sabato 28 novembre 2009

Sentinella della sera

Liberare la mente da lacci e lacciuoli ascoltando solo la voce del cuore. Sarebbe fantastico, sarebbe un mondo perfetto. Invece nei rapporti che incrociamo sulle strade della Vita, reciprocamente, tendiamo sempre a far sentire più di tutte le altre voci, magari anche più suadenti, la sola voce della mente, spesso roca.
Ci facciamo tante, troppe domande. E più la Vita si costella di vicende che ci segnano e più, la volta successiva, aumentiamo la dose delle domande.
Sto vivendo un periodo pieno di domande, soprattutto rispetto a come vengo percepito agli occhi dei più. Quando ti impegni in qualcosa in cui credi sei più forte di ogni ostacolo, ma quando gli ostacoli arrivano prima improvvisi ed inaspettati e poi attesi e numerosi anche dal cosidetto "fuoco amico", ti sembra di assistere ad un "tiro al piccione"...
Reset.
Io vado avanti con la testa alta. Voglio essere coerente fino in fondo. Anche nello sbaglio, se servisse. E con questa concentrazione di domande focalizzate su uno solo dei miei molteplici aspetti attraverso i quali mi rapporto con gli altri, voglio liberare il resto dalla mente ed affidarlo al cuore. E' forse la prima volta che ho la percezione di avere una maturità sufficiente ad aggirare le consuetudini che mi han sempre portato a sbagliare.
Ma questa volta il sussulto vibra nella parte più recondita del mio animo. E' un vibrare d'infinito, per essere parte di esso, grazie ad esso. Per troppo tempo sono stato "sentinella della sera" del mio animo: questa volta il cambio della guardia non c'è stato: il castello è sguarnito, custodito solo dalla luce delle stelle tremolanti...
(nella mia foto di oggi: sentinella della sera)

mercoledì 25 novembre 2009

Il senso della misura

Il fluire della Vita appare a volte, agli occhi dei più, piuttosto strano. Ma spesso e volentieri appare tale non solo agli occhi, più o meno distaccati, piuttosto che disincantati od interessati, di chi ci circonda, ma anche ai nostri occhi, a quegli occhi che utilizziamo per sondare gli angoli più reconditi del nostro animo.
Perchè ciò accade? Forse perchè cerchiamo di vestire di razionalità ogni accadimento, quando l'irrazionalità del divenire entropico furoreggia. Ognuno di noi cerca di fare esperimenti su di sé prima di tutto, sul fluire di cui è parte.
Negli ultimi giorni, per esempio, ho vissuto degli accadimenti che hanno dato risposte certe a domande poste tempo fa (verrebbe da dire mal poste, ma in realtà si sono poste da sole). Risposte che mi hanno portato ad esclamare a pieni polmoni "Aria nuova, Vita nuova!"
Quindi lavorando su situazioni ingrigite dal Tempo e sviscerate in tutte le loro parti ho raggiunto la convinzione di pormi verso ciò che mi circonda in un modo diverso, riscoprendo situazioni già vissute e visi già incrociati, evitando quelli ormai ingrigiti; e divenuti tali per gran causa loro, tra l'altro.
Quando si scoprono Terre e luoghi nuovi si ha però la tendenza ad esplorarle in lungo ed in largo, continuamente, perdendo così magari i piccoli particolari e non gestendo al meglio le situazioni.
Nel venticello pulito e profumato, ma soprattutto nuovo e fresco che mi avvolge, devo solo seguire la sola stella polare per orientarmi in questa esplorazione: in fondo bisogna solo ritrovare il senso della misura. Facile, no?
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: meridiana)

