domenica 30 maggio 2010

Fare di conto. Anche quando i conti non tornano.

Ogni tanto tiri una riga sul foglio della tua Vita, del tuo modo d'Essere, di ciò che hai vissuto, di ciò che avresti potuto vivere, di ciò che non hai avuto il coraggio di scegliere, di ciò che invece ti ha scelto. Una riga nera, netta e decisa. Tirata la riga, provi "fare di conto" rispetto a ciò che sta sopra la riga: e spesso e volentieri ti accorgi che i conti non tornano.
Allora ti avvolge il dubbio. Forse i conti dovevi farli prima, così di accorgerti per tempo che erano sbagliati? Ma il prima ed il dopo, chi lo può decidere? Ogni quanto dovremmo avere il coraggio di tirare righe nere, nette e decise?
Spesso e volentieri procedi come una sorta di automa. Le emozioni sono relegate in una parte del cuore che è coperta di polvere dato che è da tempo che non la usi. La tristezza va e viene, come le onde del mare. E a volte l'onda ti colpisce a sorpresa, quasi fosse un'onda anomala: le hai osservate, ne hai preso le misure e tutto d'un tratto arriva un'onda più alta che riesce a raggiugerti. E a quel punto ti accorgi che fa freddo, e tira vento, e non hai nulla per cambiarti.
In un certo modo subisci. Fino ad asciugarti di nuovo...
(nella mia foto di oggi: papaveri e fiordalisi tra il frumento a Montevecchia)

mercoledì 19 maggio 2010

La notte sta tra due giorni

La notte sta tra due giorni. Oppure il giorno sta tra due notti.
Il bicchiere vuoto per essere considerato tale deve pur essere stato pieno, perchè altrimenti non potremmo dire che oggi è vuoto, se ieri non l'avessimo visto pieno. Ed in ogni caso, anche quando è vuoto, è pieno d'aria.
Il freddo sta prima del caldo che sta prima del freddo: ed è la percezione di entrambi che ci consente di capire quando fa freddo e quando fa caldo.
La pioggia sta dopo il sereno che sta prima di nuova pioggia: "After the rain comes sun, after the sun comes rain again" (Smoke City, Underwater Love).
Quando è un pò che non piove desideriamo che piova, fosse solo per sentire il bellissimo profumo della pioggia che bagna la polvere tipica dei temporali estivi. Quando è troppo che piove vorremmo avere il sole, e quando questo ricompare alla nostra vista ci sembra più luminoso del solito: perchè i nostri occhi avevano perso l'abitudine di vedere la Luce.
Potrei andare avanti all'infinito, e dopo la Natura portare ad esempio i sentimenti, che hanno sfumature, se possibili, ancora più complesse e mutevoli della stessa.
Ma qual è il senso di questo esercizio tendente all'ossimoro? Eh già, non apriamo la porta agli ossimori perchè se no questo post sarebbe davvero troppo lungo (basti pensare al dolce amaro...)
Il senso è che bisogna avere la capacità di affrontare ogni sfida, bella o brutta, con forza. E con la consapevolezza che ogni cosa che ci troviamo davanti serve ad una sola cosa: farci crescere.
Tutto è necessario, nulla è insostituibile. O quasi.
(nella mia foto di oggi: tramonto dall'Oliva, Montevecchia)




domenica 9 maggio 2010

Vivere nella pienezza

Spesso incontriamo dei bivi nelle nostre faccende quotidiane. Alcuni sono semplici, altri sono più difficili, spesso sono ingannevoli. L'animo umano non è un sistema perfetto. Il medesimo fatto può essere vissuto in modo diverso a seconda del contesto in cui si colloca, a seconda della situazione in cui si è, a seconda dello stato d'animo che si sta vivendo.
E' come un medesimo paesaggio che cambia da una stagione all'altra o, all'interno della stagione stessa, da un giorno all'altro a seconda della presenza o meno del sole. Quale è il segreto per sapere scegliere la via più giusta, davanti ad un bivio, soprattutto a quelli ingannevoli?
Ce ne sono un paio, a mio modesto parere.
Il primo, di base, porta con sé dei rischi. Si tratta di prendere la scelta che ci fa star bene con noi stessi. Quando una scelta è difficile è inutile renderla ancora più complicata forzando quello che l'istinto ed il raziocinio, debitamente miscelati, ci consigliano. Perchè in caso di difficoltà saremmo già in crisi prima dei marosi, non essendo convinti in prima persona della scelta fatta. La principale difficoltà di questo metodo è quello della tendenza all'egoismo, magari non voluto: scegliamo ciò che appare giusto per il nostro benessere, ma magari la nostra scelta coinvolge terze persone che non la vivono bene.
Ecco quindi la necessità di attivare un ulteriore piano, quello della comunicazione. Dobbiamo parlare con chi ci circonda, soprattutto se la scelta coinvolge direttamente un'altra persona, parlare con la stessa. Si rischia di creare del malessere, ne sono consapevole, ma è meglio creare il malessere prima che subirlo come conseguenza dell'azione poi. Anche perchè magari un chiarimento preventivo ci consente di vivere quell'evento ancora con maggiore pienezza.
Già, bisognerebbe vivere nella pienezza. Ogni momento.
Abbiamo troppi freni nel quotidiano, troppo luoghi comuni ci avvolgono.
Bisogna invece sapere "allenare la mente a nuovi stati di coscienza" (Sgalambro - Battiato, Personalità Empirica).
Solo così, il gioco vale la candela.
(nella mia foto di oggi: i laghi di Annone Brianza e Oggiono)

