mercoledì 29 dicembre 2010

Tra le feste comandate...

Eccoci qui nel bel mezzo delle feste comandate. Il bilancio di fine anno (quale assurdo rito, ne sono consapevole...) lo rinvio di un paio di giorni, ma in questi giorni che per contrappasso a facili bagordi ti propongono giornate nelle quali la forma fisica non ti assiste, mi sovviene una meditazione che trovo tale e quale negli ultimi anni, e sempre in questo periodo. Più precisamente negli ultimi tre anni: un numero per nulla legato al caso.
E' per il terzo dicembre consecutivo che nei giorni conclusivi dell'anno la forma fisica non mi assiste. Nulla di grave sia chiaro, malesseri di stagione, ma quanto basta per avvelenare il clima che mi circonda e costringermi ad una sorta di ritiro preventivo. Pare quasi una sorta di "somatizzazione" di un qualcosa che si annida nel profondo del cuore.
Da indagare nel campo dei Chakra.
Per l'intanto, barra a dritta in questi giorni di nebbia. Pronti a doppiare impavidi il faro del 31 dicembre 2010, evitando sia gli scogli che gli iceberg.
(nella mia foto di oggi: luminarie natalizie tradizionali a Beolco di Olgiate Molgora)

venerdì 17 dicembre 2010

Incantesimo

Oggi è caduta di nuovo la neve. Leggera, sfuggente, asciutta, gelida. Ha colto di sorpresa, ne è caduta più del previsto... Perchè tanto le cose vanno come devono andare...
A volte ti trovi al centro di situazioni che non condividi nel loro svolgersi, che vorresti andassero diversamente, che magari sei convinto di cambiare. Ma troppo spesso ti rendi conto, rigorosamente e sempre solo dopo, che non le hai cambiate, ma loro hanno cambiato te. A volte ti arrovelli consumando energie e dissipando le tue forze e non ti accorgi che è inutile...
"Se sapessi come devono andare le cose, se sapessi la causa di ciò che mi accade, sarei un Re..." E' una frase nella quale spesso mi rifugio, ultimamente. Una via di fuga a domande scomode, ma poste in buona fede. E sempre da terzi. Perchè anche l'oggettività a volte è soggettiva.
Nell'eterno divenire, i giri di boa si susseguono e, come in una regata, ti prepari al cambio di vela. Ma che sia vela di bolina o vela di poppa, se arriva la bonaccia, nell'uno e nell'altro caso, ti fermi. A volte in mezzo al mare, più spesso in mezzo al guado delle decisioni rinviate.
Spesso si vivono incantesimi attraverso i quali si vive la sensazione dell'assenza di gravità. Cerchi di spostarti, ma ti trovi a fluttuare senza meta. Vorresti reagire, ma ogni sforzo in quella fase è inutile. Allora ti accorgi che ti conviene serbare le forze per quando le condizioni muteranno.
La bussola ruota impazzita per non farti ritrovare la tramontana, le nubi nascondono la stella polare di notte ed il sole di giorno. Una nebbia fitta sposa il cielo con il suolo innevato ed il senso dello smarrimento si fa sempre più presente.
E, alla fine, ti trovi come la rosa della foto di oggi: che non ha fatto in tempo ad appassire e perdere i petali, librandosi nel vento, ma è stata colta di sorpresa dalla neve.
Perderà i colori, in attesa del disgelo...
(nella foto da www.merateonline.it di oggi: rosa nella neve)

domenica 14 novembre 2010

Luci nella notte

Passano i giorni. Passano le emozioni. Passa la stanchezza. Poi ritorna. Mancano tante cose, e di altre ce ne sono troppe... Non si capisce più nulla...
Il periodo è quello che è. Complicato e ricco di insidie. C'è sempre meno voglia di fare, come un treno lanciato a folle velocità a cui di colpo viene a mancare l'energia elettrica: non si fermerà immediatamente, non sbaglierà la strada perchè è obbligata dalle rotaie, ma pian pianino rallenterà e inesorabilemente si fermerà: in città oppure vicino ad una stazione, piuttosto che in aperta campagna o in una galleria. Nessuno lo può sapere.
Non ci resta che vivere, e spesso a sopravvivere. In attesa di un porto di quiete, di una casa calda con un camino acceso. Come il senso di accoglienza che può dare una antica cascina illuminata in una notte buia...
(nella mia foto di oggi: cascina Scarpata by night)

lunedì 1 novembre 2010

Verità fallaci

L'ordine mentale è diverso dall'ordine materiale, ed il secondo è un risultato del primo. La irrazionalità spesso irrompe nelle situazioni legate ai sentimenti. Quando ci sei dentro, perdi il senso del razionale, e ti arrabbi con chi magari ci è fuori e ti fa notare la tua assurda ed illogica condotta. Ma a volte tu stai bene nello struggerti, perchè non cerchi altro che magari restare in una palude di desiderata mutevoli piuttosto che attraversare il deserto del nulla.
L'eterna ricerca del porto di quiete però ti rende più facilmente intrattabile. Ti chiudi a riccio e tendi a respingere ogni pensiero diverso dalla tua verità, che magari è pure fallace: anzi, più che magari, lo è il più delle volte. Ed il bello che più è fallace e meno sei disponibile a riconoscerla come tale.
Insomma, sono strani giorni. Complicati e mutevoli. Il tempo fugge. E' tempo di discernimento, è tempo di scelte. E' tempo di vivere, più che di sopravvivere.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi: alba rosata)

lunedì 11 ottobre 2010

Solo il silenzio dentro e intorno a te

Ci sono cose che non accadono per caso. Anzi, quasi nulla accade per caso. Tutto sta in un disegno che ti viene proposto affinchè tu possa colorarlo con i pastelli del tuo vivere quotidiano. Ci sono tinte calde e tinte fredde, la scelta compete solo a Te.
A volte fai il duro. Altre fai il figo. Ed ecco che puntuale la Vita ti frusta, ti dice sottovoce "attento che stai esagerando" e se non la ascolti la sua voce si fa sempre più forte fino a trasformarsi in un rumore fragoroso. Ed è così che ti stordisci, ed è così che ti trovi a camminare barcollando, senza trovare il luogo in cui il tuo animo possa trovar quiete.
E' in questo eterno viaggio che, dopo lo stordimento supremo, ti trovi con il silenzio dentro ed intorno a te. Tu sei lì, in una situazione che non ha nè capo nè coda, uno stato fisico e d'animo che non hai scelto ma nel quale ti sei trovato, e tutto ciò che hai intorno perde il colore. Vuoi solo ritrovare il senno e stare bene, senza quella sensazione che ti porta a far decollare la testa verso spazi sconosciuti. E' come se ti trovassi in una nuova dimensione, ma con il desiderio di tornar presto nella tua, di dimensione.
E, appena ritrovi la tua dimensione, ti senti più piccolo, ti sembra di avere imparato la lezione: ma puntualmente, prima o poi, tornerai a sbagliare, perchè l'imperfezione del mondo altro non è che la somma delle imperfezioni di ognuno di noi...
(nella mia foto di oggi: tardo tramonto a Calco)

sabato 18 settembre 2010

L'autunno bisbiglia

L'autunno bisbiglia già da qualche giorno. Lascia gli ultimi scampoli d'estate aggrappati ad alcune ore dei meriggi sempre più corti, ma all'alba ci fa sentire il suo sapore.
L'autunno bisbiglia... Un'altra estate è passata. Pareva ieri Natale, Natale sembra domani. Si prosegue. Andrà meglio... Invece ad andar bene va allo stesso modo...
Ormai credo di avere un abbonamento vitalizio alla Vita complicata. Uso complicata e non uso difficile per sommo rispetto nei confronti di chi una Vita difficile non può che scegliere di affrontarla ogni giorno. In fondo non vivo una Vita difficile... Forse è sì una Vita un pò grigia, una Vita che si pone obiettivi spesso sfasati o semplicemente sbagliati, alla eterna ricerca di quel "porto di quiete" che ho lasciato ormai da tre anni... In fondo la mia Vita a quell'epoca era forse ancora più grigia di oggi, ma a volte bastano incontri casuali per trasformare un film in bianco e nero in uno in technicolor.
Incontri casuali... Che frase sprecata... Forse nulla è legato al caso in effetti...
Spesso dico che bisogna essere in pace con sé stessi per essere in pace con il mondo. Il mio essere irrequieto spesso tramuta una pace appena accennata in una guerra aspra. Spesso il mio orgoglio trasforma momenti che dovrebbero solo essere piacevoli in momenti di cui non vorresti avere nemmeno il ricordo, visto il carico di nervosismo che portano con sé.
Che fare? L'unica cura è lavorare sulla saggezza e la pacatezza. Ed all'ascolto...
Mi manca ancora parecchia strada: ma forse la direzione è quella giusta: brillando l'aura nel buio come un sogno di dolce irrequietudine dei sensi che culla la mia notte...
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi: cielo da Campsirago all'imbrunire)

