lunedì 30 giugno 2008

Silenzi nel tempo

Tanti anni fa camminavo in alta montagna in Valfurva. Superato un dosso mi sono trovato su una specie di altipiano erboso con al centro un lago. Quando sono arrivato, nonostante lo scenario così incantevole, ed il cielo così terso e azzurro, ciò che più mi aveva colpito era il silenzio. Non siamo più abituati al silenzio, c'è sempre un rumore di fondo nella nostra Vita. Era un silenzio che faceva quasi paura, ma così meraviglioso. Circa un anno fa, nella notte della Sardegna selvaggia con il vento caldo che correva tra l'erba rinsecchita, sono arrivato in una nota località della Costa Smeralda. Sceso dal taxi, oltre al profumo della macchia mediterranea che si sentiva anche nella notte, mi ero trovato di fronte l'hotel completamente illuminato da piccole luci a parete che lo facevano sembrare quasi un presepe. Tutto era avvolto da uno strano silenzio, mentre il vento scompigliava gli oleandri. Un altro silenzio, un'altra sensazione. Mi basta chiudere gli occhi per rivivere questa scena come se fosse un film. E lo stesso mi accade per quella di tanti anni fa, in alta montagna. Il nostro cervello è incredibile: è come un archivio, che conserva indelebili tanti ricordi del nostro passato. Pochi giorni fa, all'imbrunire, ero nella valle a me tanto cara. Mentre la notte s'avanzava ad un tratto riecco il silenzio. Un silenzio simile a quello della notte sarda. Ho chiuso gli occhi, ho fatto un respiro, ho rivissuto in pochi secondi tanto bello della mia Vita. Ma poi ho faticato a tornare alla realtà: nel silenzio della notte brianzola...

sabato 28 giugno 2008

Caldo afoso

Dopo giorni di pioggia e fresco, da alcuni giorni il clima si è fatto caldo e afoso. Il bianco ed il nero. Troppe volte si passa in troppo poco tempo in situazioni troppo diverse tra di loro. Il corpo non si adatta immediatamente, ma ha bisogno di un certo periodo per adattarsi. Questa è una questione fisica. Se estendessimo alla metafisica questo concetto, si verificherebbe lo stesso fenomeno. Da una condizione di Vita ad un'altra c'è bisogno di un certo tempo di adattamento. Quando ti trovi ribaltato da una situazione all'altra, fatichi a trovare il bandolo della matassa, e l'errore è più probabile. Ma una volta passato il tempo di adattamento, devi vivere la situazione nel modo più naturale possibile. E' per quello che si è portati a certe situazioni piuttosto che ad altre. Se non sopporti il freddo potresti abitare solo per poco tempo nel Nord Europa. Se non sopporti il sole ed il caldo potresti abitare solo per poco tempo in un'isola del Mediterraneo. Ma nella realtà quotidiana sappiamo capire se ci piace di più il caldo od il freddo?

martedì 24 giugno 2008

Il coraggio delle scelte

Meditando su quanto mi è capitato nella Vita (e non sempre puoi scegliere quello che ti capita, nel bene e nel male) mi è venuta in mente questa frase: "bisogna avere il coraggio delle scelte, altrimenti le scelte le prendono gli altri anche per te". E' una frase che mi sento addosso fortemente, anche in un passato abbastanza recente. Purtroppo la intelligentia non ti consente di percepire l'errore nel momento stesso in cui lo stai compiendo: è un pò come quando ti scotti: quando percepisci il dolore è troppo tardi, sei già ustionato. Penso quindi ad episodi del recente passato perchè per quanto riguarda il presente non ho la sufficiente saggezza di cogliere la necessità di scelte impellenti. Ripensando però al recente passato, la percezione di non avere avuto il coraggio di fare scelte coraggiose (il gioco di parole è voluto in cerca di un effetto maggiore) si riverbera nel presente come un'eco lontana piuttosto che un vago ricordo, che porta con sé la dolcezza di tutte quelle cose che trovi belle dopo averle vissute, o forse le trovi ancora più belle del reale. In questo sono sempre stato positivo: tendo ad addossarmi le colpe, sono il primo a ritenersi inadeguato tante più volte di quante raggiungo un'adeguadezza appena sufficiente. Ed il bello è che tanti a volte ritengono che il mio problema sia l'opposto, quello di una eccessiva autostima: forse è solo una uniforme di battaglia. Bisognerebbe aver più tempo per pensare...

