giovedì 31 dicembre 2009

A volte il cuore s'impaura...

Anche questo anno volge al termine, come ogni cosa, una volta finita. In ogni cosa c'è un inizio ed una fine, solo le storie d'amore non finiscono mai e solo l'infinito non va e non viene, perchè ci avvolge per sempre.
Alla vigilia del 2009, mentre salutavo un 2008 difficile e pesante, mi auguravo che il 2009 non fosse solo un Nuovo Anno, ma un Anno Nuovo.
Ed ora son qui a salutare un 2009 difficile e pesante, augurandomi che il 2010 non sia solo un Nuovo Anno, ma un Anno Nuovo.
I pensieri di commiato e di attesa sono gli stessi quindi.
Lo stato fisico e metafisico invece?
Sicuramente entrambi sono messi meglio rispetto ad un anno fa, ed ecco che allora qualche novità positiva nel 2009 c'è pure stata. Certo forse avrei voluto muovermi di più dalla posizione in cui ormai sono un pò ingessato, però appena ci provo le ossa scricchiolano ed il cuore s'impaura.
Ed anche nel 2009 non ho visto il mare: non lo vedo dal mese di settembre del 2007, quasi fosse una sorta di maleficio... Incredibile, neanche dovessi raggiungerlo con un calesse... Ma sul tema del mare tornerò nei primi giorni del 2010, a lui so' già che dedicherò il mio primo post del 2010.
Per il resto il 2009 mi ha portato tanta esperienza ed a 360°, di questo sono grato a questi ultimi 365 giorni e a tutte le persone che in qualche modo, interagendo con me, sia nel positivo che nel negativo, mi hanno portato questa esperienza.
Esperienza fa rima con sapienza ma non con saggezza: eppure la prima la si ha di Natura, mentre la seconda la si acquisisce applicandosi quotidianamente agli accidenti della Vita.
L'auspicio per il 2010 è quindi lo stesso degli ultimi dodici mesi: aumentare la saggezza. Perchè, se ben ci penso, quello che nel comune sentire si può definire uno stato di confusione mentale è ordine, rispetto alla eterna entropia della mia mente.
Intanto nella prossima notte, mentre il 2009 sparirà dietro l'orizzonte, cercherò come ogni anno le faville nella brace di un camino: Luce sfavillante...
Forza e coraggio!
E quando il cuore s'impaura, non abbiate paura a cercare un abbraccio o a lasciar sfuggire una lacrima. Io già lo faccio...
A tutti un sereno 2010!
(nella mia foto di oggi: il panorama notturno da Montevecchia mio compagno di tante meditazioni)

sabato 26 dicembre 2009

L'Essenza della Luce di notte

La sera di Natale è stato più forte di me. Sono uscito di casa ai primi refoli di favonio. Ne ho sentito l'odore mentre salivo in macchina. Ho fatto quello che dovevo fare e, mentre ero sulla strada di casa, ecco che quel fanciullino che c'è in ognuno di noi ha bussato. Ed è stato più forte dell'anima razionale, alimentato dal favonio. E a quel punto, nonostante la stanchezza, s'è avverata la saggezza di Ligabue quando canta "...certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei...".
E via, a catturare la Luce della notte, che il favonio aveva reso limpida in ogni dove. Sù, sù verso Colle Brianza... Direzione Nava, uno sguardo sull'oggionese ma sarà per un'altra volta e poi sù, nel centro di Giovenzana, dove mi cattura l'attenzione il castello delle campane illuminato, della Seicentesca chiesa di San Donnino. Con quel tetto a punta che sa' di montagna... Ogni volta che passo da Giovenzana mi sembra di essere in un paesino di montagna... Le strade strette, il profumo della legna arsa nei camini, il campanile a punta... Poi avanti verso Cagliano, cogliendo uno scorcio di pianura ed inseguendo con lo sguardo Montevecchia, che da qui si confonde con le mille luci dell'hinterland milanese.
Inseguendo la luce della pianura scendo di nuovo al piano, mi cattura lo sguardo il Buonmartino di Olgiate Molgora e poi è il mio faro che mi prende. Che mi dirige la rotta. E' il Santuario di Montevecchia. Di nuovo sù, sul colle più bello della Brianza, sù fino in alto, dove il favonio soffia ed è più freddo che al piano. Catturo la luce della pianura da Montevecchia, la luce dorata della Madonnina e quella psichedelica del Pirellone: luce gialla e luce azzurra, luce calda e luce fredda.
I vecchi muri restaurati della Ghisalba si ammantano della calda luce di una lanterna mentre il vento agita l'ulivo e increspa l'acqua di una pozzanghera su cui inizia a comparire il ghiaccio: un cartello sbatte ad una catena mossa dalle raffiche sempre più forti. Non sento più le dita, gelate dal freddo, mentre con la fotocamera cerco nuove luci nella notte: ma sento il cuore, e la mia serata di ricerca dell'Essenza della Luce di notte naufraga dolcemente nel Santuario di Montevecchia visto da Sud, da Madremolo. Faro nella notte, luminoso, dorato, orgoglio di ogni brianzolo. Caldo nella serata gelida...
Già, la serata è gelida. Ci vorrebbe un pò di vin brulè, ma questa è un'altra storia...
(nella mia foto di oggi: vista notturna del Santuario di Montevecchia)

giovedì 24 dicembre 2009

Il senso del Natale

Ebbene sì, è tornato. E del resto non poteva non tornare. Il calendario ha una casella tutta per lui. La sera della vigilia cade sette giorni prima della fine del 2009, sette giorni prima dell'inizio del 2010. Si è materializzato dopo un lunga corsa, pur sottotono, iniziata prima del previsto. Chissà chi decide quando è l'inizio in effetti. Forse volevano infonderci ottimismo, ma quest'anno le luminarie le hanno accese ben prima dell'inizio di dicembre: bastassero le luminarie, in un anno pesante e difficile come il 2009...
Però lui è tornato. Lui ovviamente è il Natale. Il Natale che si materializzerà tra meno di due ore, allo scoccare della mezzanotte, mentre migliaia di fedeli affolleranno le chiese, scaldandosi reciprocamente i cuori, in una sorta di enorme abbraccio.
E' un Natale innevato, anche la coreografia è garantita, la scenografia da classico "Bianco Natale", che qualcuno ha voluto utilizzare come gioco di parole con altri scopi, quest'anno. La pioggia fino all'ultimo ha cercato di avere la meglio sulla neve caduta nei giorni scorsi, ma questa ha stoicamente resistito.
E' un Natale gelido, però. Tanti motivi mi spingono ad affrontarlo con lo spirito giusto, perchè se solo gli do' un minimo di corda so già che non mi perdonerebbe. Anzi, mi castigherebbe. Natale è il momento dei piccoli miracoli, e qualche piccolo miracolo anche quest'anno l'ho vissuto, e questo mi ha scaldato un pochetto il cuore.
Ma Natale è difficile quando guardi dentro te stesso. E' l'insieme che non gira, soprattutto in questi giorni che o li ami o li odi. Nulla di grave, sia chiaro, la Vita ci può riservare ben più grandi e devastanti prove, ma quando hai la fortuna di vivere in fondo bene, rischi di cercare la perfezione: ed ogni cosa diventa difficile, anche la più semplice.
E' un altro Natale malinconico, non lo nascondo. La Vita è una continua evoluzione, e devo riconoscere che i motivi di malinconia del mio Natale 2009 sono diversi da quelli del Natale 2008, che invece erano stati gli stessi del Natale 2007: e chi mi conosce sa bene a cosa mi riferisco. Quel tarlo quest'anno è tolto, era un dente doloroso che è stato estratto, ma c'è ancora un dolore di fondo più subdolo, proprio perchè non ha un inizio ed una fine definita.
Sono virtualmente vicino a chi vivrà un Natale di sofferenza e a chi, come me, non riesce mai ad affrontare il Natale con lo spirito giusto, luminoso.
A coloro che invece riescono a vivere la magia del Natale auguro ogni bene, rispettando la diversa percezione che hanno dello stesso.
Tanto Natale, sia per gli uni che per gli altri, quando arriva, arriva!
(nella mia foto di oggi: il mio albero di Natale sotto la nevicata)

domenica 13 dicembre 2009

Freddo gelido

Da un'alba fiammeggiante ad un panorama gelido del Resegone ammantato di una spruzzata di neve nella grigria giornata di oggi. A volte le fotografie dicono più di tante parole. E' un contrasto evidente. Del resto il Tempo fugge senza sosta ed è per questo che cerchiamo di cogliere al volo ciò che riusciamo: perchè se non cogliamo al volo perdiamo, questo ormai è assodato.
Il contrasto fotografico è volutamente ardito, ed anche il mio animo ha vissuto notevoli contrasti in questi ultimi giorni. Ma come ero sereno con me stesso dieci giorni fa lo sono anche oggi ed è questo ciò che più conta. Prima di tutto c'è la serenità con sé stessi, perchè se non si sta bene con sé stessi non si può pensare di stare bene con gli altri, più o meno importanti.
Dieci giorni fa vivevo un alba fiammeggiante su almeno un paio di fronti. Ora su entrambi i fronti è come se fossimo in pieno giorno, e le luci dell'alba sono state sostituite dal sole pieno che illumina ogni angolo, anche quello più recondito. Non posso lamentarmi che i quadri in cui la mia Vita si muove non siano perlomeno chiari: è compito mio scegliere i colori giusti per dargli il giusto calore...
(nella mia foto di oggi, scattata con la nuova fotocamera (grande gioia): gelido Resegone)