lunedì 13 settembre 2010

Il vuoto

Il vuoto è un tarlo dentro l'animo. O meglio è l'effetto di un tarlo dentro l'animo. Quando siamo boriosi perdiamo il senso della misura, quando abbiamo la "coda di paglia" tendiamo a cercare lo scontro. Il saggio sa invece anche scegliere la "non azione". Il babbeo invece il più delle volte fa "sola azione", con tanti colpi sparati a salve al solo scopo di generar baccano nell'animo altrui.
Tutto scorre, tutto passa.
La paura di perdere qualcosa che si ha, appare dal limbo della coscienza solo quando si è quasi materializzata. Ed a quel punto ti senti come su un cavallo imbizzarrito che ti porta dove non vorresti andare. Perdi la ragione, perdi il senno, e nel tentativo di dar spiegazione a quanto occorso riesci a creare ulteriori distanze. Ed allora speri che quelle percepite, per dirla alla Francesco De Gregori (che ha scritto una grande canzone portata al successo da Zucchero, "Diamante"), speri solo che "nuove distanze ci riavvicineranno".
Non si finisce mai di crescere.
Non si finisce mai di meditare.
Non si finirà mai di piangere sul latte versato: e non sempre sono lacrime di coccodrillo...
Il gallo segnavento cigola sul tetto, il fumo esce dai camini e viene sparso in ogni dove.
E' quasi autunno.
Ma nel mio animo lo è già, e mi sento come la foglia d'autunno di ungarettiana memoria.
Prima o poi la semplicità governerà la mia Vita.
Per ora non mi resta che andare a scuola di umiltà.
Ancora una volta...
(nella mia foto di oggi: l'ultima luna piena d'estate)


martedì 7 settembre 2010

Volere volare

C'è confusione assoluta. E' come un turbinio di polvere che ti toglie il fiato e ti nasconde la via. Sono giorni difficili, complessi, pieni di tranelli. Il percorso si fa impegnativo, la costanza necessaria, l'attenzione vitale. C'è sempre meno spazio per muoversi senza muovere qualcos'altro, c'è sempre meno Tempo per pensare, c'è una lista di cose da fare che continua ad allungarsi, come se fosse colpita da un incantesimo od un sortilegio.
La magia si libra nell'aria, se ne sente il suo suono, ma è un suono impalpabile, che scorre, che non va e non viene, che ci avvolge come l'infinito. I pensieri si fanno grevi e la bruma ovatta la campagna.
Sembra di vivere in un enorme luna park. Ogni angolo ti distrae, ogni luce rischia di abbagliarti, come un fuoco di artificio che inaspettato riempie il cielo. In un attimo illumina a giorno il tuo Essere, il tuo Animo, poi tutto d'un tratto torna il buio.
Nel cuore c'è il sole, anche quando le nuvole lo nascondono. Sopra le nuvole c'è il sereno, ma il nostro vivere quotidiano è sulla Terra.
Forse dovremmo imparare di più a darci una prospettiva, magari non immediata, senza inseguire chimere od il canto delle sirene: ma il raziocinio spesso imprigiona il "fanciullino" che c'è in noi, soffocandone la innocente sincerità e leggerezza.
Dovremmo ritrovare la leggerezza di saper spiccare il volo ed andare oltre.
Volere volare...
(nella mia foto di oggi: fuochi di artificio a Calco (LC)

domenica 29 agosto 2010

Occitania - Parte 2: "... E il vento fa il suo giro..."

Avevo visto non senza curiosità il film "E il vento fa il suo giro", prima opera di Giorgio Diritti, e di quel film mi sono rimaste in mente tre cose: la colonna sonora, con musichette con organetti e ghironda, gli sguardi dei protagonisti, le parole in occitano... Insomma, un film piacevole, anche se drammatico e quasi inquietante.
Quando ho imboccato la strada della Valle di Maira avevo un solo desiderio, vedere dal vivo questi luoghi fatti conoscere dal film. E così ho fatto.
La scene iniziali sono ambientate nel Vallone di Elva, tra neve e ghiaccio e cielo grigio. Estremamente inquietante. In estate il vallone l'ho trovato dopo un pomeriggio di peregrinazione in valle cercando tutte le gole tramite le cartine topografiche, e devo dire che non è così terribile, ma la scenografia comunque merita, grazie a questa strada rubata alla montagna.
Ma il borgo in cui il film è ambientato era il piatto forte. Cercarlo non è semplicissimo, ma di questo dirò qualcosa alla fine. Nel film il borgo si chiama "Chersogno" (che è invece il nome di una cima posta nelle vicinanze) ma nella realtà il paese si chiama "Ussolo", ed è una frazione di Prazzo, in media Valle Maira.
Arrivare in questo paese è una cosa davvero particolare. Si trovano diversi turisti, gente forestiera che penso fosse lì per il medesimo motivo mio. Ma queste case sono mezze abbandonate e quelle che appaiono abitate semprano popolate di fantasmi. Ci siamo fermati una mezz'oretta e non siamo riusciti ad incontrare un residente: era un pomeriggio in settimana, forse bisognerebbe ritornarci alla domenica.
La riflessione finale è come il film sia stato vissuto in Valle Maira. Secondo me è stato sofferto, forse lo spaccato dei valligiani (secondo me comunque reale) che presentava non è stato apprezzato dagli stessi. E allora in Valle di Maria nulla celebra o semplicemente ricorda il film.
Ad Arezzo invece, dove è stata girata la parte comica de "La vita è bella" di Benigni sono state collocate delle colonnine con le foto di scena del film. In Valle di Maira nulla ricorda quel film, non un cartello indica Chersogno (alias Ussolo).
Come se anche il film facesse ormai parte dei fantasmi che abbondano nella valle occitana...
Per saperne di più: il sito ufficiale del film: http://www.ilventofailsuogiro.com/.
(nella mia foto di oggi: Ussolo di Prazzo, Chersogno nel film "E il vento fa il suo giro)

domenica 22 agosto 2010

Valle di Maira - Occitania, Parte 1: i luoghi

Ogni viaggio è una esperienza che qualcosa ci lascia sempre. Cose belle e cose brutte. Quando sei in viaggio forse la tua mente è più attenta a ciò che vedi, a cogliere gli aspetti dei luoghi che attraversi. Certo, c'è viaggio e viaggio. Non voglio questa sera parlare delle sensazioni che ti possa offrire il crogiolarsi al sole di un anonimo villaggio turistico su uno dei mari più cristallini od economici, ma piuttosto di ciò che ha scosso in me l'attraversare una piccola parte di Occitania in un paio di giorni.
Iniziamo dai luoghi. Valle di Maira o Macra. Cuneese.
La valle si apre ampia e larga verso Cuneo. Lì la campagna è ancora piatta e ricca, e non senza sorpresa mi sono trovato estesi meleti che credevo parte integrante delle sole valli alpine tipicamente votate alla coltivazione della mela. E già qui ci si trova in una valle "sui generis", abituati come siamo forse alle ben più strette vallate alpine delle nostre amate Prealpi Orobiche.
Dronero è il centro più importante della valle ma di fatto non è ancora inserito in un contesto valligiano più classico, che si incontra solo verso San Damiano Macra.
Particolare a Dronero è il Ponte del Diavolo che, soprattutto di notte, ha un non so che di inquietante. Ma è tutta la valle che porta con sé delle strane sensazioni.
La Natura è molto bella, incontaminata, in alta quota l'incontro con le marmotte è abituale. Spesso nuvole basse portano nei fondivalle una luce sinistra, mentre domina il silenzio o l'ululare del vento in alta quota. Un dedalo di sentieri e strade più o meno carrozzabili attraversa in lungo ed in largo la valle, dove sicuramente ci sono più strade che persone. I piccoli borghi sono spesso simili a "paesi fantasma", mentre in ogni dove ci sono testimonianze della religiosità dei luoghi.
Non ho mai visto tante chiese o cappellette tutte insieme... La lingua occitana (D'Oc) spesso compare sui muri o sulle lapidi, molto meno nel parlato perchè incontrar qualcuno del luogo è già raro, ed incontrar qualcuno che parla è rarissimo.
"A notre mere tant aimee (a nostra madre tanto amata)". E' la scritta in Occitano su una lapide del cimitero di Ussolo di Prazzo (il set del film "E il vento fa il suo giro" di Giorgio Diritti). Ma qui si parla non più di luoghi ma delle persone, ed è un'altra storia...
(nella mia foto di oggi: camino di un capanno al Colle di Sampeyre, Valle di Maira, 2.284 mt. di quota)