martedì 17 giugno 2008

Lectio, Meditatio, Actio

Lectio. Meditatio. Actio. Qualche anno fa mi è stato insegnato un approccio alle Sacre Scritture, che ritengo al di là dell'avere Fede religiosa o meno tra le pagine più belle della letteratura di tutti i tempi: questo approccio trovava il suo canovaccio nelle tre parole latine che titolano il post di oggi. Formalmente potremmo tradurle con: lettura, meditazione, azione. Ovvero occorre leggere un testo, interpretarlo e capirlo; meditarlo, ragionarlo, assimilarlo; tradurlo in fatti concreti. Un approccio in sostanza quasi filologico con un'apertura alla Vita quotidiana. Lectio. Meditatio. Actio. Credo che questi tre verbi possano anche rappresentare la chiave di volta di una persona saggia, o ancor meglio, savia. E' un mio pallino diventarlo ma ancora ieri sera ho dato prova di quanto l'obiettivo sia lontano... Quante volte è l'instinto piuttosto che l'irruenza che si fanno strada al posto della "Lectio". Ovvero quante volte ci capita di aggredire un fatto senza averlo prima letto e compreso? Quante volte questa irruenza ci fa saltare la fase della "Meditatio"? Ovvero porre in atto delle dinamiche ancor prima di avere assimilato un avvenimento? Quante volte evitiamo di trasformare questi passaggi mancati in una "Actio" migliorativa del nostro essere e del nostro rapportarsi agli altri? Quanto devo megliorare, quanto dobbiamo migliorare...

domenica 15 giugno 2008

Il porto di quiete

A volte e anzi spesso, nella mia Vita, mi sento come una nave nel mezzo di un mare in burrasca. Un mare ricco di onde che si increspano alle raffiche di un vento impetuoso. Vento di avvenimenti reali, pratici, o vento di avvenimenti fantastici, nella mente, vento di pensieri, ragionamenti. meditazioni... Quando ti trovi in mezzo ad un mare di burrasca devi assecondare l'onda. Degli amici skipper mi hanno detto che la manovra più sicura è lasciare che la barca assecondi le onde, senza cercare di sfidarle. In questo modo nel mio mare virtuale ed allegorico, che è la Vita quotidiana, a volte mi trovo ad assecondare onde, ad andare in una direzione che non vorrei mai seguire. Dopo una burrasca raggiungere il porto ti porta una soddisfazione remota ed una calma manifesta: le forze si ritemprano, puoi riprendere a pensare con la tua testa, puoi riprendere ad agire secondo il tuo volere. Come ha recentemente cantato Davide Van De Sfroos: "la vita gira finchè gira l'elica... ma gira per nagòtt se te gh'eet mea là un timonn" ovvero "la vita gira finchè gira l'elica... ma gira a vuoto se non hai un timone..." E' proprio vero... E io un porto di quiete l'avevo trovato...

lunedì 9 giugno 2008

"To be, or not to be: that is the question"

"Essere o non essere: questo è il problema". Quante volte nella nostra Vita ci siamo posti questa domanda? Seguire l'istinto o controllarlo con il raziocinio? Essere per gli altri qualcosa che non si è per farli felici? O vivere come si vorrebbe vivere portando magari dispiacere a chi ci circonda che ci credeva diversi? Il rapporto tra le persone credo che sia una cosa estremamente complicata. Nei termini e nei modi. Nei fatti che facciamo: una persona si comporta naturalmente in un certo modo ed il suo comportamento fa pensare agli altri cose diverse: quante volte ci è capitato nella Vita? Quante volte non abbiamo avuto un certo comportamento perchè gli altri avrebbero potuto pensare male di noi? Quante volte non siamo stati naturali perchè il nostro comportamento poteva essere frainteso? Forse questa sera ho fatto troppe domande. O forse è un periodo della mia Vita in cui mi faccio troppe domande. Condivido questo testo di Frankie Hi NRG, anche se è molto duro: e se penso che ha già undici anni lo ritrovo comunque attualissimo. Eccolo: Quelli che benpensano:
"Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere - e non far partecipare nessun altro - nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro : niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici, guardali : stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno: spendono, spandono e sono quel che hanno...
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
.. e come le supposte abitano in blisters full-optional, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri : quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono : parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo... Sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero - boom! - Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d'un livello di Doom..
Ognun per se, Dio per se, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica - mani ipocrite - mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano - si scandalizzano - Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che da loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera..."

domenica 8 giugno 2008

Tutto è relativo...

In particolari momenti della Vita ci si accorge di come tutto sia relativo. Ogni più piccola sensazione ha un peso ed un ruolo diverso a seconda del momento in cui la vivi. Per esempio, a parità di temperatura, supponiamo 20°, questi 20° vengono percepiti come una giornata calda (magari a febbraio o marzo) o una giornata fresca (ad agosto e settembre). Vien anche facile da dire: è perchè il corpo è abituato e si indossa un abbigliamento più pesante o leggero, ma a ben pensare queste cose possono succedere anche nel senso che la nostra mente dà ad un certo episodio in un certo momento. Ecco, sto vivendo uno di questi momenti molto legati al relativo. Vorrei riacquistare presto il senso del mezzo per valutare il tutto con il giusto peso.