mercoledì 2 dicembre 2009

Albe e tramonti

La foto di oggi è intensa come i sentimenti contrastanti che albergano in questi giorni nel mio animo. Per una volta non è un frammento di un tramonto, ma è la Luce dell'alba. L'alba abbraccia ogni nuovo giorno e questa immagine dimostra che può avere un calore maggiore del tramonto.
Forse siamo abituati a pensare il tramonto come un qualcosa più carico di passione, perchè si pone alla fine di una giornata, perchè forse è più comodo da contemplare dato l'orario. Figurativamente il tramonto sta poi alla fine di una vicenda ed è carico dei contenuti della stessa.
L'alba invece, spesso e volentieri la perdiamo. Ma non voglio perdere la "mia" alba.
Sto vivendo un'alba fiammeggiante. Su più fronti: contorta e sofferta. Ma le cose più belle arrivano dalla sofferenza. La Vita agiata, l'avere tutto a comando, ci fa spesso perdere la capacità di cogliere i doni della Vita. Ce ne accorgiamo appena ci fermiamo. Invece dovremmo essere capaci di contemplare il tutto quando inizia: anche se fosse l'inizio della fine di qualcosa, sia chiaro. Quanti pensieri, quanti tentativi di applicare uno scampolo di saggezza agli eventi che ci si presentano di fronte e di cui siamo in parte protagonisti...
Dicevo che vivo l'alba. Qualcuno sostiene che sto tramontando: è proprio vero che ogni cosa è soggettiva :-) In ogni caso, l'ho scritto anche nel post precedente, in questa finestra sul mondo sarò sempre coerente, terrò sempre la testa alta.
Qui continuerò a parlare dei miei pensieri e a condividere meditazioni sul fluire della Vita e dell'Infinito. Le cose più pratiche, come gli accidenti politici, li tratterò nel mio blog politico, è giusto dividere i fronti: http://giovannizardoni.blogspot.com/. Anche perchè, me stesso lo sarò per sempre, "politico di paese" lo sono pro tempore!
Quindi, dividete le letture come preferite. Questo scritto stasera è poco pregnante, me ne rendo conto nel Tempo stesso in cui si materializza dalla mia mente sul video che ho di fronte, ma non tutte le ciambelle riescono col buco: ad meliora!
(nella mia foto di oggi: alba invernale da Cascina Butto di Montevecchia)

sabato 28 novembre 2009

Sentinella della sera

Liberare la mente da lacci e lacciuoli ascoltando solo la voce del cuore. Sarebbe fantastico, sarebbe un mondo perfetto. Invece nei rapporti che incrociamo sulle strade della Vita, reciprocamente, tendiamo sempre a far sentire più di tutte le altre voci, magari anche più suadenti, la sola voce della mente, spesso roca.
Ci facciamo tante, troppe domande. E più la Vita si costella di vicende che ci segnano e più, la volta successiva, aumentiamo la dose delle domande.
Sto vivendo un periodo pieno di domande, soprattutto rispetto a come vengo percepito agli occhi dei più. Quando ti impegni in qualcosa in cui credi sei più forte di ogni ostacolo, ma quando gli ostacoli arrivano prima improvvisi ed inaspettati e poi attesi e numerosi anche dal cosidetto "fuoco amico", ti sembra di assistere ad un "tiro al piccione"...
Reset.
Io vado avanti con la testa alta. Voglio essere coerente fino in fondo. Anche nello sbaglio, se servisse. E con questa concentrazione di domande focalizzate su uno solo dei miei molteplici aspetti attraverso i quali mi rapporto con gli altri, voglio liberare il resto dalla mente ed affidarlo al cuore. E' forse la prima volta che ho la percezione di avere una maturità sufficiente ad aggirare le consuetudini che mi han sempre portato a sbagliare.
Ma questa volta il sussulto vibra nella parte più recondita del mio animo. E' un vibrare d'infinito, per essere parte di esso, grazie ad esso. Per troppo tempo sono stato "sentinella della sera" del mio animo: questa volta il cambio della guardia non c'è stato: il castello è sguarnito, custodito solo dalla luce delle stelle tremolanti...
(nella mia foto di oggi: sentinella della sera)

mercoledì 25 novembre 2009

Il senso della misura

Il fluire della Vita appare a volte, agli occhi dei più, piuttosto strano. Ma spesso e volentieri appare tale non solo agli occhi, più o meno distaccati, piuttosto che disincantati od interessati, di chi ci circonda, ma anche ai nostri occhi, a quegli occhi che utilizziamo per sondare gli angoli più reconditi del nostro animo.
Perchè ciò accade? Forse perchè cerchiamo di vestire di razionalità ogni accadimento, quando l'irrazionalità del divenire entropico furoreggia. Ognuno di noi cerca di fare esperimenti su di sé prima di tutto, sul fluire di cui è parte.
Negli ultimi giorni, per esempio, ho vissuto degli accadimenti che hanno dato risposte certe a domande poste tempo fa (verrebbe da dire mal poste, ma in realtà si sono poste da sole). Risposte che mi hanno portato ad esclamare a pieni polmoni "Aria nuova, Vita nuova!"
Quindi lavorando su situazioni ingrigite dal Tempo e sviscerate in tutte le loro parti ho raggiunto la convinzione di pormi verso ciò che mi circonda in un modo diverso, riscoprendo situazioni già vissute e visi già incrociati, evitando quelli ormai ingrigiti; e divenuti tali per gran causa loro, tra l'altro.
Quando si scoprono Terre e luoghi nuovi si ha però la tendenza ad esplorarle in lungo ed in largo, continuamente, perdendo così magari i piccoli particolari e non gestendo al meglio le situazioni.
Nel venticello pulito e profumato, ma soprattutto nuovo e fresco che mi avvolge, devo solo seguire la sola stella polare per orientarmi in questa esplorazione: in fondo bisogna solo ritrovare il senso della misura. Facile, no?
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: meridiana)

sabato 21 novembre 2009

La stanchezza nel cuore

"I colori di sera si smorzano un pò, la stanchezza nel cuore fa dire di no..." cantava Pino Mango diversi anni fa, in quello che ritengo essere il suo album più bello (Sirtaki, 1990, frase tratta da "I giochi del vento sul lago salato").
Già, la stanchezza nel cuore. Quella che a volte ci porta all'isolamento, quella che a volte ci porta all'apatia. Ma anche quella che a volte ci fa guardare dentro noi stessi ancora con più intensità per riscoprire la Luce dentro di noi, che diventa un tutt'uno con il tramonto che stiamo ammirando da quella magica collina che spesso, all'imbrunire, mi richiama a rimirare "...interminati spazi, sovrumani silenzi..." ("L'infinito" di Giacomo Leopardi, 1819).
La stanchezza del cuore viene prima della stanchezza del corpo e dopo la stanchezza della mente. Il "pathos" senza raziocinio. Entra in gioco dopo che il raziocinio ha fallito. Il "pathos", il "mood", l'animo. L'Essenza. Ovvero il contrario del materiale. Il risultato di una sublimazione talmente rapida nella sua manifestazione quanto lenta nel suo maturare. Ma pur sempre una sublimazione, quindi un passaggio diretto dallo stato solido (il quotidiano) a quello gassoso (l'infinito).
Ma come può il cuore essere stanco? Come può la fonte di tutto ciò che siamo (in fondo viviamo per amare) tendere all'inaridimento? Succede quando se ne abusa o quando ci si dimentica che esiste? Belle domande, senza risposte: la saggezza nella mia Vita è ancora troppo simile alla chimera, ma non sono ancora stanco di inseguirla. E così mi troverò un altro giorno, all'imbrunire, a rincorrere l'orizzonte avvampato con lo sguardo.
In un cameo di percezioni, avvolto dal buio che avanza: un asino raglia ai piedi della collina, un gallo canta lontano, le cornacchie gracchiano. Le auto corrono, il soffio del vento porta il profumo della legna arsa dai camini, il freddo mi porta un tremolio e mi fa alzare il bavero, una lacrima che scorre sulla guancia riflette l'ultima luce del tramonto. Eppure quelle che ho di fronte sono ancora quelle "Luci scintillanti nel buio d'una pianura che sotto i miei occhi lentamente s'assopisce..." del 12 agosto 1994. E la lacrima che riga il viso è ancora la stessa. E ancora una volta forse "quell'attimo è l'inizio del tutto...". Ogni cosa s'avvia in un attimo. E nel più piccolo frammento della nostra Vita è racchiuso il segreto dell'Amore, anche nel giorno più malinconico.
Perchè l'Amore nella sua Essenza è eterno ed inesauribile: e tende all'infinito...
(nella mia foto di oggi: tramonto di fine ottobre, dove sono lo sapete già)

domenica 15 novembre 2009

Sinfonia d'autunno

La bruma che vela il colle. Le foglie ingiallite che si abbandonano al rivo, ondeggianti ed impacciate, fino all'abbraccio finale con l'acqua che fuma... Il profumo del muschio, il riccio che cade, la castagna che rotola.
La foschia che ovatta la valle. Lo sguardo che si perde nell'infinito, uno stormo di uccelli raminghi nel cielo grigio, l'urlo delle cornacchie all'imbrunire, il fumo che esce dai camini, la pioviggine che vela la strada, il fango che aggredisce le scarpe, i passi che scivolano via.
L'azzurro del cielo profondo. I cachi che infiammano l'albero ormai senza foglie, i melograni con la buccia pallida ed il cuore rosso rubino, i cristalli della prima brina sul prato che sfavillano.
L'arancio che incornicia il campanile. Rintocco di campane mentre la Luce fugge via lasciando il posto alla "siretina" limpida, i cipressi che si stagliano come sentinelle al tramonto che infuoca il cielo, i belati della transumanza e il tintinnio dei campanelli degli agnellini che accompagna il canto dei folletti.
Il cuore in autunno nel cuore dell'autunno. Gli occhi che rincorrono i mille colori che ricordano il risveglio di primavera, la meditazione nel silenzio, la Luna piena alta nel cielo, il primo freddo che ti entra nelle ossa, la Luce di una candela, le parole d'una preghiera di Vita nel giorno dei Morti.
E' l'autunno di Brianza.
E sulle Prealpi, battute dal vento del Nord, s'accendono i gli alberi...
Essendo Essenza del tutto...
(nella foto di oggi di Marsala Florio (http://www.flickr.com/photos/marsalaflorio): autunno a Lasnigo, triangolo lariano)