martedì 3 agosto 2010

Come farfalla nel vento

Qualche giorno fa osservavo curioso il volo di una farfalla. Leggera come un fuscello, volava planando e seguendo la brezza. Ma a volte era evidente che la subiva, la brezza.
Quante volte nella nostra Vita siamo costretti a seguire la brezza? Od il vento più forte? O la corrente per cercare di non andare controcorrente?
Tante volte ci troviamo faticosamente a risalire la china dopo essere rovinosamente scivolati da una cresta dalla quale ci sembrava di poter finalmente guardare il mondo, dall'alto della saggezza ritrovata. Basta un attimo per perdere l'equilibrio, un attimo per scivolare. Ed anche a non farsi male ci vuole molto di più per risalire.
La Vita è fatta così. Ci sorride, ci offre scelte quotidiane più o meno giuste, e noi siamo ciò che scegliamo. A volte ciò che scegliamo sembra portarci in una certa direzione ed il più delle volte ci accorgiamo, troppo tardi, che era quella sbagliata.
Perchè la bussola non è di serie. E quando osserviamo il sole della ragione per cercare di orientare le nostre scelte a volte lo stesso viene nascosto dalla nebbia del dubbio. A quel punto si rallenta, per forza di cose, e si naviga a vista. Con la speranza di non essersi allontanati troppo dalla rotta ideale del quieto vivere per quando tornerà il sole e avremo il termine inequivocabile di confronto della strada, giusta o sbagliata, che si è percorsa.
(nella mia foto di oggi: farfalla multicolore)

mercoledì 23 giugno 2010

Pruvisori definitif

E' qualche giorno che non scrivo. Eppure di cose, in questi giorni, ne sono successe tante. Eppure in qualche modo sento di avere una certa inconsapevolezza di fondo. Ciò che vivo mi porta la soddisfazione del momento, ma non mi lascia il suo sapore. Le cose diventano così velocemente un ricordo che spesso si tramuta in una sorta di angoscia per voler nuovamente rivivere quella particolare situazione: come se l'ultima volta che l'ho vissuta fosse l'ultima in assoluto ed in futuro non dovesse più tornare.
Sono in una fase di assoluta provvisorietà complessiva: ci sono pochi punti di riferimento chiari. Ci sono momenti della Vita in cui ci si sente "provvisori". In cui si percepisce che si stanno vivendo situazioni che hanno insite la loro provvisorietà fin dal primo minuto. Il vero problema è quando queste "provvisorietà" tendono a rendersi manifeste ripetutatamente.
Ed a quel punto un brivido ti risale la schiena. E' quel brivido che in Brianza chiamano scherzosamente "pruvisori definitiv" (provvisorio definitivo). Quel brivido che lascia trasparire il fatto che un certo lavoro realizzato provvisoriamente possa invece essere utilizzato per lungo tempo, come se fosse definitivo. Ma finchè si parla di lavori, la cosa può anche essere accettabile.
Il vero problema è che qui si parla di Vita, di una Vita all'insegna del "pruvisori definitif".
E non è bello, lo si sa...
(nella foto Samuel Kubani di oggi (AFP): arcobaleno a Seefeld, Austria)

lunedì 7 giugno 2010

Una sorpresa mi colse

Una sorpresa mi colse. Mi colse tra il giorno e la notte, nella tanto adorata "siretina". Un pensiero fugace, forse anche un pò stupendo, ma sicuramente fugace. Sì, perchè dopo un indefinito lasso di Tempo, tanto breve nella mia soggettività ma magari più lungo in quella di qualcun altro, era un pensiero già cambiato, già in qualche modo lontano anche se il suo sapore lo avevo ancora nella bocca della mente.
Una sorpresa mi colse. Appoggiato a quel parapetto, osservando le onde che muovendosi formavano mille brillantini, mi colse quel pensiero che tante volte nel mio passato si era reso manifesto con un abito negativo, come un amo del pescatore che cattura il pesce dopo che questo ha inghiottito l'esca, strappandolo dal suo habitat.
Una sorpresa mi colse. Ma un attimo dopo quella Luce cangiante, che tutto pervadeva con una atmosfera irreale, aveva già una forma diversa, una manifestazione soggettivamente ed oggettivamente diversa. Perchè a volte, anche la percezione delle cose oggettive può avere caratteri di soggettività.
Una sorpresa mi colse, con la "siretina" che s'abbandonava alla notte. Il pensiero della magnificenza che si spegne, della meraviglia che cede il posto all'ovvietà. E' come vivere un assolo in un concerto: un attimo dopo la sorpresa della sua manifestazione, la base musicale può apparire prevedibile nei suoi movimenti.
E quella sera passata sulle sponde del Lario, tra luoghi che furono le scenografia di tante sorprese che mi colsero nel mio Tempo passato, mi trovai ancora più solo: l'oggettività di una frase detta ingenuamente e senza cattiveria fu la chiave di volta del sentimento che mi avvolse, irreale quanto quel tramonto.
Mi ritrovai così solo con me stesso, con la mia testardaggine, con il mio piglio un Tempo così dolce e deciso, ed oggi così smunto e duro.
Una sorpresa mi colse. Mi colse, ma io non la colsi...
(nella mia foto di oggi: riflessi di tramonto di fuoco sul lago ad Olcio, Mandello del Lario)

mercoledì 2 giugno 2010

Piccoli nel cielo infinito

Il vento soffia impetuoso oggi. Rende il cielo ancora più limpido, terso, profondo. Un cielo turchese, che ci fa sentire tanto piccoli. Basta viaggiare con il pensiero, staccando i piedi dalla Terra. Salire, salire, e poi salire ancora. Vedere tutto sotto di noi sempre più piccolo, mentre la dimensione che ci circonda si fa sempre più infinita, con spazio vuoto sopra, sotto ed intorno a noi.
Il sole tramonta, il sole sorge. La luna si fa piena, la luna si fa nuova. Le stagioni scorrono veloci. Ogni secondo che scatta è un secondo già vissuto, ogni giorno che inizia è un giorno da vivere spesso identico a quello già vissuto prima.
Ci arrovelliamo a cambiare il mondo, a partire dalle piccole cose intorno a noi, ma il mondo non cambia mai. E tutto procede, come se il nostro piccolo graffio sulla immensa Terra fosse già stato cancellato dal vento. Come canta Davide Van De Sfroos: "arriverà la breva a cancellare questa mia scia, ma il segno lasciato dalla mia storia non sarà mai cancellato".
Ecco, forse proprio questa è la speranza. Tutto viene cancellato, ma la nostra storia non sarà mai cancellata. Segni di storie, come strie di stelle nel cielo limpido, a cui in tanti si aggrappano affidando un fugace desiderio...
(nella mia foto di oggi: perdersi nell'infinito dal Giardino di Eva a Montevecchia Alta)

domenica 30 maggio 2010

Fare di conto. Anche quando i conti non tornano.

Ogni tanto tiri una riga sul foglio della tua Vita, del tuo modo d'Essere, di ciò che hai vissuto, di ciò che avresti potuto vivere, di ciò che non hai avuto il coraggio di scegliere, di ciò che invece ti ha scelto. Una riga nera, netta e decisa. Tirata la riga, provi "fare di conto" rispetto a ciò che sta sopra la riga: e spesso e volentieri ti accorgi che i conti non tornano.
Allora ti avvolge il dubbio. Forse i conti dovevi farli prima, così di accorgerti per tempo che erano sbagliati? Ma il prima ed il dopo, chi lo può decidere? Ogni quanto dovremmo avere il coraggio di tirare righe nere, nette e decise?
Spesso e volentieri procedi come una sorta di automa. Le emozioni sono relegate in una parte del cuore che è coperta di polvere dato che è da tempo che non la usi. La tristezza va e viene, come le onde del mare. E a volte l'onda ti colpisce a sorpresa, quasi fosse un'onda anomala: le hai osservate, ne hai preso le misure e tutto d'un tratto arriva un'onda più alta che riesce a raggiugerti. E a quel punto ti accorgi che fa freddo, e tira vento, e non hai nulla per cambiarti.
In un certo modo subisci. Fino ad asciugarti di nuovo...
(nella mia foto di oggi: papaveri e fiordalisi tra il frumento a Montevecchia)