sabato 21 novembre 2009

La stanchezza nel cuore

"I colori di sera si smorzano un pò, la stanchezza nel cuore fa dire di no..." cantava Pino Mango diversi anni fa, in quello che ritengo essere il suo album più bello (Sirtaki, 1990, frase tratta da "I giochi del vento sul lago salato").
Già, la stanchezza nel cuore. Quella che a volte ci porta all'isolamento, quella che a volte ci porta all'apatia. Ma anche quella che a volte ci fa guardare dentro noi stessi ancora con più intensità per riscoprire la Luce dentro di noi, che diventa un tutt'uno con il tramonto che stiamo ammirando da quella magica collina che spesso, all'imbrunire, mi richiama a rimirare "...interminati spazi, sovrumani silenzi..." ("L'infinito" di Giacomo Leopardi, 1819).
La stanchezza del cuore viene prima della stanchezza del corpo e dopo la stanchezza della mente. Il "pathos" senza raziocinio. Entra in gioco dopo che il raziocinio ha fallito. Il "pathos", il "mood", l'animo. L'Essenza. Ovvero il contrario del materiale. Il risultato di una sublimazione talmente rapida nella sua manifestazione quanto lenta nel suo maturare. Ma pur sempre una sublimazione, quindi un passaggio diretto dallo stato solido (il quotidiano) a quello gassoso (l'infinito).
Ma come può il cuore essere stanco? Come può la fonte di tutto ciò che siamo (in fondo viviamo per amare) tendere all'inaridimento? Succede quando se ne abusa o quando ci si dimentica che esiste? Belle domande, senza risposte: la saggezza nella mia Vita è ancora troppo simile alla chimera, ma non sono ancora stanco di inseguirla. E così mi troverò un altro giorno, all'imbrunire, a rincorrere l'orizzonte avvampato con lo sguardo.
In un cameo di percezioni, avvolto dal buio che avanza: un asino raglia ai piedi della collina, un gallo canta lontano, le cornacchie gracchiano. Le auto corrono, il soffio del vento porta il profumo della legna arsa dai camini, il freddo mi porta un tremolio e mi fa alzare il bavero, una lacrima che scorre sulla guancia riflette l'ultima luce del tramonto. Eppure quelle che ho di fronte sono ancora quelle "Luci scintillanti nel buio d'una pianura che sotto i miei occhi lentamente s'assopisce..." del 12 agosto 1994. E la lacrima che riga il viso è ancora la stessa. E ancora una volta forse "quell'attimo è l'inizio del tutto...". Ogni cosa s'avvia in un attimo. E nel più piccolo frammento della nostra Vita è racchiuso il segreto dell'Amore, anche nel giorno più malinconico.
Perchè l'Amore nella sua Essenza è eterno ed inesauribile: e tende all'infinito...
(nella mia foto di oggi: tramonto di fine ottobre, dove sono lo sapete già)

domenica 15 novembre 2009

Sinfonia d'autunno

La bruma che vela il colle. Le foglie ingiallite che si abbandonano al rivo, ondeggianti ed impacciate, fino all'abbraccio finale con l'acqua che fuma... Il profumo del muschio, il riccio che cade, la castagna che rotola.
La foschia che ovatta la valle. Lo sguardo che si perde nell'infinito, uno stormo di uccelli raminghi nel cielo grigio, l'urlo delle cornacchie all'imbrunire, il fumo che esce dai camini, la pioviggine che vela la strada, il fango che aggredisce le scarpe, i passi che scivolano via.
L'azzurro del cielo profondo. I cachi che infiammano l'albero ormai senza foglie, i melograni con la buccia pallida ed il cuore rosso rubino, i cristalli della prima brina sul prato che sfavillano.
L'arancio che incornicia il campanile. Rintocco di campane mentre la Luce fugge via lasciando il posto alla "siretina" limpida, i cipressi che si stagliano come sentinelle al tramonto che infuoca il cielo, i belati della transumanza e il tintinnio dei campanelli degli agnellini che accompagna il canto dei folletti.
Il cuore in autunno nel cuore dell'autunno. Gli occhi che rincorrono i mille colori che ricordano il risveglio di primavera, la meditazione nel silenzio, la Luna piena alta nel cielo, il primo freddo che ti entra nelle ossa, la Luce di una candela, le parole d'una preghiera di Vita nel giorno dei Morti.
E' l'autunno di Brianza.
E sulle Prealpi, battute dal vento del Nord, s'accendono i gli alberi...
Essendo Essenza del tutto...
(nella foto di oggi di Marsala Florio (http://www.flickr.com/photos/marsalaflorio): autunno a Lasnigo, triangolo lariano)