venerdì 13 novembre 2009

L'Essenza del Tempo

Il compleanno è sempre un giorno un pò particolare. Fa un pò il paio con la notte di San Silvestro, ma con minori limiti spazio-temporali. Ho passato tante notti di Capodanno ad osservare le faville di un falò di mezzanotte o di un caminetto carico di brace, al profumo della buccia dei mandarini bruciati sul fuoco di San Silvestro. E mentre osservo il fuoco faccio un bilancio dell'anno trascorso...
Il compleanno è più complicato. Il bilancio spesso lo fai della Vita fino a quel punto vissuta. In un virtuale pallottoliere sposti verso sinistra una pallina, che si aggiunge agli anni già trascorsi. Pensi a cos'eri giusto un anno prima come dieci anni prima. Percepisci l'Essenza del Tempo vissuto, senza trovare spesso una spiegazione logica e razionale degli accadimenti dell'ultimo anno.
La Vita è mutevole più dell'animo di una persona lunatica.
Meditavo sul fatto che ciò che entra nella tua Vita come una tempesta ne esce anche in fretta. Come un temporale, che arriva velocemente e passa presto, e subito torna il sole con l'aria più fresca ed il cielo più limpido.
Allo stesso modo ho rivisto il Bello vissuto negli occhioni verdi in cui son naufragato trovandoli meno infiniti di quelli che apparivano. Tutto d'un tratto, smitizzati... Dura Verità, ma Verità.
Non si può però passar la Vita a far bilanci della stessa. Ogni frammento che ci è donato va vissuto, e ripensando all'anno appena passato, difficile ed impegnativo, vien da pensare che a volte bisogna imparare ad esser più egoisti per essere altruisti. Non è un ossimoro forzato: è una considerazione reale. Se sei Te stesso, le persone più sincere busseranno alla tua porta. E' meglio che una sola persona ti guardi negli occhi ed in una frazione di secondo capisca tutto di Te che cercare di essere ciò che tanti vogliano che tu sia. Un albero che vive in un posto siccitoso sviluppa le radici per ricercare l'acqua nelle viscere della Terra.
M'abbandono al riposo, ringraziando i tanti che mi hanno portato i loro auguri. Un gesto di un secondo, un piccolo abbraccio virtuale.
Ed eterno le sensazioni che hanno segnato l'anno collocato tra il mio 35° ed il mio 36° compleanno, cogliendo pensieri scritti tra ciò che non è scritto, in rigoroso ordine sparso: sfida, delusione, malinconia, passione, inganno, godimento, oblio, scoperta, ovvietà, sorpresa, paranoia. Di tutto un pò. Tendendo all'infinito, ora e sempre. Forever.
Vi voglio bene!
(nella mia foto di oggi: sentinella della sera)

domenica 1 novembre 2009

Un ricordo delle Isole Eolie

Credo che le e-mail siano nate quale strumento di comunicazione immediato, sorta di sms più lungo. Una e-mail od un sms arrivano dall'altra parte del mondo in un batter di ciglio. Credo però che tali strumenti abbiano tolto ormai il fascino dello scrivere lettere e biglietti: siamo sempre più legati ad una realtà virtuale, che ha sì il pregio dell'immediatezza ma porta ad essere di fatto più distaccati, toglie il tempo alle relazioni interpersonali dirette. Del resto, ogni cosa è figlia del suo Tempo.
Ho ancora in giro i bigliettini e le lettere degli anni Novanta: raramente li rileggo, e sono molti i ricordi che riemergono dal limbo del passato: ma quante ne ho combinate? E quante persone ho perso di vista, quante donne ho conosciuto, magari sfiorate, prima che le nostre strade di separassero di nuovo?
Con tempi ben diversi, ma queste cose reminescenze a volte mi succedono anche con le e-mail: forse sarebbe meglio cancellarle, ma in fondo è come se avessimo stracciato i bigliettini degli anni Novanta. E ne ho stracciati solo una serie purtroppo, legati ad una storia molto intensa e travagliata della mia Vita, ed ancora oggi son pentito di averlo fatto.
Ieri sera stavo riordinando un pò di e-mail e magicamente ne ho cliccata una che non volevo aprire. Ma quando l'ho aperta l'ho riletta. Era del settembre 2004, e ricordava una delle vacanze più belle che ho vissuto, per la magia dei luoghi e per la compagnia: il tour delle Isole Eolie. In quella settimana avevo costruito dei bellissimi rapporti, che andavano da un capo all'altro del nostro magnifico Stivale. Alcuni li ho persi di vista, come spesso accade per le vicende legate alle vacanze, altri li ho distrutti con le mie mani. E' la mia specialità: costruire e distruggere. Del resto, è quella grande parte di saggezza che mi manca.
Dalla e-mail ho poi cercato alcune foto, tra le quali quella che condivido con questo post. L'ho osservata a lungo, rivivendo come un film quella vacanza. Ricordando il fuoco dello Stromboli, la magia di Ginostra, le mulattiere di Alicudi, quel galeotto bagno sulla spiaggia di Filicudi, lo zolfo di Vulcano, i fondali bianchi di pomice di Lipari, il porticciolo di Pollara a Salina, e Cala Zimmari a Panarea.
Ricordando le sere di luna piena in barca e le notti ad ascoltare le onde che si infrangevano sugli scogli sotto l'hotel. Son passati cinque anni: e da due non rivedo il mare...
(nella mia foto di oggi: Cala Zimmari a Panarea)

venerdì 30 ottobre 2009

Scrivo poco... Ma penso molto!

Ultimamente ho scritto pochi post, me ne rendo conto. Ma in realtà ho pensato molto. Dopo aver pensato si può scrivere. Ricordo che ai tempi del liceo non avevo nessun problema a scrivere i temi direttamente in bella: ho sempre avuto un buon rapporto con la parola, sia parlata che scritta. Ma non basta creare immagini distorte con le parole, forse le stesse devono anche avere un senso. E' quello che in questi giorni sto cercando.
E' un periodo in cui mi si aprono spesso flashback del passato, anche molto remoto. Addirittura il liceo ed i suoi compiti di analisi, dove veleggiavo con i miei voti in spazi tendenti all'infinito, ma di segno meno... Non so se ho mai raggiunto una sufficienza in matematica, la vivevo come una cosa estremamente astratta. Ricordo un paio di mie compagne di classe che invece la sciorinavano alla grande, ed in effetti mi pare che poi si siano iscritte alla facoltà di matematica. Beate loro...
Io amavo la letteratura, ma non ero un umanista pieno: infatti il latino lo mal digerivo. Insomma, già all'epoca non avevo avuto un percorso lineare. Eppure ricordo due ultimi episodi: l'anno in cui ho fatto il rappresentante di istituto (forse l'impegno amministrativo ce l'avevo nel sangue) ed il giudizio di maturità. Si, perchè se ancor oggi lo rileggo, e per caso mi è capitato ieri tra le mani, è in qualche modo aderente alla mia realtà, mi disegna bene: e con le lamentele diffuse sul mondo scolastico dell'oggi è forse già un bel risultato.
Ecco, sono passati ben 15 anni da quell'esame, quasi la metà della mia attuale Vita. Era il giugno 1994, e dopo l'esame di maturità mi attendeva un'estate intensa, estasiato da un vestitino a fiori indossato da una avvenente fanciulla che di lì a poco sarebbe diventata la mia migliore amica degli anni successivi: una esperienza coinvolgente, unica. In quindici anni di acqua sotto i ponti ne è passata anche su questo tema ed ormai le nostre strade si sono divise alla grande, ma certi ricordi davvero sono indelebili.
Mi è scappata la penna, si direbbe ai tempi. Ora invece devo dire che mi sono scappate le dita sulla tastiera. Volevo parlare dell'autunno, e sono finito a parlare dei miei ricordi da liceale... Incredibile! Ma per l'autunno c'è ancora Tempo: gli alberi si sono di colpo accesi di colori, e quest'anno i contrasti sono ancora più evidenti perchè i prati son più verdi che di primavera.
Nei prossimi giorni rincorrerò i colori per condividerli con alcune immagini. Stasera condivido una immagine non mia che arriva dalla montagna, dove l'autunno è ben più avanti e dove la prossima settimana nevicherà. E con il Resegone e la Valcava bianchi, il vento da Nord sarà più gelido e la brina si sostituirà alla rugiada.
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: autunno in Engadina)

domenica 18 ottobre 2009

La recherche

Marcel Proust aveva avuto l'intuizione di scrivere "A la recherche du temps perdu". Cercava di intuire di cosa il Tempo è composto per fuggire il corso dello stesso: geniale. Quante volte abbiamo desiderato ciò? Soprattutto quando stiamo vivendo qualcosa di bello, vorremmo che il tempo non fuggisse via perchè vogliamo vivere ogni frammento alla grande. Quando invece la noia subentra, desideriamo che il Tempo scorra veloce per rituffarci in altri affari, magari le faccende quotidiane che, senza infamia e senza lode, sono quelle che governano la maggior parte della nostra Vita.
A volte penso che il quotidiano assomigli un pò ai binari di una ferrovia. Il treno ci corre sopra e non ha bisogno di decidere la strada: decide qualcun altro dove deve andare. Al limite il macchinista può rallentare, fermarsi o correre di più, ma su di un treno non esiste nè timone nè volante. E' la strada ferrata che decide dove devi andare. Ma se il treno corre troppo o la strada ferrata è danneggiata, può deragliare...
Nel quotidiano ognuno di noi ha la propria "ferrovia": quella è la strada, e volente o nolente domattina è lunedì ed ognuno di noi sa ciò che farà: che è ciò che ha fatto lunedì scorso, il più delle volte. Questa apparente monotonia poi contiene, per nostra fortuna, novità quotidiane: ma in talune situazioni, meno male che abbiamo un binario: basta non deragliare.
Al di fuori del quotidiano possiamo avere delle strade ferrate virtuali, in cui possiamo camminare persi nei nostri pensieri, senza prestare attenzione ai nostri passi perchè è il sentiero che ci conduce alla meta. Il mio binario porta al mio "Locus Amoenus": oggi, all'imbrunire, l'ho percorso, mentre assorto nei pensieri inseguivo l'ultimo raggio di sole e le cornacchie gracchiavano per andare "a mason". Finchè ho sentito il profumo dei cipressi...
(nella mia foto di oggi: il sentiero dei cipressi all'imbrunire)

sabato 10 ottobre 2009

Tramonto. Quasi autunno.