mercoledì 19 maggio 2010

La notte sta tra due giorni

La notte sta tra due giorni. Oppure il giorno sta tra due notti.
Il bicchiere vuoto per essere considerato tale deve pur essere stato pieno, perchè altrimenti non potremmo dire che oggi è vuoto, se ieri non l'avessimo visto pieno. Ed in ogni caso, anche quando è vuoto, è pieno d'aria.
Il freddo sta prima del caldo che sta prima del freddo: ed è la percezione di entrambi che ci consente di capire quando fa freddo e quando fa caldo.
La pioggia sta dopo il sereno che sta prima di nuova pioggia: "After the rain comes sun, after the sun comes rain again" (Smoke City, Underwater Love).
Quando è un pò che non piove desideriamo che piova, fosse solo per sentire il bellissimo profumo della pioggia che bagna la polvere tipica dei temporali estivi. Quando è troppo che piove vorremmo avere il sole, e quando questo ricompare alla nostra vista ci sembra più luminoso del solito: perchè i nostri occhi avevano perso l'abitudine di vedere la Luce.
Potrei andare avanti all'infinito, e dopo la Natura portare ad esempio i sentimenti, che hanno sfumature, se possibili, ancora più complesse e mutevoli della stessa.
Ma qual è il senso di questo esercizio tendente all'ossimoro? Eh già, non apriamo la porta agli ossimori perchè se no questo post sarebbe davvero troppo lungo (basti pensare al dolce amaro...)
Il senso è che bisogna avere la capacità di affrontare ogni sfida, bella o brutta, con forza. E con la consapevolezza che ogni cosa che ci troviamo davanti serve ad una sola cosa: farci crescere.
Tutto è necessario, nulla è insostituibile. O quasi.
(nella mia foto di oggi: tramonto dall'Oliva, Montevecchia)




domenica 9 maggio 2010

Vivere nella pienezza

Spesso incontriamo dei bivi nelle nostre faccende quotidiane. Alcuni sono semplici, altri sono più difficili, spesso sono ingannevoli. L'animo umano non è un sistema perfetto. Il medesimo fatto può essere vissuto in modo diverso a seconda del contesto in cui si colloca, a seconda della situazione in cui si è, a seconda dello stato d'animo che si sta vivendo.
E' come un medesimo paesaggio che cambia da una stagione all'altra o, all'interno della stagione stessa, da un giorno all'altro a seconda della presenza o meno del sole. Quale è il segreto per sapere scegliere la via più giusta, davanti ad un bivio, soprattutto a quelli ingannevoli?
Ce ne sono un paio, a mio modesto parere.
Il primo, di base, porta con sé dei rischi. Si tratta di prendere la scelta che ci fa star bene con noi stessi. Quando una scelta è difficile è inutile renderla ancora più complicata forzando quello che l'istinto ed il raziocinio, debitamente miscelati, ci consigliano. Perchè in caso di difficoltà saremmo già in crisi prima dei marosi, non essendo convinti in prima persona della scelta fatta. La principale difficoltà di questo metodo è quello della tendenza all'egoismo, magari non voluto: scegliamo ciò che appare giusto per il nostro benessere, ma magari la nostra scelta coinvolge terze persone che non la vivono bene.
Ecco quindi la necessità di attivare un ulteriore piano, quello della comunicazione. Dobbiamo parlare con chi ci circonda, soprattutto se la scelta coinvolge direttamente un'altra persona, parlare con la stessa. Si rischia di creare del malessere, ne sono consapevole, ma è meglio creare il malessere prima che subirlo come conseguenza dell'azione poi. Anche perchè magari un chiarimento preventivo ci consente di vivere quell'evento ancora con maggiore pienezza.
Già, bisognerebbe vivere nella pienezza. Ogni momento.
Abbiamo troppi freni nel quotidiano, troppo luoghi comuni ci avvolgono.
Bisogna invece sapere "allenare la mente a nuovi stati di coscienza" (Sgalambro - Battiato, Personalità Empirica).
Solo così, il gioco vale la candela.
(nella mia foto di oggi: i laghi di Annone Brianza e Oggiono)

giovedì 6 maggio 2010

Decanter per l'animo

Di tanto in tanto amo ricordare una frase di Mario Soldati: "Il vino è la poesia della Terra". La trovo fantastica, credo che nel vino davvero ci sia la poesia e la storia del luogo in cui nasce. Credo che nelle poche bottiglie che ricavo dalla mia vigna ci sia la storia di quella Terra e di chi la lavora.
Il vino "si fa" prima di tutto in vigna, ma non è sufficiente avere uva sana per produrre un buon vino. Una gestione della cantina pessima può trasformare il vino in aceto. Inoltre taluni vini hanno un'evoluzione negli anni, nel periodo del cosidetto "invecchiamento". Quando un vino sta parecchio in bottiglia, lo stesso ha la necessità di una ulteriore rapida evoluzione all'atto del consumo. Per questo si usa stappare la bottiglia qualche ora prima e collocare il vino in un decanter, per fargli terminare la sua evoluzione in modo che possa essere gustato nel migliore dei modi.
Ora entro in una allegoria. Ammettiamo che il vino siano i pensieri, le emozioni. Ammettiamo che gli stessi siani figli di un certo periodo, di una certa evoluzione dei nostri giorni. Nel momento in cui tiriamo le somme rischieremmo di trovarci dei pensieri che stanno da tanto tempo nella bottiglia del nostro cuore, ed hanno quindi la necessità di un passaggio nel decanter per essere compresi fino in fondo.
Fin qui l'allegoria: ma cosa può essere usato come un decanter per l'animo? Credo che una cosa su tutte possa assomigliare al decanter: la pazienza. La pazienza di non tirare le somme troppo presto, la pazienza di sapere astenersi da azioni che magari possono solo peggiorare la situazione, la pazienza di sapere assaporare i propri pensieri più di una volta per percepire sapori magari diversi da quelli che sono stati assaporati poco prima.
Ora come ora, proprio oggi, i miei pensieri hanno bisogno di un decanter.
Di un decanter per l'animo.
La tempesta è passata, dovrebbe essere riuscita a ripulire le briciole di pensieri mal posti. Ora il "decanter-pazienza" deve fare il suo lavoro, e l'angoscia dell'assenza non deve turbare questa fase. Perchè ci tengo troppo.
(nella foto di oggi dal web: un decanter con del vino rosso)

sabato 1 maggio 2010

Cose fatte e mai più da fare

Ci sono cose che una volta fatte le vorresti fare ancora ma che a volte, per il solo fatto di averle fatte, non potrai più farle...
Ammetto che è una frase un pò lunga e troppo piena di un verbo qualunquista quale è "fare", ma penso che renda bene l'idea del senso che vuole portare.
Il passaggio successivo è: sopportarne le conseguenze o rodersi nel rimorso?
Ovvero "va beh, perlomeno una volta l'ho fatta, in caso contrario magari non la avrei mai fatta" oppure "però, se non la facevo, magari un domani la potevo fare senza tutti i problemi che mi ha portato farla adesso".
La risposta è ardua. La strada per raggiungerla ancora di più. Non demordo, perchè son certo che la risposta, prima o poi, volente o nolente, arriverà.
Ma quanto è duro attraversare il deserto del silenzio senza vedere un'oasi all'orizzonte...
E le cose sbagliate, a volte, assumono la loro identità fatta e finita come tale dopo che, ahimè, le hai fatte...
(nella mia foto di oggi: scultura agreste a Bagaggera, Brianza)

giovedì 29 aprile 2010

Sensazioni spurie

Ci sono momenti della Vita in cui la testa ti gira in un modo incredibile, alla mercè di pensieri irrefrenabili. Scelte prese che appaiono ormai irrevocabili. Ti trovi su binari che ti portano dove non vorresti andare e ti accorgi che non puoi lasciarli se non forzando la velocità e deragliando.

Ci sono momenti della Vita in cui ti temi che ciò che hai colto, come qualcosa di magnifico, coincida con l'inizio della fine del suo essere magnifico.

Sono sensazioni spurie. Belle sensazioni che diventano amare.

Ci sono momenti della Vita in cui l'unica persona con cui vorresti parlare, con la quale vorresti confrontarti, è la stessa che ti ha portato gli interrogativi ed essendo parte in causa non può aiutarti:"La cura è spesso nascosta dentro la malattia..." (Jovanotti) E' proprio vero.

Ci sono momenti nella Vita in cui i pensieri assomigliano alle nubi all'imbrunire: luminose e tutte d'un tratto buie.

Ci sono momenti della Vita in cui non serve farsi domande, che tanto non potrai mai avere le risposte.

Ecco: tutti questi momenti sono oggi nella mia Vita, per scelta cosciente. Ormai presa e non revocabile. Passerà anche questa, le mie spalle sono larghe...