venerdì 13 novembre 2009

L'Essenza del Tempo

Il compleanno è sempre un giorno un pò particolare. Fa un pò il paio con la notte di San Silvestro, ma con minori limiti spazio-temporali. Ho passato tante notti di Capodanno ad osservare le faville di un falò di mezzanotte o di un caminetto carico di brace, al profumo della buccia dei mandarini bruciati sul fuoco di San Silvestro. E mentre osservo il fuoco faccio un bilancio dell'anno trascorso...
Il compleanno è più complicato. Il bilancio spesso lo fai della Vita fino a quel punto vissuta. In un virtuale pallottoliere sposti verso sinistra una pallina, che si aggiunge agli anni già trascorsi. Pensi a cos'eri giusto un anno prima come dieci anni prima. Percepisci l'Essenza del Tempo vissuto, senza trovare spesso una spiegazione logica e razionale degli accadimenti dell'ultimo anno.
La Vita è mutevole più dell'animo di una persona lunatica.
Meditavo sul fatto che ciò che entra nella tua Vita come una tempesta ne esce anche in fretta. Come un temporale, che arriva velocemente e passa presto, e subito torna il sole con l'aria più fresca ed il cielo più limpido.
Allo stesso modo ho rivisto il Bello vissuto negli occhioni verdi in cui son naufragato trovandoli meno infiniti di quelli che apparivano. Tutto d'un tratto, smitizzati... Dura Verità, ma Verità.
Non si può però passar la Vita a far bilanci della stessa. Ogni frammento che ci è donato va vissuto, e ripensando all'anno appena passato, difficile ed impegnativo, vien da pensare che a volte bisogna imparare ad esser più egoisti per essere altruisti. Non è un ossimoro forzato: è una considerazione reale. Se sei Te stesso, le persone più sincere busseranno alla tua porta. E' meglio che una sola persona ti guardi negli occhi ed in una frazione di secondo capisca tutto di Te che cercare di essere ciò che tanti vogliano che tu sia. Un albero che vive in un posto siccitoso sviluppa le radici per ricercare l'acqua nelle viscere della Terra.
M'abbandono al riposo, ringraziando i tanti che mi hanno portato i loro auguri. Un gesto di un secondo, un piccolo abbraccio virtuale.
Ed eterno le sensazioni che hanno segnato l'anno collocato tra il mio 35° ed il mio 36° compleanno, cogliendo pensieri scritti tra ciò che non è scritto, in rigoroso ordine sparso: sfida, delusione, malinconia, passione, inganno, godimento, oblio, scoperta, ovvietà, sorpresa, paranoia. Di tutto un pò. Tendendo all'infinito, ora e sempre. Forever.
Vi voglio bene!
(nella mia foto di oggi: sentinella della sera)

domenica 1 novembre 2009

Un ricordo delle Isole Eolie

Credo che le e-mail siano nate quale strumento di comunicazione immediato, sorta di sms più lungo. Una e-mail od un sms arrivano dall'altra parte del mondo in un batter di ciglio. Credo però che tali strumenti abbiano tolto ormai il fascino dello scrivere lettere e biglietti: siamo sempre più legati ad una realtà virtuale, che ha sì il pregio dell'immediatezza ma porta ad essere di fatto più distaccati, toglie il tempo alle relazioni interpersonali dirette. Del resto, ogni cosa è figlia del suo Tempo.
Ho ancora in giro i bigliettini e le lettere degli anni Novanta: raramente li rileggo, e sono molti i ricordi che riemergono dal limbo del passato: ma quante ne ho combinate? E quante persone ho perso di vista, quante donne ho conosciuto, magari sfiorate, prima che le nostre strade di separassero di nuovo?
Con tempi ben diversi, ma queste cose reminescenze a volte mi succedono anche con le e-mail: forse sarebbe meglio cancellarle, ma in fondo è come se avessimo stracciato i bigliettini degli anni Novanta. E ne ho stracciati solo una serie purtroppo, legati ad una storia molto intensa e travagliata della mia Vita, ed ancora oggi son pentito di averlo fatto.
Ieri sera stavo riordinando un pò di e-mail e magicamente ne ho cliccata una che non volevo aprire. Ma quando l'ho aperta l'ho riletta. Era del settembre 2004, e ricordava una delle vacanze più belle che ho vissuto, per la magia dei luoghi e per la compagnia: il tour delle Isole Eolie. In quella settimana avevo costruito dei bellissimi rapporti, che andavano da un capo all'altro del nostro magnifico Stivale. Alcuni li ho persi di vista, come spesso accade per le vicende legate alle vacanze, altri li ho distrutti con le mie mani. E' la mia specialità: costruire e distruggere. Del resto, è quella grande parte di saggezza che mi manca.
Dalla e-mail ho poi cercato alcune foto, tra le quali quella che condivido con questo post. L'ho osservata a lungo, rivivendo come un film quella vacanza. Ricordando il fuoco dello Stromboli, la magia di Ginostra, le mulattiere di Alicudi, quel galeotto bagno sulla spiaggia di Filicudi, lo zolfo di Vulcano, i fondali bianchi di pomice di Lipari, il porticciolo di Pollara a Salina, e Cala Zimmari a Panarea.
Ricordando le sere di luna piena in barca e le notti ad ascoltare le onde che si infrangevano sugli scogli sotto l'hotel. Son passati cinque anni: e da due non rivedo il mare...
(nella mia foto di oggi: Cala Zimmari a Panarea)