L'anno è appena iniziato, buon anno a tutti!
E già viaggio in ritardo. Eccomi infatti qui a scrivere il post dedicato al bilancio del 2010 alla sera del primo giorno del 2011... Ma forse avere atteso la chiusura effettiva dell'anno mi consente di guardare il 2010 in modo più completo.
Mi sono reso conto solo oggi che stanotte non ho fatto un mio particolare rito legato al Capodanno: non mi sono fermato ad osservare le faville nella brace di un camino, cosa che ho sempre fatto. Ad una certa ora, mi estraniavo e mi mettevo da solo per qualche minuto ad osservare la brace di un fuoco ripensando all'anno passato, alle sue cose positive ed alle sue cose negative: e per qualche secondo gli occhi si velavano di lacrime.
Ma stanotte non l'ho fatto. Chissà perchè... Strano...
Quel senso di bilancio mi ha però un pò pervaso oggi. Vorrei davvero sentirmi più leggero quest'anno, vorrei essere più ottimista, vorrei lasciare i cattivi pensieri prima che mi rendano grigio.
Devo ritrovare la leggerezza e la voglia del fare. Non mi sono mai fermato, sono sempre stato colui che "tira la carretta"... Il 2011 deve essere un anno leggero, un anno più saggio, un anno durante il quale gestire meglio quel cavallo imbizzarrito che si chiama "Ego" e che scalpita sempre nel mio animo. Devo riuscire ad abbandonare il campo della contesa senza avere la pretesa di avere l'ultima parola, ma con la leggerezza di avere la certezza che quando si ha ragione, la Verità prima o poi viene a galla. Basta avere la pazienza di attendere. Sulla riva del fiume, nel mio stile...
E quando invece si ha torto, è meglio tacere: cercare di avere sempre ragione diventa un'azione estremamente stucchevole.
La candela della foto di stasera è per il ricordo di due persone che nel 2010 sono "andate avanti". Due persone diverse, ma che avevano nella testardaggine positiva il loro carattere distintivo.
Mi riferisco a mia nonna materna Silvia ed a Pierangelo Limonta di Montevecchia.
Mia nonna era una grande: riusciva sempre ad affrontare tutto con un sorriso beffardo. E così ha fatto fino all'ultimo, alla soglia dei novant'anni. Quando il suo nipote di tanto in tanto gli decantava le sue "magnificenti imprese" o presunte tali, lei ascoltava e alla fine sentenziava in dialetto brianzolo (mi si perdoni la trascrizione sicuramente non corretta): "desmetela de riuva prem, che ghe ne poo de medaj..." (ovvero: "smettila di arrivare primo che non ce ne sono più di medaglie"). Era un suo pensiero tanto schietto e sincero che vivevo ogni volta come un bagno di umiltà: grazie nonna!
Pier invece era un grande affabulatore positivo. Floricoltore da una Vita, aveva dedicato a sua madre quel "Giardino di Eva" che ha attiraro tante persone, presso la piazzetta di Montevecchia alta, Brianza pura. Lui era sempre lì, a mantenere i suoi fiori ("me custen pusè de la dona..." ovvero "mi costano più della moglie" amava dire, ad indicare che i fiori erano la sua scelta di Vita, visto che non aveva costruito una famiglia), a ricercare nuove varietà, a portare meraviglia a chi varcava il cancello in legno. La piazzetta senza Pier non è più la stessa cosa, ed i suoi fiori senza di lui sono meno colorati...
Riposate in Pace, e grazie di essere esistiti...
(nella mia foto di oggi: candela a Cascina Scarpata di Perego)