lunedì 27 ottobre 2008

Il senso della "breccia"

Nella stranezza di questi giorni meditavo sul senso della "breccia". Mi spiego meglio. Fino a quando una certa situazione resta compatta la stessa resiste con più facilità alle avversità. Ma appena anche una piccola zona "del fronte" cede, ecco che di colpo collassa tutto quanto. Alcuni esempi pratici e fisici. Un manto di neve resiste fino a quando non si scioglie una zona: poi man mano la macchia si allarga velocemente. Idem uno specchio d'acqua ghiacciato con una zona in cui il ghiaccio cede. Oppure una diga con dell'acqua. Un branco di animali selvatici che finchè sono branco non vengono predati e appena prestano il fianco e cedono si spaccano. Visivamente si possono fare tanti esempi. Ben più difficile è spiegare lo stesso fenomeno rispetto all'Essere attraverso le complicazioni di ogni giorno. Finchè uno resiste a queste avversità è forte, appena si forma una breccia tante situazioni cambiano colore e sapore. E' un periodo di transizione, ma questo l'ho già scritto...

martedì 21 ottobre 2008

Il silenzio del pensiero

A volte ci si trova ad apprezzare maggiormente il vero gusto del silenzio dopo essere stati in luoghi rumorosi e pieni di frastuono. Quando ci si trova in queste situazioni ci si accorge di come sia importante il silenzio, di come possa dare ristoro. Ma a volte, mentre il silenzio ci avvolge, la nostra mente continua a pensare ed in un certo senso è come se producesse anch'essa un rumore che turba il silenzio. Forse a volte bisogna riuscire ad ottenere anche il silenzio del pensiero. La nostra Vita ha ormai raggiunto dei ritmi davvero intensi e siamo talmente abituati a correre che quando possiamo camminare ci sembra di andare troppo piano. Siamo abituati ad essere circondati di fatti e parole, a rincorrere situazioni per preservare intatta l'immagine che noi vorremmo avere nei confronti degli altri, scalfita da una notizia magari fasulla. Forse bisogna sapere tornare all'essenziale, a calarsi nel silenzio senza temere di affondare in un oceano di malinconia e nostalgia. Perchè a volte la nostalgia ti avvolge come nebbia fredda: e mentre corri non provi freddo, ma appena ti fermi il sudore ti porta brividi di gelo. Ma non sempre ci si può coprire...

domenica 19 ottobre 2008

Miracolo di vino

Il cielo azzurro e terso rendeva gli acini maturi ancora più maturi. Il succo zuccherino rendeva appiccicose le dita mentre le ceste si riempivano di grappoli. Il giorno in cui ogni vigna è più popolata è quello della vendemmia. Oggi era quel giorno, e l'aria di festa andava ben oltre la valle. Chissà perchè quando chiunque vede le casse d'uva un secondo dopo ha sul viso un sorriso. La vendemmia porta gioia, per chi la fa e per chi la vede. Nella cantina il profumo del mosto è già inebriante e dolcissimo. I grappoli si trasformano in mosto e tra qualche ora i tini inizieranno a bollire. Profumo di legna bruciata nel camino che ha una fiamma amica che scalda il cuore. Lo strumento di comunione di gioia è il canto, e la gioia si tramuta in canto. Si stappano bottiglie con il vino già vino, mentre il mosto non vino riposa in cantina in attesa della fermentazione. Ma ecco una bottiglia di vino bianco che compare dalla penombra della cantina. E' coperta di polvere, ma appena la si stappa il vino si popola di bollicine. Lo si beve mentre si mangiano le caldarroste e d'un tratto un silenzio aleggia nella cascina: ma che vino è, così buono? E' un bianco del 2000, un bianco di otto anni ancora così buono? Come è possibile? E' una sorta di miracolo di vino... E chi lo ha preparato con tanto amore è volato in cielo già da sei anni. E il ricordo si fa comunione di nuovo col canto: e dal cielo ti sentiamo cantare, caro custode e anima di Galbusera Nera... I miei pensieri corrono all'indietro, il tempo fugge...

