domenica 24 gennaio 2010

Frammenti di scelte


Si può camminare con un passo spedito, e si sentirebbe la tensione dei propri muscoli all'opera.
Oppure si può camminare con un passo lento e in quel caso, oltre a sentire il ritmo blando dei propri passi, si sentirebbe anche la voce della propria mente. O del proprio cuore...
Ci si può concentrare più sulla fisicità o sull'Essenza metafisica, ma la Vita è sempre una scelta. Una scelta quotidiana, che si prende in ogni piccolissimo gesto, in ogni frammento di Vita che si vive.
Credo molto alla teoria per la quale ogni piccola scelta concorre ad una scelta grande.
Credo al fatto che la cosidetta piccola Storia sia la trama su cui viene ricamata la grande Storia.
Credo molto ai campanili ed ai focolari. Ovvero credo al senso del Paese, che ho già celebrato in un post del 14 dicembre 2008, citando Cesare Pavese. Eppure quel borgo che citavo, durante lo scorso Natale, non ha più fatto le luminarie che avevo fotografato per il blog: forse anche lì qualcosa è cambiato e se così fosse, son contento di avere colto l'ultimo frammento di una tradizione ed averlo qui eternato.
C'è una canzone della premiata coppia Sgalambro-Battiato che dice testualmente: "se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri osserva il tuo corpo oggi, se vuoi sapere come sarai domani osserva i tuoi pensieri di oggi" (Il cammino interminabile, 2001). E' proprio vero, ed è questo il senso di quanto scrivevo poco sopra.
Stasera è una di quelle sere in cui, camminando nel gelo lentamente, sentendo i miei passi blandi, ho ascoltato la voce del mio cuore che mi diceva che quanto sono oggi, è figlio di quanto ho scelto ieri. E quello che sarò domani, sarà figlio di quello che sceglierò oggi.
Tutto scorre. Come nella spettacolare immagine del tramonto sul lago, a Varenna, che pubblico stasera. Nell'immobilità dell'imbrunire, il battello scorre via con giochi di luce sul lago...
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: tramonto a Varenna)

martedì 19 gennaio 2010

Vivere la Vita come un'opera d'arte

Si può aprire un post con Gabriele D'Annunzio e chiuderlo con Giacomo Leopardi, passando da Dante Alighieri? Trovando una connessione tra le parole del primo e del terzo, tramite il secondo? Ho meditato un pochetto in questi giorni ed un sottile fil rouge ha unito i tre maestri della letteratura. Passando tra i miei pensieri...
"Bisogna fare della propria vita un'opera d'arte e strapparla all'anonimato o peggio ancora alle trame di un qualsiasi altro, alle decisioni e ai voleri di terzi. La superiorità è tutta qui: offrirsi al soggettivismo più assoluto e uniformarsi solo e soltanto a noi stessi; ripudiare forme e concetti altrui e rendersi unici pedagoghi delle proprie scelte. Habere non haberi (possedere, non essere posseduti)". Questo scriveva "Il Vate"... E questo voglio mutuare!
Leggendo queste righe e ripensando a quanto ho vissuto nella mia Vita mi è venuta improvvisamente in mente la pittura di Ennio Morlotti, così materica e pastosa. Se si vivesse la Vita come un quadro a volte ci si accorgerebbe ancora di più di come il Tempo non si possa fermare. Immagino l'artista, con la sua tavolozza, che preso dall'istinto dell'attimo fuggente dipinge ad olio, con una spatola, seguendo il suo cuore. Può solo seguire il suo cuore.
Non ha scelte: se si fermasse a ragionare, il colore ad olio seccherebbe e non riuscirebbe più, con la spatola, ad amalgamare i vari colori...
Ecco: quante volte nella Vita, davanti ad un quadro che stavamo dipingendo con gli accadimenti della parte casuale del nostro viver quotidiano, non abbiamo avuto il coraggio di seguire l'attimo rovinando l'opera d'arte in fieri con eccessivo raziocinio?
"Bisogna fare della propria vita un'opera d'arte..."
Bisogna avere la grande capacità di godere sempre, ma con razionalità: la giusta misura,perchè troppo raziocinio potrebbe precluderci della infinite sensazioni...
Solo vivendo ogni cosa che la Vita ci offrirà si sarà in grado di evitare di rimpiangere i momenti non vissuti. E con l'Arte nella Vita, mettendo l'Arte in ogni nostro piccolo gesto, credo che si possa ancora di più cogliere il senso della Bellezza. E meravigliarsi della stessa...
Proprio come la meraviglia di Dante, uscendo dall'Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139)". Proprio quando ci siamo dimenticati di osservarle, di tanto in tanto, quelle stelle che in ogni notte serena ci osservano, soprattutto d'inverno, eccole apparire nel loro splendore: "Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea / Tornare ancor per uso a contemplarvi /Sul paterno giardino scintillanti..." (Giacomo Leopardi, Le Ricordanze).
Vivere la Vita come un'opera d'arte, è una parola d'ordine!
(nella foto di oggi tratta da http://www.museiciviciveneziani.it: Ennio Morlotti, Campagna d'autunno (1956)