Quest'anno l'autunno indugia. E' comparsa la rugiada ma le foglie ancora non ne vogliono sapere di ingiallire: il sole è caldo. Viviamo una Terra di Mezzo tra estate e autunno che ha il sapore del cibo insipido: buono, ma con quel qualcosa che gli manca per amplificarne il sapore.
Domani arriverà il vento da Nord e questo ultimo scampolo di quasi estate scivolerà via come un fuscello inerme. L'aria si farà frizzante, è tempo di accendere i camini e raccogliersi intorno al focolare.
Domani. Ma oggi è ancora Terra di Mezzo.
Ed eccomi allora qui, con le maniche della camicia arrotolate all'indietro, a godere l'imbrunire rimirando la pianura illuminata. Nel mio luogo preferito, Montevecchia. Gli occhi mirano lontano, lo sguardo si perde nell'infinito, i pensieri si fanno farraginosi. Ma in questo momento voglio solo godermi la caldarrosta che sto masticando sorseggiando un bicchiere di vino bianco frizzante.
Nel più sta il meno. Ma nelle piccole cose sta l'immenso. Lasciatemi non pensare...
(nella mia foto di oggi: tramonto da Montevecchia alta)

domenica 27 settembre 2009

L'Essere sospeso

Una foglia. Sospesa. Sospesa tra ciò che era e ciò che sarà. Ovvero tra l'essere verdeggiante su un albero fornendo all'albero stesso l'energia per vivere grazie alla luce del sole e l'essere secca, a terra, prima di diventare Terra e fornire nutrimento alla Natura ed all'albero stesso. Una foglia sospesa...
Quante volte nella nostra Vita assomigliamo ad una foglia sospesa? Ovvero tra ciò che siamo stati e ciò che potremmo Essere? Il quotidiano combatte l'Essenza del bello: dovremmo avere più Tempo per la contemplazione: del bello e di noi stessi, del bello di chi ci circonda e della ricchezza d'animo di quelli che incontriamo sulle strade della Vita.
Invece ci troviamo sempre di più ad essere come dei polli in batteria, il cui unico scopo è quello di fare le uova. Schiavi troppo spesso di una gabbia che abbiamo costruito con le nostre stesse mani e che nessuno può aiutarci a distruggere perchè solo noi, che l'abbiamo costruita, abbiamo le chiavi per uscirne. Ma ogni volta che ci proviamo l'ardore di una nuova dimensione, sconosciuta, cede il posto alla comodità del quotidiano, dove conosci ormai tutto: anche se questo tutto s'ingrigisce, come il tuo animo.
E' un meccanismo perverso ed allucinante, che avviluppa sempre più persone, soldatini di un mondo che va sempre più alla rinfusa. Ci si sente sospesi, in attesa del vento che ci faccia decollare tra le sue raffiche, come un fuscello inerme.
Ma è Tempo di bonaccia, e la vela resta sgonfia, e la prua non rompe le acque della Vita con una scia spumeggiante...
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: foglia sospesa)

domenica 20 settembre 2009

Tramonto al Giglio

Quanta allegoria cerchiamo in un tramonto? A volte tanta, sia positiva che negativa. A volte il "tanto" diventa "troppo".
Ma del resto un tramonto può essere legato a sentimenti positivi come a sentimenti negativi. E' il giorno che finisce, è la porta del crepuscolo. E' l'imbrunire, quando i colori risaltano di più ed il sole si accende di fuoco, ed il nostro cuore diventa più malleabile.
Adoro la luce del tramonto. Adoro osservare i tramonti, in silenzio, meditando. Internet ci consente oggi di osservare poi i tramonti anche di luoghi lontani, comodamente dalla nostra casa: una sorta di diretta televisiva e personale. Sono le webcam, che già in più di una occasione hanno catturato delle splendide immagini che poi ho utilizzato per il mio blog. Certo non c'è il fascino che c'è dal vivo, quando si aggiungono profumi e suoni, ma va bene lo stesso...
Ed è da qualche giorno che osservo l'Isola del Giglio, nell'Arcipelago Toscano, dalle webcam. La causa scatenante è stato il ritrovamento di un "reperto" legato al Giglio, quelle cose che capitano per caso ma che sembrano mirate. Ma in questo caso il ritrovamento è stato davvero casuale e il 25 agosto 2009 mi sono trovato tra le mani uno scontrino, sgualcito, di un panettiere di Giglio Porto, "Da Mario": scontrino del 26 agosto 2007, ore 10.10. Importo: euro 2,80. Credo siano tranci di pizza e focaccia da portare in spiaggia. I ricordi, dopo due anni, si fanno ovviamente più confusi. A Giglio Porto ho trascorso la mia ultima "vera" vacanza: in un albergo a picco sul mare, con i gabbiani che volteggiavano sul tetto e con il rombo del primo traghetto del mattino che sostituiva la sveglia, soprattutto dopo un sonno leggero e poco riposante, in una notte nella quale i pensieri facevano scomparire il rumore delle onde del Mar Tirreno, mosso, che si infrangevano sugli scogli sotto l'hotel.
Dopo lo scontrino, che non ho ancora buttato come se un pezzettino di carta fosse diventato una sorta di reliquia, sono tornato con la mente al Giglio e ho osservato le sue webcam. In particolare quella che inquadra il porto (con i suoi fari rosso e verde) ha una vista simile a quella che avevo dalla finestra della camera, da dove osservavo in silenzio i tramonti sull'Argentario. Stasera mi sono spostato lì con il pensiero, e ho osservato, in silenzio, il tramonto infuocato sull'Argentario e le manovre del traghetto che entrava in porto. Le stesse manovre, come due anni fa. Lo stesso tramonto, come due anni fa. Oggi come due anni fa.
Lo condivido con questo post, pensando a quanti occhi, stasera, hanno osservato come me un tramonto, ricordando in silenzio qualcosa che non è più e mai più sarà...
(nella foto di oggi tratta da http://www.giglionews.it: tramonto da Giglio Porto)

martedì 15 settembre 2009

Autorità e autorevolezza

L'autorità è ben diversa dall'autorevolezza. Autoritario è chi impone, autorevole è chi crea seguito senza fatica. A ben pensare in origine queste due parole erano molto simili e giocavano molto sul piano morale. L'essere autorevole veniva dedicato a persone di massima dignità, l'essere autoritario, quale brutta derivazione dell'autorità magari costituita. Tanto più se costituita politicamente.
Ormai gli esempi sono quotidiani, e sono purtroppo più brutti esempi di autorità piuttosto che esempi di autorevolezza. Appena si ha un minimo di autorità la si usa male, spesso e volentieri. Più c'è autorità più si decide senza confronto. Più c'è autorevolezza e più le decisioni si prendono insieme.
Non per niente l'autorevolezza fa rima con la saggezza. Sicuramente un uomo o una donna saggia sono anche autorevoli, perchè è insita nella saggezza l'essenza stessa dell'essere autorevole. Al contrario può essere una autorità anche un emerito imbecille: ma un emerito imbecille non potrà mai essere autorevole.
L'autorità ha un termine, l'autorevolezza tende all'infinito.
(nella foto di oggi del pittore Pierluigi Cogliati: un chiaro simbolo di autorità, a Montevecchia)

lunedì 7 settembre 2009

Dentro o fuori: il resto è terra di mezzo

Puoi cercare di essere dentro a talune situazioni, come puoi cercare di restarcene fuori. Nella maggior parte dei casi dipende da Te, dalla tua autoconvinzione: "Volere è potere" si dice... Ma c'è poi la "terra di mezzo": ovvero quello stato evolutivo in cui non sei nè dentro nè fuori. La terra di mezzo può manifestarsi dopo essere stato in una certa situazione, come fase evolutiva dell'abbandono graduale della stessa, oppure può manifestarsi prima di trovarti in una certa situazione, quando ti stai avvicinando a quello stato magari lentamente e saggiando il terreno, come quando entri a fare un bagno nel mare, nel lago, in un fiume o torrente o in piscina: puoi entrare pian piano saggiando la temperatura o puoi tuffarti a capofitto.
La stessa terra di mezzo d'uscita o d'entrata può essere materializzata con una cosa immateriale: sembra assurdo ma è così. Puoi infatti pensare all'alba o al tramonto. L'alba è la terra di mezzo che ti porta dalla notte al giorno. Il tramonto è la terra di mezzo che ti fa uscire dal giorno. Ma tutto è anche qui relativo rispetto al vero oggetto: è il buio che se ne va o la luce che arriva?
Però è un periodo che i tramonti sono magnetici. Li percepisco quando stanno maturando, e spesso mi trovo al posto giusto al momento giusto per osservarli in silenzio. E anche se sto facendo altro uno sguardo mi porta a loro, magari anche di sfuggita.
Sarà un caso ma in questi giorni ci vengono davvero donati tramonti splendidi: come quello che stasera condivido...
(nella mia foto di oggi: il "locus amoenus" al tramonto)