giovedì 9 ottobre 2008

Gobba a ponente, Luna crescente

Eccoti lì, luna crescente con la gobba a ponente... Ti stagli lì, incolpevole ed inconsapevole, dietro il grande campanile illuminato. Campanile che sei stato faro visibile di molte sere d'estate quando il giorno fatica a morire e allo stesso tempo segnale familiare di notti insonni coi tuoi rintocchi. Campanile e luna: quante volte mi avete catturato lo sguardo, ed anche oggi l'avete fatto. Eccoti lì, luna crescente... Sotto il tuo sguardo si scorge appena la montagna meno arcigna che fa da contraltare d'inverno alla montagna arcigna di manzoniana memoria ammantata di neve. Montagna scura anche alla luce di luna, montagna chiara proprio con la luna: il bianco ed il nero nello stesso sguardo, l'uno di fronte all'altro. Eccoti lì, luna crescente... Compari dietro la curva di tanti ritorni a casa, nella testa mille domande, nel cuore mille certezze. Eccoti lì, luna crescente... Giochi a nascondino coi cipressi, lucus amenus di tanto pensare: e del perdersi nel nulla. Eccoti lì: luna crescente, che sarai luna piena e poi luna calante con la gobba a levante, e poi luna non luna, ovvero luna nuova, invisibile agli occhi nonostante tu esista. Ti cela l'ombra. Come la polvere cela tanti ricordi ingialliti.

domenica 5 ottobre 2008

Punta Spartivento. Notte.

Il vento freddo da Nord gonfia le onde che dal lago nero come la pece s'infrangono sulla diga foranea. Il lampeggio del palo-faro illumina le onde che s'increspano. Le luci delle sponde scintillano lontane, le montagne sono più chiare del lago e del cielo. Le stelle brillano limpidissime ma il cielo è ancora orfano di Orione: quanto mi manca la costellazione principe dell'inverno... Bellagio è anche questo. Non sono solo i vicoli dove il vento s'incunea trasportando voci straniere. Non sono solo le vetrine di lusso e gli alberghi extra lusso. Bellagio sono le scale che scendono a lago, Bellagio è la Punta Spartivento: dove il lago si divide ed il vento cambia nome. La malinconia è dietro all'angolo, quante sensazioni ti riescono a far vivere certi luoghi. Quanta dolcezza ho lasciato sulla Punta Spartivento. Ieri e l'altro ieri. Di giorno o di notte. D'estate o d'inverno. Al tramonto o nel cuore della notte. Guardando le stelle o dei fuochi d'artificio. Sognando l'infinito o accarezzando la dolcezza. Vivendo consapevolmente o emozionandomi inconsapevolmente. Fuggendo da un ricordo o rincorrendo un sogno. Quanto mi sento piccolo sulla Punta Spartivento. Quanto mi sento triste. Quante emozioni vivo. "E il naufragar m'è dolce in questo mare..." (G.Leopardi)

giovedì 2 ottobre 2008

E' successo quello che doveva succedere...

"È successo quello che doveva succedere. Ci siamo addormentati, perché è venuto il sonno a fare il nostro periodico ritratto. E per somigliarci a noi più che noi stessi, ci vuole fermi, che appena respiriamo, e mobili ogni tanto, come un tratto sicuro di matita. Ecco che siamo la viva immagine di una distilleria abusiva che goccia a goccia secerne puro spirito". (Estetica, brano dall'ultimo album di Lucio Battisti scritto da Pasquale Panella nel 1994). E' un post che si apre con parole non mie quello di oggi, ma stasera ho avuto due "flash", mentre terminavo la giornata avvolto da una certa stanchezza. Ho letto qualche e-mail scritta e ricevuta quasi un anno fa (e forse le e-mail è meglio cancellarle visto che sono figlie della volatilità di internet) ed ho ascoltato quasi per caso il brano di Lucio Battisti che ho richiamato. Prima mi ha colpito la sonorità, poi mi hanno ipnotizzato le parole. Panella da questo punto di vista è un vero maestro, anche se l'estetica dei suoi testi non consente compromessi: o ti piacciono o li odi. Del resto credo che l'ultimo periodo di Battisti sia stato molto evoluto per il tempo che fu, ma soprattutto non era paragonabile come in tanti sono caduti al confronto-tranello del periodo Battisti-Mogol: sono due cose completamente diverse. Le parole fluiscono e si perde il bandolo della matassa, un pò come nei testi del periodo Battisti-Panella.
Questo post aveva un tema ben definito nella mia mente ma durante la sua materializzazione si è trasformato in un post musicale... Poco male, ritornerò al tema principe in un momento in cui avrò la mente meno stanca ed il cuore meno nostalgico. O forse non ci ritornerò, forse certi attimi è meglio stroncarli sul nascere. E tutto quello che potevo dire può essere racchiuso nella frase del brano che ho già riportato sopra: "È successo quello che doveva succedere. Ci siamo addormentati, perché è venuto il sonno a fare il nostro periodico ritratto". E ci aggiungo solo uno spazio temporale: ottobre 2007.