giovedì 6 maggio 2010

Decanter per l'animo

Di tanto in tanto amo ricordare una frase di Mario Soldati: "Il vino è la poesia della Terra". La trovo fantastica, credo che nel vino davvero ci sia la poesia e la storia del luogo in cui nasce. Credo che nelle poche bottiglie che ricavo dalla mia vigna ci sia la storia di quella Terra e di chi la lavora.
Il vino "si fa" prima di tutto in vigna, ma non è sufficiente avere uva sana per produrre un buon vino. Una gestione della cantina pessima può trasformare il vino in aceto. Inoltre taluni vini hanno un'evoluzione negli anni, nel periodo del cosidetto "invecchiamento". Quando un vino sta parecchio in bottiglia, lo stesso ha la necessità di una ulteriore rapida evoluzione all'atto del consumo. Per questo si usa stappare la bottiglia qualche ora prima e collocare il vino in un decanter, per fargli terminare la sua evoluzione in modo che possa essere gustato nel migliore dei modi.
Ora entro in una allegoria. Ammettiamo che il vino siano i pensieri, le emozioni. Ammettiamo che gli stessi siani figli di un certo periodo, di una certa evoluzione dei nostri giorni. Nel momento in cui tiriamo le somme rischieremmo di trovarci dei pensieri che stanno da tanto tempo nella bottiglia del nostro cuore, ed hanno quindi la necessità di un passaggio nel decanter per essere compresi fino in fondo.
Fin qui l'allegoria: ma cosa può essere usato come un decanter per l'animo? Credo che una cosa su tutte possa assomigliare al decanter: la pazienza. La pazienza di non tirare le somme troppo presto, la pazienza di sapere astenersi da azioni che magari possono solo peggiorare la situazione, la pazienza di sapere assaporare i propri pensieri più di una volta per percepire sapori magari diversi da quelli che sono stati assaporati poco prima.
Ora come ora, proprio oggi, i miei pensieri hanno bisogno di un decanter.
Di un decanter per l'animo.
La tempesta è passata, dovrebbe essere riuscita a ripulire le briciole di pensieri mal posti. Ora il "decanter-pazienza" deve fare il suo lavoro, e l'angoscia dell'assenza non deve turbare questa fase. Perchè ci tengo troppo.
(nella foto di oggi dal web: un decanter con del vino rosso)

sabato 1 maggio 2010

Cose fatte e mai più da fare

Ci sono cose che una volta fatte le vorresti fare ancora ma che a volte, per il solo fatto di averle fatte, non potrai più farle...
Ammetto che è una frase un pò lunga e troppo piena di un verbo qualunquista quale è "fare", ma penso che renda bene l'idea del senso che vuole portare.
Il passaggio successivo è: sopportarne le conseguenze o rodersi nel rimorso?
Ovvero "va beh, perlomeno una volta l'ho fatta, in caso contrario magari non la avrei mai fatta" oppure "però, se non la facevo, magari un domani la potevo fare senza tutti i problemi che mi ha portato farla adesso".
La risposta è ardua. La strada per raggiungerla ancora di più. Non demordo, perchè son certo che la risposta, prima o poi, volente o nolente, arriverà.
Ma quanto è duro attraversare il deserto del silenzio senza vedere un'oasi all'orizzonte...
E le cose sbagliate, a volte, assumono la loro identità fatta e finita come tale dopo che, ahimè, le hai fatte...
(nella mia foto di oggi: scultura agreste a Bagaggera, Brianza)