sabato 15 agosto 2009

Passaggio meditativo a Consonno

Ieri sono salito a Consonno, luogo come sapete a me molto caro tanto che vi ho dedicato un sito (http://www.consonno.it). E' un luogo secondo me sempre magico, utilissimo per passaggi meditativi. Déjà vu: già visto. Era questa la meditazione principale che mi riempiva la mente mentre passeggiavo sulla terrazza, osservando il minareto, ascoltando il rumore dato dal calpestio dei vetri rotti sotto i miei sandali, ascoltando il suono di un vento teso, che ululava a tratti tra le ringhiere. Già visto anche nel senso di già vissuto. La giornata di ieri è stata per tanti motivi una sorta di grande amarcord di situazioni già vissute, di meditazioni su ciò che era e non è più e di ciò che avrebbe potuto essere e non è mai stato. Scendendo sulla piazza di Consonno ho notato che qualcuno vi ha portato la locomotiva che c'era dietro la casa di riposo: una presenza in qualche modo nuova con un effetto diverso. Proprio come le cose che vivi più volte, ma ogni volta percependo sensazioni diverse: déjà vu.
(nella mia foto di oggi: Consonno)

martedì 11 agosto 2009

Tendere all'aridità

Ci ho fatto caso poco fa, pur avendone la consapevolezza latente. E' quasi un mese che non scrivo più sul mio blog: non era mai successo prima d'ora. Ma il mio rapporto con il blog è lo stesso che ho con la poesia: scrivo solo se ho qualcosa da scrivere. Con la poesia bisogna avere poi anche l'attimo... poetico. Quest'anno ho scritto solo due brevissime poesie: una a marzo e una pochissimi giorni fa. La prima parla di silenzio, l'ultima di acqua e muschio nei boschi. Ma anche di aridità. Sarà l'estate ma l'aridità di questo ultimo mese mi ha un pò avvolto. Se leggo poi il post precedente a questo mi sovviene una risatina nervosa... Quando i cerchi sono chiusi è conveniente dimenticarsi anche la sola Essenza del bello, soprattutto se tale Essenza è legata a quei cerchi prima che si chiudessero.
A volte il quotidiano ci carica di zavorre in ogni azione che facciamo, ma anche con ogni azione che subiamo. La zavorra di fa giorno dopo giorno più opprimente, come il caldo afoso di questi giorni, e in taluni momenti vien voglia di abbandonarsi sulle onde di un oceano virtuale facendosi cullare dalle onde: senza se e senza ma...
E' ora che diventi adulto, oltre che ancora più saggio. Potere di scegliere, non di essere scelto. Scegliendo vie nuove perchè, alla Battiato-Sgalambro: "Ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza" (Personalità Empirica, da Ferro Battuto, 2001).
(nella foto di oggi tratta da http://digilander.libero.it/steppen.wolf/foto/terra%20arida2.jpg: terra arida)

domenica 19 luglio 2009

Buon compleanno a Te

Buon compleanno a Te, che compi gli anni il giorno 19 del mese di luglio.
Non so se mai leggerai questi auguri, a dir la verità. Non so se di tanto in tanto segui il mio blog, ma poco importa. Sei oltre il reale, ormai. Fai parte del virtuale, del bello del bello.
L'Essenza di Te appare e scompare in ogni cosa bella che vedo.
Le sensazioni sono sublimate in uno stato di calma apparente, ma anche reale. A volte la nostalgia compare ma appartiene ad una dimensione che non è più e che mai più sarà. La convinzione ormai è questa: se anche di nuovo fosse, nulla cambierebbe.
Buon compleanno a Te, che si capisce che oggi compi gli anni perchè è tornato il sereno dopo la bufera di ieri.
Buon compleanno a Te, e lo dico guardando l'azzurro del cielo.
Poi chiudo gli occhi sublimando nell'infinito che non va e non viene, ma ci avvolge...
...Essendo Essenza...
(nella mia foto di oggi: tramonto da Carenno)

lunedì 6 luglio 2009

Cuore di Brianza: ultimo baluardo

Ci sono luoghi che portano con sè una sorta di magia.
Luoghi che si animano di elfi e folletti anche senza volerlo.
Luoghi che attirano a sè uomini buoni con l'animo aperto.
Luoghi in cui prima di tutto stai bene con te stesso e nello stare bene con te stesso stai meglio con quelli che ti circondano. Insomma, la perfezione dei rapporti, troppo spesso mediata da accadimenti quotidiani che ti distolgono dalla naturalezza di un momento.
Questi luoghi te li trovi da solo, o forse sono essi che trovano te. Quando ti avvolge questa sensazione capisci che quel luogo ha qualcosa di magico, ed ogni volta che ci ritorni è come se varcassi una porta di un mondo fermo, perfetto, che galleggia sull'oceano del quotidiano senza paura, sia esso in bonaccia che in burrasca. Sei tu che a volte ti avvicini ad esso su scialuppe di salvataggio che spesso fanno acqua anche su un mare calmo.
Io un luogo di questi l'ho trovato vicino a dove sono nato e vivo.
Ogni volta che ci ritorno c'è sempre qualcosa che mi meraviglia.
Ogni volta ci trovo un elemento di ricchezza in più, dall'artista, al sapore che non trovi più da nessuna parte, alla persona che sa portarti saggezza.
In questo luogo qualche folle oggi vuole scavare un pozzo di petrolio. Ancora ieri mattina percepivo in questo luogo la follia di una proposta simile. E' un attentato ad uno dei luoghi che per me sono magici, è forse per questo che sono sceso in prima linea per difenderlo aprendo un blog apposito (http://noalpozzo.blogspot.com/).
In questo luogo siamo tutti invitati per il pomeriggio del 12 luglio 2009. Anche se saremo in tanti sono certo che non sarà difficile percepire la poesia che sta dentro queste mura, come nella foto di oggi, che riprende uno scorcio di questo luogo: col mattone rosso fuoco e caldo, il legno vissuto che è come un uomo saggio.
Questo luogo, per chi non lo avesse ancora percepito, è Bagaggera, frazione di Rovagnate (LC). Cuore di Brianza, culla preistorica di civiltà, ultimo baluardo della Brianza vera già troppo violentata. Provare per credere...
(nella foto di oggi tratta da http://www.bagaggera.it: scorcio di Cascina Bagaggera, Rovagnate, Parco di Montevecchia e della Valle del Curone)

sabato 4 luglio 2009

...Essendo Essenza...

L'Essenza è in ogni cosa. Metafisica e fisica. E' il profumo del bosco bagnato dopo la pioggia d'autunno, è l'odore della neve che ogni cosa imbianca, è il profumo dei fiori di primavera, è l'odore della terra riarsa bagnata da un temporale estivo.
L'Essenza è dentro di noi ed è fuori di noi. Spesso e volentieri di situazioni passate e vissute in prima persona non ricordiamo più il colore, l'aspetto, una data situazione, un certo contesto. Non riusciamo più a georeferenziare bene tutto ciò che è accaduto man mano che il Tempo passa ma il sapore di quella situazione, sia essa bella o brutta, quello ce lo ricordiamo bene ed in ogni particolare. E' come se una situazione materiale ci generasse una percezione immateriale, che nell'essere immateriale dei ricordi facilita quindi la sua conservazione nel Tempo.
Man mano che la Vita prosegue, questo scrigno di sensazioni belle e brutte che abbiamo nel cuore, in un angolino del nostro animo recondito ai più ed in ogni caso solo nostro nella sua interezza, si rende ricco di elementi da eternare. E' l'Essenza di ciò che abbiamo vissuto nei nostri trascorsi. Perchè in fondo noi attraversiamo il nostro Tempo terreno vivendo l'Essenza di ciò che incontriamo, ma la nostra Essenza resterà anche dopo di noi. E verrà percepita da chi verrà dopo di noi.
Viviamo l'Essenza di ogni cosa, perchè siamo Essenza: e la Vita verrà vissuta con più consapevolezza: ...Essendo Essenza... Di noi... Forever...
(nella mia foto di oggi: l'Essenza delle nubi riflesse in una piscina)

domenica 21 giugno 2009

Solstizio d'estate. Il giro di boa della Luce.

Il tramonto del solstizio d'estate segna il giro di boa delle ore di Luce. La giornata di oggi è stata la più lunga dell'anno, da domani le giornate inizieranno gradualmente ad accorciarsi. Prima ce ne accorgeremo meno, perchè il sole inizierà pian pianino a sorgere qualche minuto dopo, mantenendo invariata l'ora del riposo serale. Ma tra qualche giorno anche il tramonto inizierà ad anticipare.
Sembra strano. Oggi celebriamo l'inizio dell'estate astronomica e già le giornate si accorciano, facendoci pensare all'autunno e all'inverno, quando il buio avanza. Spesso e volentieri anche nella Vita non ci accorgiamo di quanto stiamo vivendo, e ce ne accorgiamo solo dopo, quando l'abbiamo perso. L'ho già scritto un sacco di volte, ma ogni volta che ci penso mi ritrovo sempre le medesime sensazioni. E non è sempre pensando alla stessa cosa o alla stessa persona che questa sensazione mi sovviene, ma pensando a più episodi. Missà che sono di più le cose che ho perso di quelle che ho mantenuto. Non si può dire che le cose non le ho trovate: se le perdo vuol dire che le ho anche trovate. Non puoi perdere ciò che non hai mai trovato o mai vissuto.
Stasera la Luce del sole che s'invesperava mi ha chiamato. Ero a casa di amici, ho salutato per prendere la strada di casa ma prima volevo vivere il tramonto del solstizio d'estate, da solo: e l'ho catturato nella foto di oggi.
Galbusera Bianca, imbrunire del solstizio d'estate. Il vento soffiava, scendendo dalle Alpi, e le fronde degli ulivi danzavano. I grilli cantavano, mentre l'imbrunire avanzava in un sipario rosato... La serata era più frizzante di quanto di solito lo è in giugno. Limpida e frizzante, non afosa e avvolta dalla foschia... Mentre osservavo il tramonto ho pensato all'Ombra della Luce, ben celebrata da Franco Battiato.
Ecco il magico testo: "Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto, E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce, Ricordami, come sono infelice lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce..."
(nella mia foto di oggi: tramonto del solstizio d'estate a Galbusera Bianca di Rovagnate)

