il controluce, e puntuale si accende il santuario sulla cima del colle, puntuale come un faro.
Già, un faro. Chissà perchè, ritornando con il pensiero dalla marina d'estate alla Brianza d'inverno, quel santuario illuminato ti pare proprio un faro.
Ed un silenzio di tomba avvolge il tuo spirito...
(nella mia foto di oggi: tramonto d'inverno su Montevecchia)

lunedì 7 febbraio 2011

Sovrumani silenzi

Quando il vento è calmo, sul finir dell'inverno, mentre un filo di nebbia avvolge il piano della "Brianza velenosa" (L.Battisti) , sui colli pare già quasi primavera. Osservando dall'alto la pianura pervasa dalla luce lattiginosa, al calar della sera, la soprastante volta celeste appare tanto più limpida quanto si stacca dalla Terra, abbracciando le prime stelle tremolanti. Contemplando questo "interminato Spazio" e questi "sovrumani Silenzi" (G.Leopardi) vien da tuffarsi con la mente in un volo leggero, perchè almeno con quella si può cercare di volare.
Volare con la fantasia, volare con il pensiero, volare con le percezioni.
E' quello che succede sul finir dell'inverno, quando il nostro olfatto non è più abituato ai dolci nettari dei fiori, così assenti nella stagione fredda, e ci coglie tutto d'un tratto la meraviglia di quel profumo tanto intenso che a volte percepiamo senza cogliere, a primo sguardo, donde proviene. Ci guardiamo intorno cercando quel fiore, lungo la via, nei giardini, nei campi, ed il più delle volte non siamo in grado di abbracciarlo con lo sguardo, perchè il nostro raziocinio ci fa pensare che più il profumo è forte, più il fiore sarà grande... Ed invece la Natura ci regala la meraviglia che spesso il fiore più profumato è quello meno vistoso, perchè deve recuperare con il profumo ciò che non riesce a trasmettere con l'apparenza.
Circondiamoci del Bello, viviamo il Bello: sempre e comunque.
Anche quando il Cuore ha perso ogni speranza di assaporare i profumi a causa di un inverno lunghissimo. Ed osserviamo attentamente quel che ci circonda con la capacità di non coglier solo ciò che è appariscente ed immediatamente visibile, ma anche ciò che magari meno si vede ma ben più profuma...
"L'essenziale è invisibile agli occhi" ("Il piccolo Principe").
i "Sovrumani silenzi" della Brianza dal Cornizzolo)

domenica 30 gennaio 2011

La Primavera tarda ad arrivare

Quando si è costretti dagli eventi ad attraversare una sorta di "Terra di Mezzo" sospesa tra quanto si è fatto e non si è fatto nel passato pur potendo farlo, e quanto si farà e non si farà nel futuro magari per la paura di non poterlo fare, succede che a volte il cuore s'impaura e si tende a rifiutare qualsiasi sentimento che si affaccia alla sua porta. Si crea quella sorta di "paura d'amare" che, se può essere normale nei primi mesi che arrivano dopo la fine di un rapporto importante, non può essere normale che duri degli anni perchè si rischia di non essere più capaci di amare.
Le nostre giornate si riducono sempre più ad una corsa al fare, magari senza senso e seguendo solo i binari obbligati della quotidianità, sia nei rapporti che nelle occupazioni, e gli spazi contemplativi vengono sempre relegati in un angolino minuscolo del nostro agire, e sempre più piccolo.
Si perde così la capacità di contemplare il bello e di essere recettivi ad un sentimento positivo, inseguendo il piacere fine a sé stesso e scevro da ogni impegno: per poi aumentare i momenti nei quali ci si sente soli e quelli in cui alberga la autocommiserazione.
A volte ci vorrebbero degli "shock" positivi: "...la primavera intanto, tarda ad arrivare..." ( Franco Battiato, Povera Patria)
(nella mia foto di oggi: una "Terra di Mezzo" tra il tramonto e la riva sul Lario)

