La foto di oggi l'ho scattata un paio di giorni fa poco dopo una vera e propria tempesta. Il tempo era davvero cangiante e mutevole. Stavo fotografando i rovesci di pioggia che velavano le vette del Triangolo Lariano, mentre la bergamasca era avvolta nel temporale che aveva appena lasciato la Brianza e la Valletta sotto il mio sguardo grondava goccioloni dalle foglie degli alberi. L'aria si era fatta frizzante e per la foga di cogliere l'attimo ero sceso dall'auto senza la giacca e si sentiva: ma si sa', quando si fotografa si viene presi da un specie di "pathos" che ti rende cosa unica con la fotocamera ed il paesaggio...
Insomma, stavo scattando queste foto che hanno il sapore del controluce che tanto mi appassionano. Tutto ad un tratto il cielo all'orizzonte s'è aperto: davanti le nubi scure, poi un pò di nubi illuminate dal sole, un vero e proprio squarcio di azzurro con tanto di nuvoletta bianca ed illuminata e poi nuove nubi scure.
L'attimo era da cogliere e l'ho colto: un cielo così mutevole è abbastanza raro.
Forse quel cielo disegnava la mutevolezza dela mio animo. E' un periodo decisamente poco stabile. Le montagne russe metafisiche sono all'ordine del giorno e si alternano momenti euforici ad attimi di tristezza e malinconia. Il bianco ed il nero: ogni giorno, più volte al giorno. Un animo tra il chiaro e lo scuro. E tanti pensieri.
Una telefonata, un nuovo attimo da cogliere.
Secondo tempo e cambio di scenario.
Mentre camminavo sul lungolago a Malgrate, osservando Lecco che scintillava sull'altra sponda (e con quel paesaggio ovviamente avevo un solo, remoto, pensiero nella testa) un vento rombante squassava gli alberi ed addirittura spruzzi di lago raggiungevano la strada. L'animo si era fatto leggerissimo, come non accadeva da tempo. Una battuta ne chiamava un'altra, come una ciliegia chiama l'altra quando le si mangia direttamente dall'albero. Birretta. Strana e ricercata, molto dolce, con un retrogusto amarognolo: alla violetta. Una battuta ne chiamava un'altra. L'animo si era fatto ancora più leggero, come non accadeva da mesi. Di nuovo il lungolago, di nuovo il vento forte, ma basta spruzzi. Sì, perchè anche il vento è mutevole e se prima arrivava da Sud ora tirava da Nord. Di nuovo Lecco, ma "quel" pensiero stavolta cercava di rimbalzare. La notte brillava di meraviglia e strana dolcezza, come un abbraccio sincero. Ma la malinconia era dietro l'angolo. Tra il chiaro e lo scuro, un'altra volta. In meno di ventiquattro ore.
Mentre camminavo sul lungolago a Malgrate, osservando Lecco che scintillava sull'altra sponda (e con quel paesaggio ovviamente avevo un solo, remoto, pensiero nella testa) un vento rombante squassava gli alberi ed addirittura spruzzi di lago raggiungevano la strada. L'animo si era fatto leggerissimo, come non accadeva da tempo. Una battuta ne chiamava un'altra, come una ciliegia chiama l'altra quando le si mangia direttamente dall'albero. Birretta. Strana e ricercata, molto dolce, con un retrogusto amarognolo: alla violetta. Una battuta ne chiamava un'altra. L'animo si era fatto ancora più leggero, come non accadeva da mesi. Di nuovo il lungolago, di nuovo il vento forte, ma basta spruzzi. Sì, perchè anche il vento è mutevole e se prima arrivava da Sud ora tirava da Nord. Di nuovo Lecco, ma "quel" pensiero stavolta cercava di rimbalzare. La notte brillava di meraviglia e strana dolcezza, come un abbraccio sincero. Ma la malinconia era dietro l'angolo. Tra il chiaro e lo scuro, un'altra volta. In meno di ventiquattro ore.
"La primavera intanto, tarda ad arrivare" (Franco Battiato).
(nella mia foto di oggi: gioco di nubi)