mercoledì 17 giugno 2009

C'è sempre un punto di non ritorno

C'è sempre un punto di non ritorno. Nel piacere ma anche nel dispiacere. A ben pensarci a volte, nel bene e nel male, rinviamo tante decisioni per evitare uno sbilanciamento degli equilibri magari faticosamente raggiunti. Siam sempre lì sul "chi va là". Creando tra l'altro una tensione nervosa che non giova nè a noi stessi nè a quelli che ci circondano. Calcoliamo ogni mossa anche naturale, allo scopo di evitare il cambio di stato, sia esso piacevole che spiacevole.
Bisogna ricercare la saggezza perduta, me ne rendo conto. A volte sono già state scritte delle pagine nella notte dei tempi che non hanno Tempo, ed oggi sono ancora più reali e presenti. E' la teoria dei "corsi e ricorsi".
Due pillole da Carlambrogio da Montevecchia di Cesare Cantù (1857):
"Il vero mezzo di provare sollievo quando uno è irritato, è il padroneggiare sè stesso e reprimere i trasporti. Mettete il piede sulle prima faville, e schiverete l'incendio".
"Bere per ispegnere la sete o per ristorare le forze, è un piacere giusto e saggio: bere senza sete è pazzia. Quando un prato ha bisogno d'acqua vi si conduce un rigagnolo: ma non si rompe l'argine per versarvi il fiume intero".
Nella mia foto di oggi: il tramonto rosato...

giovedì 28 maggio 2009

Silenzio. E' il tramonto.

Stasera ci siamo fermati in tanti. Strano fenomeno, nel turbinio del quotidiano. Eppure, sul far della sera, qualcosa di magnifico ha attratto il nostro sguardo. Qualcosa che non dipendeva da noi. Siamo stati rapiti da una luce rosata da Ovest, nel cielo limpido e ventoso: è stato un magnifico tramonto. Ci ha rapito lo sguardo. Silenzio. Ognuno ci metta del suo.
Lo scenario a cui i nostri occhi hanno assistito sono stati diversi a seconda di dove eravamo. Io ero a Monte di Rovagnate con un amico: il nostro dialogo si è interrotto, rapito dalla luce rosata: ho fermato nella foto qui sopra il crinale del Belvedere di Cereda. Qualcuno a Montevecchia ha osservato rapito la pianura oltre la quale si stagliava il Monte Rosa ancora più rosa del solito, qualcuno al lago ha osservato il riflesso delle nuvole rosa nell'acqua, qualcuno in montagna ha visto la neve colorarsi di rosa, qualcuno ha osservato lo spettacolo abbracciando l'uomo/la donna amato/a; qualcun altro è stato rapito dalla luce ma non è riuscito a vedere il tramonto perchè aveva magari di fronte una casa, abitando in città; qualcuno, lavorando al chiuso, non si è neanche accorto.
E' bello pensare che in tanti abbiamo condiviso qualcosa di bello: impariamo a fermarci di più al cospetto di tale meraviglia: tutto passa, il piacere resta. Dedichiamo questo tramonto a chi non ha potuto vederlo. Nel piccolo di questo blog, condivido la foto: anche se dal vivo è tutta un'altra cosa...
(nella mia foto di oggi: il tramonto al Belvedere di Cereda a Perego)

lunedì 25 maggio 2009

Varenna. Surreale calma piatta.

Varenna, maggio 2009.
L'afa si fa sentire anche se il sole gioca a nascondino con le nubi: la luce è strana, cheta è l'acqua. La bruma avvolge il Lario e le cime tra il lago e la Svizzera. Una barca a vela di fronte a me, ferma, immobile, abbandonata. Senza vele gonfie mette un pò di tristezza. Arriva un traghetto, l'albero della barca ondeggia, le onde si infrangono sulla darsena.
Sul tavolo uno spritz ormai caldo, mancava il ghiaccio: sul lungolago di Varenna risparmiano pure quello, nonostante il prezzo. Ma la cosa più strana è davvero la luce, come l'assenza di una bava di vento. Penso e taccio, alternando al dialogo con la persona che ho di fronte: io che parlo sempre, a volte troppo. Si dirà che son diventato riflessivo. Non ancora, ero solo pensieroso, come spesso m'accade nel fine settimana: quando la Vita scorre meno tumultuosa.
Varenna, maggio 2005.
Le luci brillavano sul lago. Le stelle erano alte nel cielo terso e limpido. La sera era calata da poco, ed il luccichio delle luci nell'acqua era un tutt'uno con le stelle del cielo. Tirava una brezza abbastanza intensa, che scendeva dalla montagna, s'incuneava nei vicoli, si buttava sul lago creando un pò di onde. Tacevo, a volte non serve parlare. Strano, io che parlavo sempre, a volte troppo. Ero riflessivo? No ero estasiato dalla presenza che avevo al mio fianco. Il vento mi dava i brividi ed il resto li amplificava. Come qualche giorno dopo quella serata ho descritto con queste parole: "La nostra essenza si unisce volando nel vento in dolce armonia. L'infinito si fa presente, il presente si fa eterno. Tutto passa. Il piacere resta".
Tra le due "impressioni da Varenna" son già passati quattro anni: e avevo tanti pensieri in più, e non è colpa della persona che avevo di fronte. Ma il cerchio è chiuso. E' chiuso!
(nella mia foto di oggi: il lago da Varenna)


lunedì 18 maggio 2009

Il profumo del maggengo

In questi primi giorni caldi di maggio il profumo del maggengo è in ogni dove. L'essenza della Brianza è una enorme fienagione: il foraggio è una delle componenti più tipiche del nostro paesaggio agrario. In fondo, dopo le primizie dell'orto, il fieno è il primo prodotto dei campi della stagione agraria. Il primo taglio, comunemente chiamato "maggengo", è il più ricco dell'anno: l'erba contiene infatti, oltre allo stelo, anche la semente ed il fieno risulta quindi particolarmente ricco. Del resto il maggengo ci mette diversi mesi ad essere pronto... I prati hanno vissuto la nebbia dell'autunno perdendo il loro colore smeraldino, sono stati coperti dalla brina e dalla neve dell'inverno ed ingrassati con il letame delle stalle, diventando ancora più spenti e marroni. Coi primi tepori e la pioggia primaverile l'erba esplode e cresce rigogliosa, come se nell'inverno avesse immaganizzato la forza... Poi ecco i fiori di campo ad ornare i prati di nuovo verdi, prima dell'arrivo della falce. L'erba avvizzisce, cambia colore, viene raccolta nelle classiche "andane" prima di essere imballata od insilata per essere usata tutto l'anno.
Il primo taglio è il maggengo ("maggeng"), come già detto, poi c'è il cosidetto "uston" nel mese di luglio e negli anni migliori con una stagione estiva non troppo siccitosa, anche il "terzoo", a settembre... Anche i prati seguono l'andamento delle stagioni, come ogni cosa, animo compreso.
Perchè anche l'animo, assaporando il profumo del maggengo, sente dentro di sè il profumo dell'estate ormai imminente: che sarà annunciata dai ciliegi che si ammanteranno di rosso: e si sà, una ciliegia tira l'altra... Ma questa è un'altra storia, tra pochi giorni. Il mare intanto sussurra lontano, come un richiamo innato, e a pensare che non lo vedo dal mese di settembre 2007: sembra impossibile... Ma tra poco potrò assaporare ancora la salsedine, tra pochi giorni... Ho un appuntamento con me stesso al mare, su un molo non casuale di un posto non casuale, per continuare la chiusura del cerchio... Forse... Parafrasando Lucio Battisti nel testo di Pasquale Panella, "un puntuale appuntamento molto occasionale..." (Tu non ti pungi più, 1990)
(nella mia foto di oggi: "andane" di fieno a Montevecchia)

domenica 10 maggio 2009

Il sapore dei ricordi

Quello che sta sparendo avvolto nel buio della notte è stato un fine settimana sicuramente più positivo dello scorso. Ho potuto fare tante cose dedicando a loro il giusto tempo, ho ritrovato amici che non vedevo da un pochetto e ho potuto anche pensare un poco.
In questa serata la meditazione mi porta sui ricordi, fenomeno in realtà non molto raro. Qualche post fa avevo scritto "Il cerchio è chiuso" come percezione di un evento che avevo vissuto senza eccessive controindicazioni. In realtà dopo una resistenza incredibilmente incredibile avevo avuto un ritorno di pensieri immersi nel passato: "Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea tornare ancor per uso a contemplarvi sul paterno giardino scintillanti, e ragionar con voi dalle finestre di questo albergo ove abitai fanciullo, e delle gioie mie vidi la fine" (Giacomo Leopardi, Le Ricordanze).
Pensieri avvolti nel passato che si muovono con la sicurezza delle cose fatte quotidianamente, anche se di quel quotidiano ormai non vi è traccia che nella teca del mio cuore.
Stasera all'imbrunire pensavo proprio a questi effetti dei ricordi. E' l'effetto dell'affetto, estratto come un olio essenziale dall'erba officinale di una situazione vissuta da tempo: un olio essenziale ti porta la fragranza di quell'erba sempre, anche magari fuori stagione o dall'altra parte del mondo. Ho pensato che il Tempo fugge inesorabile e ciò che hai vissuto di bello si allontana sempre più. Il ricordo del bello muta nel Tempo: ne perdi magari l'immagine precisa, ricordi l'episodio ma inizi a perderne la freschezza che ha un ricordo di un qualcosa appena vissuto. Ma c'è una cosa che non perde il colore: è il sapore dei ricordi. Quello è dentro di te ed ogni occasione è buona per assaporarlo. Proprio come un cibo che conosci: dopo che lo hai assaggiato, lo riconosceresti anche con gli occhi chiusi, solo per il suo profumo ed il suo sapore. Ecco, la teca è chiusa, ma la Luce è serbata nel cuore. Per l'eternità...
(Nella mia foto di oggi: tramonto da Montevecchia verso la pianura occidentale).

domenica 3 maggio 2009

Triangolazioni razionali. O quasi?