(nella mia foto di oggi: nubi al tramonto)

martedì 27 aprile 2010

Va pensiero sul lago dorato

Qualche giorno fa osservavo il lago di Pusiano al tramonto.
I campanili dell'alta Brianza erano un'accozzaglia di "Ave Marie" serotine.
Avete in mente quando un campanile parte e poco dopo ne parte un altro magari con la stessa melodia e l'eco dell'uno si sovrappone a quello dell'altro? Ecco, un'accozzaglia...
Ho scattato una fotografia, una delle tante, che aveva forse l'unico pregio di ritrarre un soggetto diverso dalla "solita" Montevecchia. Ma la foto non mi convinceva, era un chiaroscuro troppo velato. L'ho guardata e riguardata, ma la convinzione non saliva, e l'ho messa da parte.
Stasera invece son qui che la pubblico sul blog per condividerla insieme ai miei pensieri. Cosa è cambiato in questi pochi giorni? Forse solo la percezione che ho della foto. Ora mi piace, mi dice qualcosa...
Non ci vuole un grande volo pindarico per accostare quella foto a tante situazioni della Vita. Un giorno ci danno una certa impressione, magari coperta dalla "solita" polvere del quotidiano. Un altro giorno, qualche ora dopo, le ricordiamo illuminate da una Luce strana, diversa.
E percepiamo sensazioni stranissime.
Spesso e volentieri tutto questo succede dopo avere affrontato bivi tutt'altro che facili. Bivi che sono spartiacque dell'eterna lotta tra Mente e Cuore, tra Sesso e Castità, tra il Bianco ed il Nero, tra la Pazienza dell'attesa e l'Istinto della passione.
Il mio pensiero quella sera andava sul lago dorato. Non per copiare il celebre "Va Pensiero" del Nabucco negli ultimi tempi tanto di moda, ma per descrivere una immagine che è ancora bene impressa nella mia mente.
Il mio pensiero questa sera va in cerca di un ricordo. Non per copiare il pensiero che qualche giorno fa andava sul lago dorato, ma per rivivere lo splendore del cogliere qualcosa di proibito, che non appena lo cogli già ti manca, quando ancora ne hai le mani sporche ed il sapore in bocca.
Meditare troppo a volte non serve, nè prima nè dopo. Bisogna vivere...
(nella mia foto di oggi: tramonto sul lago di Pusiano)

sabato 24 aprile 2010

Il candore dei ciliegi

C'è un momento della primavera nei quale, sulle nostre colline, esplodono delle macchie bianche. Nei boschi, sui terrazzamenti incolti, tra viti, salvia e rosmarino.
Sono i fiori dei ciliegi. O dei peri. Ce ne sono molti di questi alberi da frutta nelle nostre campagne. E sembra quasi impossibile che dal candore dei ciliegi in fiore in poco più di un mese possano comparire delle ciliegie color rubino. Ma, si sa', una ciliegia tira l'altra. Se non fosse per altro perchè crescono in coppia.
Certo che ripensando alla ciliegia vengono in mente tante ricordi di adolescenza. Alzi le mani chi non ha mai rubato ciliegie da un albero, con la paura di farsi scoprire dal padrone del fondo.
Toh, una mano... Ma vedo che è sporca del succo di rubino delle ciliegie, è una mano bugiarda.
Chi ha vissuto l'adolescenza in Bianza non può non aver raccolto ciliegie da un albero tra i fiori del maggengo in maturazione.
Tutto si trasforma: e dai fiori bianchi ecco le ciliegie color rubino.
Maggio è alle porte, ma questa "maledetta primavera (che fretta c'era)" è più strana del solito, a tratti simile all'autunno. E quest'anno matureranno più tardi anche le ciliegie.
Un pò come i pensieri, che sempre più mutevoli non riescono a trovare una foglia su cui posarsi.
(nella mia foto di oggi: ciliegi in fiore a Montevecchia alta)

lunedì 12 aprile 2010

Il mare d'inverno

E' qualche giorno che sono in silenzio.
Sia virtuale, non scrivendo sul blog, che reale, dedicandomi spesso alla meditazione.
Ma il silenzio esiste ancora?
Sfido chiunque, dalle nostre parti, a ritrovarlo... Ormai è un fenomeno raro ed anche quando me ne sto solingo sul mio "locus amoenus", rincorrendo le nubi o ammirando la luna piena, il silenzio è sempre più raro. E spesso c'è il rumore del vento. O meglio, il rumore causato dal vento.
Il suono del vento tra le fronde degli alberi, il fischio del vento tra i fili delle viti, l'ululato del vento tra le case.
E' il vento che gonfia le vele sul mare ed alza le onde, come nella bella foto di oggi, che ho preso in prestito. Una foto che mostra il mare d'inverno, che secondo me ha ancora più fascino del mare d'estate, che mostra le onde spumeggianti, che mostra una vela lontana.
Quanto è lontana quella vela? Meno di quel mare, il mare di Varazze, che quando lo avevo non lo sapevo vivere, ed ora che non ce l'ho mi manca.
Eppure è lì, ancora, oggi... Pronto per essere vissuto, bastano un paio d'ore d'auto...
Eppure sono quasi tre anni tre che non vedo il mare.
Quasi tre anni tre che il mare non mi avvolge.
Quasi tre anni tre che la salsedine non mi culla.
Eppure "...il naufragar m'è dolce in questo mare..." (G.Leopardi)
Solo che non ce l'ho...
(nella foto di Chiara Grassi di oggi: il mare di Pasquetta a Varazze)

venerdì 26 marzo 2010

Muntavegia: tra il "Munt Ciar" e la "Castegna Amara"

Tra il "Munt Ciar" (Monte Chiaro) e la "Castegna Amara" (Castagna Amara, ovvero "matta", "D'India") ci stanno la Vigna, il Livello e la Ghisalba.
Montevecchia Alta insomma.
Brianza allo stato puro.
Frammenti del passato ormai trascorso.
Il Munt Ciar è il secondo poggio del crinale di Montevecchia, il primo dopo quello che ospita il Santuario. Il terzo è il poggio della "Castegna Amara" sopra la Ghisalba. Il Munt Ciar è sempre stato carico di uva: le più belle foto del Santuario di Montevecchia son proprio quelle che lo incorniciano tra un grappolo e l'altro dell'uva del Munt Ciar, tra foglie di vite ed acini. Del resto il Munt Ciar è una delle tante colline capitozzate di cui è costellata la Brianza. Planando virtualmente dal Munt Ciar, scendendo verso Sud Est, si sono i muri del Galeazzino che serbano il noto rosato d'osteria. Del resto il Munt Ciar era circondato dalle osterie. Ai suoi piedi, verso Est, il "Ricetto". Verso Nord, ce n'era una il cui nome era un programma: "La Vigna". Chiusa da tempo, e son felice di aver assaggiato la torta di mele tiepida, appena sfornata, di "Tuni" e sua moglie. Un angolo di Brianza ormai sparito e relegato a ricordi sempre più appannati.
E poi via verso Montevecchia ancora più alta, tra viti, salvia e rosmarino, Sulla sinistra ecco il Livello che guarda alla pianura, poco oltre ecco il nucleo della Ghisalba. Cantine buone per i salami, ancora oggi. Un nucleo ben definito a capofitto sulla pianura, verso Lomaniga, con vicoli veri e cantine scavate nella roccia. Ed un'altra osteria, il "Carlambroeus", anch'essa ormai relegata ai ricordi e sostituita da un ristorante.
E via di nuovo, verso la Cappona, fino alla "Castegna Amara": sta lì da anni sul poggio, sul terzo poggio di Montevecchia, vegliarda e visibile. Per i vecchi le miniere della Cappona hanno aggredito la collina di Montevecchia fino alle radici della "Castegna Amara". Chissà quale è la verità...
Insomma, a Montevecchia c'eran più osterie che carri e buoi, a momenti. Ma il montevecchino verace, si sa' dai tempi, riesce a raggranellare soldi anche dalla riva tra un balza e l'altra, partendo con le primizie frutto dei tepori del colle, per la gioia dei milanesi.
Perchè, lo sappiamo tutti, a Montevecchia Alta "L'aria l'è fina..."
E, aggiungo io, spesso inebriante...
Adelante...
(Nella mia foto di oggi: il gelso del Munt Ciar tra la neve di marzo)

sabato 20 marzo 2010

Lacrime di primavera


Oggi è iniziata la primavera. Non si direbbe, dal cielo grigio e dalla pioviggine leggera leggerissima... Ho passato la giornata in mezzo alla Natura, dedicandomi stamane alla vigna e questo pomeriggio a fare il boscaiolo della domenica (o meglio del sabato).
Sia le viti che gli alberi nel bosco "piangevano". Essì, piangono anche gli alberi in questa stagione.
Beati loro che piangono solo in primavera. E' la linfa che torna a circolare, l'equivalente degli "ormoni impazziti" degli uomini.
Sono giorni difficili, complicati, intensi.
Si vive per soffrire.
Si vive per inseguire un sogno, o forse più uno.
Si vive per godere, ma si vive anche per soffrire.
Si vive per vivere...
Intanto penso sempre più che "...E' giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa..." (San Paolo).
(Nella mia foto di oggi: lacrime di primavera dalla vite)

giovedì 18 marzo 2010

Il gelo ed il calore...