martedì 5 gennaio 2010

Presepe di Brianza

Prima che l'Epifania, come tuona l'adagio, "tutte le feste porti via", volevo condividere un post natalizio. Ma che di natalizio in realtà ha ben poco se non il contesto temporale in cui è stato creato ed il titolo. Già, il presepe o presepio. Cos'è? Lo sappiamo tutti.
Ma a volte, quando davanti agli occhi ci troviamo paesaggi così perfetti come se fossero un precisissimo cammeo, arzigogolato e cesellato in ogni sua piccolissima parte con una precisione che non ha dell'umano, vuol dire che ci si mette anche il Cuore. E definiamo questi paesaggi un "presepe".
Ma quando si parla di Cuore si entra nelle paludi dell'Amore. Paludi... Potrebbe anche essere un assolato paesaggio mediterraneo, l'Amore; dipende dai punti di vista e da quanto uno sta vivendo od ha vissuto. Ma il mio Cuore non batte solo per vicende amorose nel senso più lato (ovvero per un battito stimolato dalle fanciulle che ho incontrato nella mia Vita), ma batte, soprattutto in questo momento di Terra di Mezzo tra vicende imprevedibili, per la mia Terra.
In questo momento amo soprattutto la mia Terra di Brianza, con i suoi paesaggi, le sue inquietudini, i suoi infiniti silenzi.
Da qui in avanti, questo post, è solo la voce del mio Cuore che batte, osservando la magnifica valle, all'imbrunire.
Già, la valle. E' avvolta in un silenzio surreale. Il vespero avanza ed il fumo che ondeggia sui boschi si fa velo blu, leggero e trasparente. Le ultime voci, gli ultimi rumori dei boscaioli. Gli ultimi rari canti degli uccelli. Ora odo i miei passi, ora un colpo di vento fa fischiare i fili della vigna. Lo sguardo ondeggia come quel fumo. Le prime luci s'accendono sulla pianura sullo sfondo, e sembrano portare con sè la frenesia della corsa agli acquisti. Poi il faro di Brianza, Montevecchia, che gioca con le ultime luci del tramonto, una sorta di braccio di ferro tra la luce del sole, ora calda ed arancio anche se resa più tiepieda dalla bruma, e la luce artificiale che ad ogni "siretina" avvolge il Santuario della Beata Vergine del Carmelo in un caldo abbraccio. Poi il marrone cupo dei boschi, spogli di foglie, inondati dal loro irreale silenzio. Come isola in questi boschi è Cascina Costa che cattura lo sguardo, quasi fosse un presepe. Le sue piccole luci, il fumo dei camini che s'unisce a quel velo blu che ondeggia sui boschi, sempre più materico. Sento il mio respiro. Chiudo gli occhi, che senza vergogna, s'inumidiscono d'una lacrima. E' la mia emozione.
La sua Essenza danza col fumo sopra i boschi: è il mio presepe di Brianza.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi: Cascina Costa di Perego "in siretina")

sabato 2 gennaio 2010

La notte è al mezzo...

Sul finire del primo decennio del nuovo secolo (ovvero due giorni fa) avevo scritto che il mio primo post dell'anno sarebbe stato dedicato al mare. Ce l'ho dentro, ho già scelto anche la foto, e siccome di mar della Liguria avrei voluto parlar, lo stesso ha fatto parlare di sè con le mareggiate di stanotte. Casi della Vita...
Ma oggi il favonio mi ha catturato per la seconda volta in pochi giorni e son tornato là dove il vento gelido soffiava violento: la mia cara Montevecchia. Questa volta ho voluto catturare le ultime luci del giorno, quelle dell'imbrunire, ammirando un tramonto mozzafiato.
Mentre osservavo la pianura, limpida sotto di me, ovviamente pensavo. Pensavo all'anno appena finito e a quanto consapevolezza in più mi ha portato. Ma scrutando l'orizzonte alla sera la mente fa un tuffo nella malinconia dei tempi che più non sono...
In generale, non legati ad un fatto o ad una persona particolare.
Ho ripensato anche stasera al motivo per il quale si riesce a dare un senso compiuto agli accadimenti della nostra Vita solo quando gli stessi sono passati, ed appartengono al nostro passato. E questo in generale, sia per le cose belle che per quelle brutte. E' strano...
E' come se per capire una vicenda abbiamo la necessità di osservarla dal di fuori. E quando la viviamo siamo sicuramente al di dentro, e quindi non riusciamo a comprenderla in tutte le sue dimensioni.
Un pò come le montagne accese dal sole calante che osservavo questa sera oltre la pianura piemontese: guardandole da qui avevano una loro sagoma ed una loro forma, sicuramente se ci si era sopra oppure troppo vicini non si potevano osservare nel loro insieme.
Così con gli accadimenti: bisogna andare oltre gli stessi per percepirli fino in fondo.
So solo che ultimamente tendo sempre a vivere l'Essenza di ogni cosa. Agli occhi dei terzi che non mi conoscono bene posso apparire un pò pensieroso e smarrito, come se vivessi in un mondo tutto mio. Ma chi mi conosce capisce la mia Energia solo guardandomi negli occhi, anche se fossero velati di malinconia, come talvolta accade. Ma la malinconia è solo un velo di polvere, al di sotto di essa c'è lo splendore dell'animo di ognuno di noi. E non si dice che gli occhi sono lo specchio dell'animo?
Chiudo con un pensiero di Lesbo: "E' tramontata la Luna con le Pleiadi, la notte è al mezzo, il Tempo trascorre, e io dormo da sola".
Quante volte abbiamo vissuto, nella nostra Vita, la stessa sensazione? Ma non solo pensando ad una donna o ad un uomo amato, ma ad un qualunque accadimento della nostra Vita che ci portava turbamento notturno...
(nella mia foto di oggi: tramonto sul Monviso da Montevecchia)