Ho pensato molto, in questi giorni, in cui gli impegni si sono diradati ed un malessere passeggero mi ha impedito di vivere le belle giornate che ci sono state come avrei voluto. Ho pensato a come nella Vita tutto ciò che facciamo ruota bene o male attorno ai tre vertici di un triangolo: in un vertice ci colloco la salute, in un altro l'Amore, nell'ultimo la "posizione sociale" nel senso più ampio del termine. Parto proprio da questo vertice che è il più difficile da spiegare: per "posizione sociale" intendo ogni cosa che fa di noi un essere collocato in un contesto sociale, con un certo ruolo. In questo vertice ci vanno quindi innanzitutto il lavoro o lo studio o la occupazione principale, ci va l'impegno nel sociale più generico (politica, sport o volontariato), ci va la coltivazione delle amicizie, anche se questo ultimo tassello sfiora anche l'Amore. Dove con Amore si intende prima di tutto la persona con cui si condivide la Vita, la persona che davvero si ama. In questo contesto possono entrare anche amicizie vere e sincere e collaudate, si tratta ovviamente di un Amore di tipo diverso, fraterno. La salute va poi usata nel senso più ampio del termine: si intende sia salute da malattie che lo stare bene con sé stessi, il non essere troppo stressati o depressi...
Nel mio tentativo di razionalizzare ogni accadimento ho disegnato queste razionali triangolazioni perchè la Vita si confronta quotidianamente con esse. Se non c'è la salute è difficile mantenere una "posizione sociale" ma potrebbe essere riscoperto ancora di più l'Amore. Se non c'è l'Amore uno cerca di buttarsi il più possibile nelle componenti della "posizione sociale" per cercare di compensare. Se invece l'Amore è molto presente magari uno si dedica esclusivamente ad esso rischiando di affievolire la "posizione sociale".
E' ovvio che tutto il meccanismo è razionale ma si parla di un qualcosa che non può essere sempre razionale: perchè i sentimenti non sempre seguono la razionalità, anzi... Ovviamente i miei sono i soliti "liberi pensieri su libero suolo" ragionati ripensando anche a situazioni da me vissute nei miei 35 anni di Vita. Lascio a voi una meditazione personale o pubblica se ne avete il piacere (rispondendo a questo post) su quanto vivete quotidianamente per magari proporre un'altra figura geometrica con più vertici.
Ovviamente la persona più saggia è quella che sa equilibrare i tre vertici nel modo giusto, vivendoli tutti nella giusta dose. Il diventare saggio è la prima delle mie aspirazioni, anche perchè, sapendo che non lo sono, nella mia Vita il triangolo non è mai stato equilibrato nella sua più razionale disposizione. E quando il fare e strafare ci avvolge, ricordiamoci un detto dei nostri vecchi: "Semm che pruvvisori..." (siamo qui provvisori...)
(nella mia foto di oggi: l'alba da Montevecchia)

lunedì 27 aprile 2009

Corsi e ricorsi. E soprattutto disordine...

Oggi la pioggia cade davvero abbondante: ogni goccia cade disordinatamente ma nelle pozzanghere ritrova l'ordine della sua forma d'acqua. Son giorni piuttosto strani a dir la verità. Giorni in cui la mia mente lavora per cercare di incasellare, come è sua usanza, tutto ciò che avviene, ma come l'acqua scorre in mille rivoli anche il fluire di questi giorni è piuttosto disordinato. "Le discese ardite e le risalite..." cantava il mitico Lucio Battisti.
La mia mente ultimamente fa un pò di fatica a seguire razionalmente ogni accadimento e partorisce così qualche irrazionale reazione: cosa strana, nel mio costume... Ma forse ogni tanto occorre un pò di disordine... Proprio oggi ho partorito una frase che più o meno diceva così: "normalmente ogni cosa ha un perchè, e quelle che non ce l'hanno sono ancora più belle da vivere". Ed in effetti sto vivendo dei "corsi e ricorsi" che come un film passano nella mia mente. Vite vissute ed allontanate, inspiegabilmente ritrovate, allontanamenti venuti meno, allontanamenti divenuti tali, nuove sensazioni senza un perchè, vecchie situazioni che di perchè ne hanno a bizzeffe. E poi percezioni sbagliate di sensazioni reali, percezioni corrette di sensazioni irreali: il risultato è lo stesso, a ben vedere. E' come quando una nave si trova nella nebbia improvvisamente durante la navigazione. C'è solo un segreto: barra al centro e rallentare... E non pensare di essere come il Titanic: inaffondabile. Peccato che giaccia in fondo all'oceano... Volare basso accidenti, ma mai smettere di vocare all'infinito: perchè in caso contrario sarebbe un volo pindarico, ma presto d'Icaro: la cera si scioglie!
(nella mia foto di oggi: la pioggia avvolge la valle, sullo sfondo Montevecchia)

lunedì 20 aprile 2009

Simposio di artisti

Era una serata di piena primavera ma sembrava autunno. Bruma e nuvole basse al colle, mentre il bosco torna verde e i ciliegi in fiore si spengono. La piazzetta di Montevecchia pareva proprio in abito autunnale: pioggerella e "risciul" (acciottolato) lucido. Il piccolo ma grande "Ristorante La Piazzetta" in una serata così è ancora più accogliente, nella sua attenzione alle piccole cose.
E ieri sera è andato in scena un vero e proprio simposio di artisti. Serata dedicata ai prodotti nel nostro territorio di Brianza, al loro legame con la tradizione e alla loro voglia di innovazione: ben riuscita, come l'abito che lo chef Riccardo Crepaldi ha saputo ritagliare per vestirli, su bozzetto di Walter Stuerz, che è stato dei più azzeccati.
Adoro le cene di degustazione. Sono una esperienza bellissima: consentono di assaporare sapori e sentire come nascono, perchè dietro ogni prodotto e piatto c'è una storia: una "Storia di Terra: oltre il visibile" come ho già scritto in un altro post. Ieri sera è stato un vero e proprio simposio di artisti: produttori, ristoratore, chef e commensali. Produttori e chef sul bozzetto del ristoratore ci hanno dipinto dei quadretti, ognuno dei presenti li ha vissuti come si vive un quadro vivendo percezioni diverse: ma tutte positive.
E' proprio vero che nella Vita a volte bisogna sapersi dedicare del Tempo: anche per queste cose!
Grazie a Walter per l'idea e l'organizzazione e a tutti per la piacevole serata: alla prossima...
(nella foto di stasera dal sito http://www.ristolapiazzetta.it: panorama da Montevecchia)

domenica 19 aprile 2009

L'alba si incunea nella notte

L'alba si incunea nella notte. E' uno spettacolo che si ripete ogni giorno nel quale il cielo è sereno. E' che a quell'ora siamo spesso e volentieri ancora addormentati e sicuramente lontani da un posto panoramico. L'alba è meno comoda dei tramonti, ma non per questo è meno bella.
E' bellissimo vedere come la luce si incunea gradualmente nel buio della notte guadagnando sempre di più lo spazio con il suo chiarore: è come quando la neve inizia a sciogliersi e riemerge gradualmente la terra, è come il verde che riconquista gradualmente, giorno dopo giorno, il bosco in questo tempo di primavera: la nuova stagione però quest'anno arranca. Non è ancora esplosa alla grande: poi ci stupirà di colpo con il suo calore e non ci resterà che dire "non esistono più le mezze stagioni..."
Qualcosa di vero c'è per quanto riguarda le stagioni meteorologiche ed invece credo che ormai sia certo che non esistono più le mezze stagioni del nostro stato d'animo. La rincorsa del quotidiano ci costringe a vivere male le nostre emozioni, e così a volte alterniamo giorni eccessivamente positivi (sovraesposti) a giorno più neri del previsto: così, dall'oggi al domani, inspiegabilmente, sia nel positivo che nel negativo. Dobbiamo riappropriarci del tempo, del tempo per noi stessi: ed assaporare la Vita non a "spizzichi e bocconi"...
(nella foto di oggi dalla webcam degli Escursionisti Civatesi (http://www.escursionisticivatesi.it): l'alba dal Cornizzolo)

lunedì 13 aprile 2009

Esplode la primavera: senza rumore...