La nevicata marzolina della scorsa settimana ha creato dei contrasti abbastanza rari. Il tepore di inizio mese aveva portato con sè le prime fioriture nei boschi... I primi profumi portavano a pensare ad una primavera imminente ed invece, tutto ad un tratto, dopo una gelida tramontana che fischiava stridente tra i fili delle viti a Montevecchia all'ennesimo imbrunire, ecco la neve che torna.
Il gelo ed il calore... Ecco che nei boschi i campanelli ed i denti di cane già fioriti si sono trovati ammantati di gelida neve. I profumi sono scomparsi, il paesaggio è tornato invernale.
Finita la neve, ricomparso il sole, il disgelo è stato rapido, e i fiori hanno di nuovo fatto capolino tra la neve. Una situazione particolare...
Spesso succede anche nella Vita, ed a me è successo recentemente.
La stessa sensazione.
Il senso della primavera, il gelo dell'inverno.
Da un attimo all'altro. Senza spiegazioni logiche.
Del resto queste cose, quando nascono e quando muoiono, sono sempre irrazionali.
Ecco, ho sbandato ancora una volta, ma forse questa volta mi sono ripigliato prima che fosse troppo tardi.
Intanto la tramontana è tornata e decollo come un fuscello inerme tra le sue raffiche. Sù, salendo oltre il Santuario, oltre il gelso del "Munt Ciar" (Monte Chiaro), oltre la "Castegna Amara" (Castagna Amara) della Ghisalba, e poi giù a capofitto sui boschi del "Badion", fino alla "Selva del sole", perdendomi nel rivolo delle sorgenti del Curone, tra i profumi dei muschi ed il canto dei folletti...
Non svegliatemi! Per favore... A volte il sogno è l'eco di qualcosa di vissuto, altre la premonizione di qualcosa da vivere...
(nella mia foto di oggi: un "Dente di Cane" fiorito tra la neve)

domenica 14 marzo 2010

Corazze ed animi dolci

Dietro le corazze spesso si celano degli animi dolcissimi. Non è un ossimoro, è una semplicissima osservazione di una realtà vissuta innumerevoli volte.
Cominciamo da noi stessi. Quando siamo "cazzuti" è perchè dentro di noi magari siamo fragili. Ed essendo in un momento di debolezza ci costruiamo intorno una sorta di fortificazione inviolabile. Ma basta cogliere la Luce di una lanterna da una finestrella della fortezza per capire che dentro alla stessa vi è un mondo tutt'altro che duro.
Guardiamoci intorno. Quante volte ci siamo trovati a parlare con delle corazze per poi scoprire che celavano un animo dolcissimo? E quante volte, trovate le corazze, abbiamo desistito ancor prima di assaporare la dolcezza di quell'animo? Non bisogna fare assedi, perchè la corazza e la fortezza non sono violabili. Bisogna agire con la saggezza cullata dall'Essenza del Tempo: solo in questo modo la corazza forse sarà tolta od il ponte levatoio della fortezza scenderà ed il suo portone verrà aperto per accedere in essa.
La chiave per aprire un portone enorme può essere più piccola di quella necessaria ad aprire una porta minuscola: basta coglierla quando ci viene mostrata.
E se non sarà, è solo perchè non doveva essere...
La primavera vuole sbocciare, ma l'aria è ancora frizzante... Ed una nuvola fugge ad Est al tramonto, portando con sé pensieri già fatti e parole mai dette.
Neanche questa volta: almeno finora...
(nella mia foto di oggi: nuvole al tramonto)

mercoledì 10 marzo 2010

Neve di marzo

A marzo uno si aspetta i fiori ed invece si trova la neve.
A volte uno si aspetta un abbraccio ed invece si trova un pugno.
A volte uno si aspetta un pugno ed invece si trova un abbraccio.
Tutto è mutevole. Tutto è sempre più difficile. Tutto è sempre più artificioso.
La genuinità appartiene ormai a pochi, e l'essere genuini e sinceri spesso infastidisce. C'è spesso un secondo fine in ogni cosa che facciamo, ed in ogni cosa che subiamo. Spesso siamo solo il tramite per ottenere qualcos'altro. L'amarezza sale, la voglia di sciogliere le vele è alta.
Stasera ho raggiunto la mia culla montevecchina. Faceva freddo, c'era nebbia che oscurava il santuario. Mentre camminavo in via Cappelletta "solo et pensoso... " (Petrarca), con lo stomaco che si stringeva per il nervoso, i fiocchi di neve che poco prima danzavano leggeri nell'aria si sono trasformati in aculei di ghiaccio. Ogni cosa era al suo posto, il suo posto per ogni cosa. Merletti di neve sugli alberi, il selciato spoglio di neve. Il contrasto tra il porfido scuro e la candida neve davanti ai miei occhi. Il confronto tra pensieri positivi e pensieri tristi nel mio cuore. Stasera non era tempo di raziocinio, mi sarebbe venuto il mal di testa.
A volte la Vita è un domino: caduta una tessera, tutte quelle vicine ad essa cadono una ad una.
E se la prima tessera è caduta per un fraintendimento, è ancora più difficile accettare la caduta delle altre. Forse un nesso c'è, tra eventi che appaiono sostanzialmente disgiunti: far valere ciò che vale: perchè "Veritas filia temporis..."
(nella mia foto di oggi: via Cappelletta a Montevecchia alta sotto la neve di marzo)

mercoledì 3 marzo 2010

Voglia di primavera...

Nell'aria i primi tepori.
Nell'aria i primi sapori.
Nell'aria i primi profumi.
La scorsa settimana tra il nocciolo e l'ontano in fiore pareva che la primavera avesse il coraggio di esplodere. In questi giorni è invece tornato il grigio, i profumi sono spariti e forse a breve ricomparirà addirittura la neve: una sorta di colpo di coda dell'inverno, che mai come quest'anno sembra interminabile.
Succede spesso di subire i colpi di coda. Ci sembra di avere ottenuto un risultato e invece... "track!" in un attimo crolla il castello di carte o di sogni che avevamo costruito.
Ma stasera la mia mente viaggia verso la primavera, ed il mio cuore si vuole ammantare dei fiori profumati che occhieggiano nel maggengo.
I colli boscosi della Brianza sono ancora marroni ad occhio lontano, ma avvicinando lo sguardo oltre alle prime infiorescenze degli alberi si possono anche notare i primi campanellini ricomparire nei boschi.
E' tempo di travasare il vino, l'ultimo travaso prima dell'imbottigliamento.
E di potare la vigna, per gettare le basi del vino di quest'anno.
L'aria si fa più dolce. Il freddo si fa meno penetrante.
Una mista all'osteria e via verso nuove avventure...
(nella mia foto di oggi: la primavera nel vigneto "Muneda" della Tenuta "La Costa", a Perego)

domenica 28 febbraio 2010

Come un guscio sul mare mosso...

Ci sono momenti della Vita nei quali ti senti come un guscio che galleggia su un mare mosso. Ma potresti assimilare la tua immagine anche ad un fuscello nel vento od alle foglie d'autunno di ungarettiana memoria. Momenti della Vita nei quali ciò che ti avvolge è talmente variabile e variegato che non riesci ad attuare il necessario discernimento tra ciò che è vero, tra ciò che è virtuale e tra ciò che è fittizio. Il tuo animo è come un paesaggio mutevole, al tramonto, nel quale ogni elemento, di secondo in secondo, cambia ruolo ed effetto, man mano che avanza il buio.
Quando si vivono questi momenti bisognerebbe avere la capacità di costruirsi una sorta di rete di sicurezza, come quelle dei funamboli al circo. Una rete che ti possa accogliere senza danni in un abbraccio salvifico nel momento stesso nel quale il tuo camminare sul filo della vicenda dovesse rendersi incerto oppure il filo stesso dovesse rompersi. Ma non sempre ci si riesce, e così a volte non si vive quello che ci si presenta davanti per la paura di sbagliare e fallire.
In questi casi risuona la frase "Meglio avere rimorsi che rimpianti..." Forse è proprio questo che bisogna fare: le occasioni della nostra Vita sono innumerevoli già senza cercarle, quando nell'andare casuale si riesce a cogliere ogni frammento di Bello che ci si presenta di fronte. Se si cercano, poi diventano infinite...
Il rischio è uno solo: essere "sovraesposti". Quando non ti neghi nulla e sai cogliere ogni piccola cosa, vivendola fino in fondo, sia che ti porti piacere che dolore, rischi di perdere il contatto con la realtà, con un delirio di onnipotenza che si impadronisce di te.
In questo periodo questo delirio mi aggredisce spesso, purtroppo. E l'andamento degli accadimenti quotidiani è già stato dipinto dalla coppia Lucio Battisti /Mogol in uno dei brani più belli della musica italiana: "...le discese ardite, e le risalite..."
Cara saggezza, quando mai riuscirò a vestirmi di Te?
(nella mia foto di oggi: tramonto da Montevecchia, solito luogo in cui mi perdo in me stesso)

lunedì 15 febbraio 2010

Mastica e sputa...