sabato 8 gennaio 2011

L'esercizio del silenzio

Se volere è potere, non per forza potere è volere.
La nostra Vita è un eterno e continuo rapportarsi con gli altri, a meno che scegliamo un percorso ascetico di ritiro in una torre d'avorio. Nel continuo rapportarsi con gli altri, spesso creiamo molto chiasso, molto rumore di fondo, insomma. Il più delle volte è più conveniente, per una reciproca convivenza non conflittuale, non parlare dei problemi ma far finta che gli stessi non esistano, rimandando ad un domani indefinito la risoluzione degli stessi.
Spesso e volentieri si rischia meno lo scontro di idee o pareri diversi, adeguandosi all'idea della massa, a seconda della situazione e della convenienza del momento, dove l'opinione della massa può essere, o meglio, non può che essere, variabile a seconda della situazione.
Quante volte nella Vita vorremmo andare in una direzione ma, accorgendoci che la massa in quel momento va da un'altra parte, assecondiamo la corrente?
E se invece di assecondarla l'affrontassimo controcorrente, riusciremmo ad arrivare alla meta o lo stesso procedere sarebbe una lotta impari che presto porterebbe ad un nostro naufragio?
E' sempre giusto e saggio andare controcorrente o a volte è più salutare, in una certa fase, seguire la corrente?
Ed infine, rapportandosi con l'orgoglio che c'è in noi, è più giusto mediare od è più giusto fare in modo che tale orgoglio possa in ogni caso cercare di prevalere?
Quante domande che mi sono posto, rivolto meditabondo alla pianura briantea, all'imbrunire di una anonima e fredda giornata collocata tra le feste comandate di inizio anno, sono per l'ennesima volta cadute nel vento teso che sfiorava la collina.
L'esercizio del silenzio era più vicino di quanto pensassi, ed ora che lo sto affrontando il rimbombo e l'eco di quelle domande che ondeggiano sulla pianura si fa ancora più ridondante ed insopportabile.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi, tramonto invernale da Montevecchia)

sabato 1 gennaio 2011

Son finite le medaglie

L'anno è appena iniziato, buon anno a tutti!
E già viaggio in ritardo. Eccomi infatti qui a scrivere il post dedicato al bilancio del 2010 alla sera del primo giorno del 2011... Ma forse avere atteso la chiusura effettiva dell'anno mi consente di guardare il 2010 in modo più completo.
Mi sono reso conto solo oggi che stanotte non ho fatto un mio particolare rito legato al Capodanno: non mi sono fermato ad osservare le faville nella brace di un camino, cosa che ho sempre fatto. Ad una certa ora, mi estraniavo e mi mettevo da solo per qualche minuto ad osservare la brace di un fuoco ripensando all'anno passato, alle sue cose positive ed alle sue cose negative: e per qualche secondo gli occhi si velavano di lacrime.
Ma stanotte non l'ho fatto. Chissà perchè... Strano...
Quel senso di bilancio mi ha però un pò pervaso oggi. Vorrei davvero sentirmi più leggero quest'anno, vorrei essere più ottimista, vorrei lasciare i cattivi pensieri prima che mi rendano grigio.
Devo ritrovare la leggerezza e la voglia del fare. Non mi sono mai fermato, sono sempre stato colui che "tira la carretta"... Il 2011 deve essere un anno leggero, un anno più saggio, un anno durante il quale gestire meglio quel cavallo imbizzarrito che si chiama "Ego" e che scalpita sempre nel mio animo. Devo riuscire ad abbandonare il campo della contesa senza avere la pretesa di avere l'ultima parola, ma con la leggerezza di avere la certezza che quando si ha ragione, la Verità prima o poi viene a galla. Basta avere la pazienza di attendere. Sulla riva del fiume, nel mio stile...
E quando invece si ha torto, è meglio tacere: cercare di avere sempre ragione diventa un'azione estremamente stucchevole.
La candela della foto di stasera è per il ricordo di due persone che nel 2010 sono "andate avanti". Due persone diverse, ma che avevano nella testardaggine positiva il loro carattere distintivo.
Mi riferisco a mia nonna materna Silvia ed a Pierangelo Limonta di Montevecchia.
Mia nonna era una grande: riusciva sempre ad affrontare tutto con un sorriso beffardo. E così ha fatto fino all'ultimo, alla soglia dei novant'anni. Quando il suo nipote di tanto in tanto gli decantava le sue "magnificenti imprese" o presunte tali, lei ascoltava e alla fine sentenziava in dialetto brianzolo (mi si perdoni la trascrizione sicuramente non corretta): "desmetela de riuva prem, che ghe ne poo de medaj..." (ovvero: "smettila di arrivare primo che non ce ne sono più di medaglie"). Era un suo pensiero tanto schietto e sincero che vivevo ogni volta come un bagno di umiltà: grazie nonna!
Pier invece era un grande affabulatore positivo. Floricoltore da una Vita, aveva dedicato a sua madre quel "Giardino di Eva" che ha attiraro tante persone, presso la piazzetta di Montevecchia alta, Brianza pura. Lui era sempre lì, a mantenere i suoi fiori ("me custen pusè de la dona..." ovvero "mi costano più della moglie" amava dire, ad indicare che i fiori erano la sua scelta di Vita, visto che non aveva costruito una famiglia), a ricercare nuove varietà, a portare meraviglia a chi varcava il cancello in legno. La piazzetta senza Pier non è più la stessa cosa, ed i suoi fiori senza di lui sono meno colorati...
Riposate in Pace, e grazie di essere esistiti...
(nella mia foto di oggi: candela a Cascina Scarpata di Perego)