Ci sono esplosioni che non creano rumori. La primavera è una di queste. Soprattutto se, come quest'anno, arriva dopo un inverno lungo e vero. La primavera è tutta una esplosione: esplodono i boccioli dei fiori, esplodono le gemme. Le gemme e i boccioli sono come delle teche che preservano la Vita fino a offrirla al sole nel momento in cui è l'ora di offrirla: è proprio il sole che governa il processo. Osservate le gemme d'inverno: sembrano legnose, senza Vita. Poi di colpo diventano turgide, si gonfiano, si ammorbidiscono ed infine esplodono: le gemme e i boccioli racchiudono una sorta di tesoro.
I ciliegi e gli altri alberi da frutto si colorano di fiori, l'erba si fa più verde e anch'essa si rianima. Gli uccelli cantano soprattutto all'aurora, ed ogni giorno il loro canto conquista sempre di più la notte che si accorcia, l'aria si fa profumata, le serate si fanno tiepide e si torna ad osservare l'imbrunire all'aperto.
Anzi, in questo periodo dell'anno è utile anche fermarsi e cercare un nuovo bilanciamento con noi stessi, dato che ormai viviamo perennemente sfasati tra quanto vogliamo fare e quanto invece facciamo, rincorrendo il quotidiano. La ricetta è semplicissima. Prendete una giornata di sole gradevole come quella di oggi, portatevi da soli in uno di quei posti che la Brianza ancora ci offre, immersi nella Natura. E' importante andarci da soli e senza lettori mp3 o diavolerie varie al seguito. Camminate lungo sentieri salutando chi incrociate. Sedetevi in un punto panoramico, chiudete gli occhi e cercate di percepire quanto vi circonda ascoltando i suoni della Natura e i suoi profumi. Poi aprite gli occhi e dopo l'abbaglio iniziale che sicuramente vi darà la Luce cercate di prolungare ogni pensiero positivo nella bellezza del paesaggio che state vivendo, per sentirvi parte di esso. La vostra Essenza volerà di fiore in fiore rincorrendo gli uccelli o lo scroscio dell'acqua nel ruscello e ancora una volta ci si accorgerà che "L'infinito non va e non viene: ci avvolge...".
(nella mia foto di oggi: ciliegi in fiore a Montevecchia alta, località Cappona)

giovedì 9 aprile 2009

Il cerchio è chiuso

Oggi. Stasera. E' l'imbrunire.
Sensazioni rivissute in altra forma. Luoghi ripercorsi con la maturità del dopo. Camminare in silenzio su strade non percorse da Tempo. Ritrovare cose lasciate immutabili ed immutate. Chiudere gli occhi pensando che si vive una volta sola in una certa forma o luogo, pronti a vivere nuovamente in altri luoghi ed in altri tempi.
Nella foto di oggi c'è un forte simbolismo: l'acqua del Fiumelatte che scorre impetuosa e frastagliata verso il lago: "quel ramo del lago di Como...". La luce che rende tutto più metafisico. La stessa acqua che sfociata nel lago cambia aspetto e colore: ma è la stessa acqua.
Il mutevole del quotidiano al cospetto dell'essenza della Vita, che è immutabile. Si rivive con occhi nuovi, si comprendono cose non comprese: e si chiude il cerchio. Ci si guarda dentro, ci si guarda intorno, si fa un respiro profondo, e si dice: "Il cerchio è chiuso".
Rosario Di Bella, in questo brano, ci mette quello che manca di me in questo post: "Mi muovo un po' distratto tra macchine e rumori e cerco solo pace dove tutto tace. La sera è così fresca, la luna è così chiara: vorrei provare a non pensare a niente. E mi confondo con le nuvole e volo in alto oltre il mio respiro. Lungo le sere, le strade e le frontiere si sente un suono forte, un rimbombar di canto. E mi vien voglia di parlar con te di cose semplici, di tenere abitudini. E no che non volevo lasciarti in questo posto e no che non volevo tenerti come un sasso. Mi sto accorgendo adesso che senza te è diverso, ora che ho tutto il tempo e posso fare quel che voglio: ti prenderei per mano, ti porterei lontano da questi grattacieli a case di metallo. Eppoi distesi a farci ombra, sognando isole e mondi indefinibili" (Rosario Di Bella, Non Volevo, 1993).
Dedicato a chi, nella sua Vita, ha amato almeno una volta e davvero...
(Nella foto di oggi tratta da www.balconisullealpi.it: il torrente Fiumelatte)

lunedì 6 aprile 2009

La Terra trema. E pure gli uomini...

Ho dormito poco stanotte. Mi sono rivoltato nel letto più volte. All'alba sentivo delle sirene di soccorsi in lontananza. Quando mi sono alzato ho avuto la notizia del disastroso terremoto in Abruzzo. Lo so', sarà stata una pura casualità la mia notte quasi insonne: però è successo. Forse a volte siamo anche noi come gli animali, che sanno percepire più di noi i fenomeni violenti della Natura.
La Terra ha tremato violentemente stanotte. In meno di trenta secondi sono state spezzate centinaia di vite, ognuna con la propria Storia, e gettate in strada migliaia di persone, tremanti, come la Terra. Quando avviene un terremoto di queste dimensioni ci sentiamo davvero piccolissimi, come davanti ad altri fenomeni violenti della Natura. Ci sentiamo dei fuscelli inermi che volano tra le raffiche di un vento impetuoso. Poi chiudi gli occhi, mediti sulla tua Vita, e pensi che in fondo sei fortunato. E pensi che forse la scala delle priorità deve cambiare, che ti devi rapportare con la Natura e con gli altri in un modo diverso.
Poi la Vita riprenderà il suo corso e tenderai di nuovo a banalizzare ogni cosa. Accidenti, quanto è stupido l'Uomo...
(nella foto Arcieri di oggi: San Pio delle Camere, uno dei paesi in provincia de L'Aquila più colpiti dal sisma)

domenica 5 aprile 2009

Parla a chi sa ascoltare

Qualche giorno fa ho seminato con amici le patate. Ero su alcuni terrazzamenti molto belli di Cereda, a Perego, e quello che è successo è particolare. C'erano due pianori diversi. Il primo è stato arato solo un mesetto fa, e non aveva preso nè pioggia, nè neve, nè gelo: si insisteva con la motozappa, eppure la terra faticava a sciogliersi: restavano piccole zolle dure, nonostante si insistesse. Il secondo pianoro era stato invece arato nello scorso autunno: aveva preso il gelo, la pioggia, la neve: ebbene, con un solo passaggio di motozappa la terra era diventata fine come la farina, e soffice. Eppure la terra del primo pianoro è identica a quella del secondo: sono cambiati solo i tempi.
Ecco, mutuando la metafora, bisognerebbe dire che vale la pena parlare a chi sa ascoltare. Come la motozappa insisteva sul primo pianoro e non otteneva effetti, così faremmo parlando ad una persona che non vuole ascoltare. Ma per sapere ascoltare occorre addolcire la nostra scorza esterna, occorre essere disponibili: dobbiamo anche noi in qualche modo ricevere la nostra pioggia, il nostro gelo, la nostra neve, che sono i vari fatti della Vita: solo così possiamo diventare terreno soffice e fertile.
Un pò come nella fotografia che apre questo post: le due cime innevate illuminate dalla luce del tramonto sono ancora più visibili e maestose perchè i soggetti in primo piano sono in ombra. Quindi anche una medesima percezione può avere caratteristiche diverse a seconda del contesto in cui viene vissuta...
(nella mia foto di oggi: tramonto in Valdidentro, Valtellina)

lunedì 30 marzo 2009

Tempi differenziati

Oggi sono andato a fotografare i fiorellini bianchi. Ogni primavera lo desideravo ma mai avevo avuto il tempo di farlo. Quell'angolo di bosco che sembra un giardino lo avevo adocchiato da tempo, ma ogni volta c'era il torrente che mi separava da esso. Ma oggi sono andato a colpo sicuro. Ho attraversato il prato che inizia a verdeggiare, dove brillava la pioggia della notte. Un tappeto bianco di "fiori delle capre" (in versione scientifica "anemone nemorosa" ovvero "anemone bianca": http://www.parcocurone.it/ambiente/flora/scheda.php?id=14&i=5) mi ha accolto, ed il profumo della primavera mi ha avvolto.
Ad un candido tappeto di anemoni in fiore facevano da contraltare gli alberi di alto fusto, ancora avvolti dal sonno dell'inverno. Era una situazione particolare, come se parte della Natura si fosse già risvegliata e parte stesse ancora dormendo. O sonnecchiando, visto che le gemme giorno dopo giorno si fanno più turgide e dolci, segno evidente della Vita che sta quasi esplodendo.
Qualche tempo fa avevo avuto la voglia di primavera nel cuore dell'inverno. Ora che la primavera è imminente in tutta la sua bellezza mi sento un pò in autunno. A volte si è un pò sfasati. I tempi sono differenziati, spesso e volentieri. Lo erano oggi nel bosco tra i fiori e gli alberi, lo sono stati nella mia Vita recente e sono certo che lo saranno anche in quella futura.
Perchè la saggezza è affare di pochi. O meglio, dono di pochi. Affare riconduce al mercanteggiare. Invece, se c'è ancora qualcosa che non si compra in questo mondo in cui tutto è in vendita, è proprio la saggezza. Ne sono certo, e non finirò mai di cercarla, anche nei tempi differenziati che albergano nel mio animo.
(nella mia foto di oggi: tappeto di anemoni fiorite a Montevecchia)

Libertà di voto?

Non parlo spesso direttamente di politica sul blog ma ogni tanto ci vuole. Soprattutto dopo aver seguito grazie al web il mediatico congresso del Popolo della Libertà. Sono rimasto colpito dalla elezione del grande capo, andate sul sito del "nuovo" partito e rivedetevela in streaming se non ci credete.
Più o meno è andata così:
La Meloni: “Dobbiamo procedere alla elezione del Presidente del Popolo della Libertà, è pervenuta una sola candidatura, ne ha i requisiti…” (il pubblico rumoreggia, come se si stesse perdendo tempo) e la Meloni si giustifica “sono le regole”.
E poi i tre soggetti dibattono su come “eleggere” il presidente (“io lo proclamo” – “alziamo i cartellini”– “non è il caso…”)
Poi la Meloni: “proponiamo all’assemblea di procedere alla votazione, ricordiamo che bisogna alzare il cartellino, chi è favorevole…”
L’assistente dice “Anche per acclamazione…” e si tira un respiro di sollievo e di nuovo la Meloni: “Anche per acclamazione quindi… proclamo eletto Presidente del Popolo della Libertà l’onorevole Silvio Berlusconi”.
E via una battuta poco felice di uno del terzetto: “Non ci sono pianisti ragazzi…”
Ed ecco che l’ineffabile sale sul palco con la musichetta di sottofondo mentre rimbomba ancora il “non ci sono pianisti ragazzi”. No, lì c’è un uomo solo al comando che mai si accontenta del potere che ha, altro che libertà…
A volte mi chiedo se val la pena darsi pena dato che l’immagine attuale del nostro disastrato paese è un po’ quella disegnata da quel congresso, e mi dico: “resistere, resistere, resistere…"
(nella foto Ansa di oggi: no comment)