"Mastica e sputa, da una parte il miele, mastica e sputa, dall'altra la cera..." (F.De Andrè, Ho visto Nina volare).
Eh sì... Quante volte si dice di masticare e mandare giù, anche se il boccone è amaro come il fiele? Ma nel caso citato dal grandissimo Faber si mastica per sputare, per dividere la cera dal miele. E' un pò come masticare con la razionalità quanto ci avviene per poi sputare non sentenze ma decisioni circa il proprio futuro.
Per me è un periodo in cui non voglio solo masticare per mandare giù, ma anche masticare per scegliere. Potere di scelta, dice la mia amica Essenza. Ognuno di noi ce l'ha: basta esserne consapevoli ed utilizzarlo al meglio, senza paura di lasciare una strada vecchia per la nuova...
La Vita è un continuo esperimento ma gli elementi per le reazioni chimiche non sono immutabili, con il Tempo cambiano e magari diminuiscono gli effetti. Altre volte invece si rischia di assuefarsi alla posizione che in quel momento da un pò di Tempo si ha: sempre che non sia troppo scomoda.
Troppo spesso si vivacchia, bisogna avere il coraggio di vivere. E di usare il proprio passato non come uno scomodo fardello da portare al seguito, ma come un trampolino di lancio per "allenare la mia (rectius tua) mente a nuovi stati di coscienza..." (F.Battiato - M.Sgalambro, Personalità Empirica).
"Mastica e sputa..."
(nella mia foto di oggi: il riflesso del mio animo in un tramonto di Brianza dolceamaro)

venerdì 12 febbraio 2010

L'alba della Luna

A volte accade che la frenesia del quotidiano, unita a quella ancor più fluente del pensiero, evitando la burrasca del cuore, ti faccia sentire di colpo un guerriero completamente nudo e disarmato al centro della più grande di tutte le battaglie.
La consapevolezza di questo tuo stato, così inerme, ti porta a smarrirti sul campo di battaglia. E allora ti trovi a vagare con un senso di smarrimento che ti prende nel profondo. Così, all'improvviso. E non ne capisci il meccanismo recondito, anche se sicuramente, come si dice, la cura si annida tra le righe della malattia.
Sicuramente effetti simili sono legati a periodi che io definisco di "sovraesposizione", ovvero a periodi nei quali vivi sopra le righe, nella penombra dei tuoi pensieri che non riescono più a frenare il tuo istinto. Poi di colpo dalla penombra ti trovi nel pieno di un piazzale senza un albero nel mezzogiorno di un giorno sereno, ed il sole della ragione ti illumina all'improvviso, e tu ti scopri nudo.
In periodi così preferisco però tornare nel sottobosco delle mie meditazioni ed osservare, come ho fatto qualche sera fa, la dolce Luna sorgere nel buio. La insegui con lo sguardo mentre gioca a nascondino con una nuvola, prima di illuminare con la sua dolce luce di velluto la pianura sotto i tuoi occhi.
Ed un sussulto caldo nel cuore ti distrae dal freddo che si annida nel vento...
(nella mia foto di oggi: l'alba della luna)

lunedì 8 febbraio 2010

Flash. Tra nebbia, neve e azzurro...

Flash. L'altro giorno da Montevecchia ho scattato la foto di oggi. Una vista del mio caro paesino imbiancato di neve, sperduto nella nebbia che mai come in quest'inverno è tornata ad avvolgere quaesto angolo di Brianza, mentre sopra la mia testa il cielo azzurro si faceva strada. Mi è subita venuta in mente la canzone di Sergio Endrigo ripresa da Franco Battiato e da me già citata diverse volte in questo blog "sopra le nuvole c'è il sereno...". Ed anche sopra la nebbia c'è il sereno: ed il cielo azzurro dell'altro giorno lo dimostrava.
Flash. Pensando alla neve ogni volta mi meraviglia come riesce a nascondere ogni cosa. Il paesaggio innevato è tanto fiabesco perchè riesce a rendere omogeneo tutto, nascondendo il brutto e valorizzando il bello. Poi però vien anche da pensare alla primavera sempre più vicina ed ai suoi prati fioriti: così multicolori, così poco omogenei, eppure tanto belli e profumati. Non c'è mai una sola verità, insomma.
Flash. Pensando alla nebbia sotto l'azzurro ed al sole che illuminava gli ultimi scampoli di nebbia ogni volta mi si riaccende la meditatio sull'incompiuta eterna lotta tra ragione e cuore. Tra istinto e raziocinio. Nell'ultimo periodo sono stato molto istintivo e la cosa non mi è dispiaciuta. Però già sul breve periodo riemerge sempre il tentativo di riportare ad un contesto di ragionevolezza ciò che si fa. Non significa che non si fanno mai follie: ma bisogna farle sapendo che lo sono e cogliendone la loro bellezza. Ma non restando sovraesposti confondendo la reltà virtuale (irreale) con la realtà vera (reale).
Flash. Qualche giorno fa ho vissuto una bella esperienza. E ragionando per quanto è possibile ragionare sul tema (...just a little...) credo che il frammento della stessa da eternare sia quello dedicato ad una certa educazione ad accantonare l'immagine negativa, che spesso viene scodellata davanti ai nostri occhi, per cercare un minimo raggio di positività ed abbagliare con questo la negatività. Una sorta di gioco con gli specchi ustori di archimediana memoria per evitare di fare la fine di un buco nero, dove anche la Luce viene inghiottita.
Fine dei flash: insomma, gran periodo di meditatio, ma non disdegnando una actio per certi tratti irrazionalmente fanciullesca ma estremamente divertente ed appagante.
Una sorta di temporanea euforia. Del resto, per dirla alla Oscar Wilde: "La moderazione è una cosa fatale... Niente ha successo quanto l'eccesso".
Prosit!
(nella mia foto di oggi: Cernusco Lombardone innevato tra la nebbia)

domenica 24 gennaio 2010

Frammenti di scelte


Si può camminare con un passo spedito, e si sentirebbe la tensione dei propri muscoli all'opera.
Oppure si può camminare con un passo lento e in quel caso, oltre a sentire il ritmo blando dei propri passi, si sentirebbe anche la voce della propria mente. O del proprio cuore...
Ci si può concentrare più sulla fisicità o sull'Essenza metafisica, ma la Vita è sempre una scelta. Una scelta quotidiana, che si prende in ogni piccolissimo gesto, in ogni frammento di Vita che si vive.
Credo molto alla teoria per la quale ogni piccola scelta concorre ad una scelta grande.
Credo al fatto che la cosidetta piccola Storia sia la trama su cui viene ricamata la grande Storia.
Credo molto ai campanili ed ai focolari. Ovvero credo al senso del Paese, che ho già celebrato in un post del 14 dicembre 2008, citando Cesare Pavese. Eppure quel borgo che citavo, durante lo scorso Natale, non ha più fatto le luminarie che avevo fotografato per il blog: forse anche lì qualcosa è cambiato e se così fosse, son contento di avere colto l'ultimo frammento di una tradizione ed averlo qui eternato.
C'è una canzone della premiata coppia Sgalambro-Battiato che dice testualmente: "se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri osserva il tuo corpo oggi, se vuoi sapere come sarai domani osserva i tuoi pensieri di oggi" (Il cammino interminabile, 2001). E' proprio vero, ed è questo il senso di quanto scrivevo poco sopra.
Stasera è una di quelle sere in cui, camminando nel gelo lentamente, sentendo i miei passi blandi, ho ascoltato la voce del mio cuore che mi diceva che quanto sono oggi, è figlio di quanto ho scelto ieri. E quello che sarò domani, sarà figlio di quello che sceglierò oggi.
Tutto scorre. Come nella spettacolare immagine del tramonto sul lago, a Varenna, che pubblico stasera. Nell'immobilità dell'imbrunire, il battello scorre via con giochi di luce sul lago...
(nella foto di oggi tratta da http://www.balconisullealpi.it: tramonto a Varenna)

martedì 19 gennaio 2010

Vivere la Vita come un'opera d'arte

Si può aprire un post con Gabriele D'Annunzio e chiuderlo con Giacomo Leopardi, passando da Dante Alighieri? Trovando una connessione tra le parole del primo e del terzo, tramite il secondo? Ho meditato un pochetto in questi giorni ed un sottile fil rouge ha unito i tre maestri della letteratura. Passando tra i miei pensieri...
"Bisogna fare della propria vita un'opera d'arte e strapparla all'anonimato o peggio ancora alle trame di un qualsiasi altro, alle decisioni e ai voleri di terzi. La superiorità è tutta qui: offrirsi al soggettivismo più assoluto e uniformarsi solo e soltanto a noi stessi; ripudiare forme e concetti altrui e rendersi unici pedagoghi delle proprie scelte. Habere non haberi (possedere, non essere posseduti)". Questo scriveva "Il Vate"... E questo voglio mutuare!
Leggendo queste righe e ripensando a quanto ho vissuto nella mia Vita mi è venuta improvvisamente in mente la pittura di Ennio Morlotti, così materica e pastosa. Se si vivesse la Vita come un quadro a volte ci si accorgerebbe ancora di più di come il Tempo non si possa fermare. Immagino l'artista, con la sua tavolozza, che preso dall'istinto dell'attimo fuggente dipinge ad olio, con una spatola, seguendo il suo cuore. Può solo seguire il suo cuore.
Non ha scelte: se si fermasse a ragionare, il colore ad olio seccherebbe e non riuscirebbe più, con la spatola, ad amalgamare i vari colori...
Ecco: quante volte nella Vita, davanti ad un quadro che stavamo dipingendo con gli accadimenti della parte casuale del nostro viver quotidiano, non abbiamo avuto il coraggio di seguire l'attimo rovinando l'opera d'arte in fieri con eccessivo raziocinio?
"Bisogna fare della propria vita un'opera d'arte..."
Bisogna avere la grande capacità di godere sempre, ma con razionalità: la giusta misura,perchè troppo raziocinio potrebbe precluderci della infinite sensazioni...
Solo vivendo ogni cosa che la Vita ci offrirà si sarà in grado di evitare di rimpiangere i momenti non vissuti. E con l'Arte nella Vita, mettendo l'Arte in ogni nostro piccolo gesto, credo che si possa ancora di più cogliere il senso della Bellezza. E meravigliarsi della stessa...
Proprio come la meraviglia di Dante, uscendo dall'Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139)". Proprio quando ci siamo dimenticati di osservarle, di tanto in tanto, quelle stelle che in ogni notte serena ci osservano, soprattutto d'inverno, eccole apparire nel loro splendore: "Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea / Tornare ancor per uso a contemplarvi /Sul paterno giardino scintillanti..." (Giacomo Leopardi, Le Ricordanze).
Vivere la Vita come un'opera d'arte, è una parola d'ordine!
(nella foto di oggi tratta da http://www.museiciviciveneziani.it: Ennio Morlotti, Campagna d'autunno (1956)

martedì 5 gennaio 2010

Presepe di Brianza

Prima che l'Epifania, come tuona l'adagio, "tutte le feste porti via", volevo condividere un post natalizio. Ma che di natalizio in realtà ha ben poco se non il contesto temporale in cui è stato creato ed il titolo. Già, il presepe o presepio. Cos'è? Lo sappiamo tutti.
Ma a volte, quando davanti agli occhi ci troviamo paesaggi così perfetti come se fossero un precisissimo cammeo, arzigogolato e cesellato in ogni sua piccolissima parte con una precisione che non ha dell'umano, vuol dire che ci si mette anche il Cuore. E definiamo questi paesaggi un "presepe".
Ma quando si parla di Cuore si entra nelle paludi dell'Amore. Paludi... Potrebbe anche essere un assolato paesaggio mediterraneo, l'Amore; dipende dai punti di vista e da quanto uno sta vivendo od ha vissuto. Ma il mio Cuore non batte solo per vicende amorose nel senso più lato (ovvero per un battito stimolato dalle fanciulle che ho incontrato nella mia Vita), ma batte, soprattutto in questo momento di Terra di Mezzo tra vicende imprevedibili, per la mia Terra.
In questo momento amo soprattutto la mia Terra di Brianza, con i suoi paesaggi, le sue inquietudini, i suoi infiniti silenzi.
Da qui in avanti, questo post, è solo la voce del mio Cuore che batte, osservando la magnifica valle, all'imbrunire.
Già, la valle. E' avvolta in un silenzio surreale. Il vespero avanza ed il fumo che ondeggia sui boschi si fa velo blu, leggero e trasparente. Le ultime voci, gli ultimi rumori dei boscaioli. Gli ultimi rari canti degli uccelli. Ora odo i miei passi, ora un colpo di vento fa fischiare i fili della vigna. Lo sguardo ondeggia come quel fumo. Le prime luci s'accendono sulla pianura sullo sfondo, e sembrano portare con sè la frenesia della corsa agli acquisti. Poi il faro di Brianza, Montevecchia, che gioca con le ultime luci del tramonto, una sorta di braccio di ferro tra la luce del sole, ora calda ed arancio anche se resa più tiepieda dalla bruma, e la luce artificiale che ad ogni "siretina" avvolge il Santuario della Beata Vergine del Carmelo in un caldo abbraccio. Poi il marrone cupo dei boschi, spogli di foglie, inondati dal loro irreale silenzio. Come isola in questi boschi è Cascina Costa che cattura lo sguardo, quasi fosse un presepe. Le sue piccole luci, il fumo dei camini che s'unisce a quel velo blu che ondeggia sui boschi, sempre più materico. Sento il mio respiro. Chiudo gli occhi, che senza vergogna, s'inumidiscono d'una lacrima. E' la mia emozione.
La sua Essenza danza col fumo sopra i boschi: è il mio presepe di Brianza.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi: Cascina Costa di Perego "in siretina")

sabato 2 gennaio 2010

La notte è al mezzo...

Sul finire del primo decennio del nuovo secolo (ovvero due giorni fa) avevo scritto che il mio primo post dell'anno sarebbe stato dedicato al mare. Ce l'ho dentro, ho già scelto anche la foto, e siccome di mar della Liguria avrei voluto parlar, lo stesso ha fatto parlare di sè con le mareggiate di stanotte. Casi della Vita...
Ma oggi il favonio mi ha catturato per la seconda volta in pochi giorni e son tornato là dove il vento gelido soffiava violento: la mia cara Montevecchia. Questa volta ho voluto catturare le ultime luci del giorno, quelle dell'imbrunire, ammirando un tramonto mozzafiato.
Mentre osservavo la pianura, limpida sotto di me, ovviamente pensavo. Pensavo all'anno appena finito e a quanto consapevolezza in più mi ha portato. Ma scrutando l'orizzonte alla sera la mente fa un tuffo nella malinconia dei tempi che più non sono...
In generale, non legati ad un fatto o ad una persona particolare.
Ho ripensato anche stasera al motivo per il quale si riesce a dare un senso compiuto agli accadimenti della nostra Vita solo quando gli stessi sono passati, ed appartengono al nostro passato. E questo in generale, sia per le cose belle che per quelle brutte. E' strano...
E' come se per capire una vicenda abbiamo la necessità di osservarla dal di fuori. E quando la viviamo siamo sicuramente al di dentro, e quindi non riusciamo a comprenderla in tutte le sue dimensioni.
Un pò come le montagne accese dal sole calante che osservavo questa sera oltre la pianura piemontese: guardandole da qui avevano una loro sagoma ed una loro forma, sicuramente se ci si era sopra oppure troppo vicini non si potevano osservare nel loro insieme.
Così con gli accadimenti: bisogna andare oltre gli stessi per percepirli fino in fondo.
So solo che ultimamente tendo sempre a vivere l'Essenza di ogni cosa. Agli occhi dei terzi che non mi conoscono bene posso apparire un pò pensieroso e smarrito, come se vivessi in un mondo tutto mio. Ma chi mi conosce capisce la mia Energia solo guardandomi negli occhi, anche se fossero velati di malinconia, come talvolta accade. Ma la malinconia è solo un velo di polvere, al di sotto di essa c'è lo splendore dell'animo di ognuno di noi. E non si dice che gli occhi sono lo specchio dell'animo?
Chiudo con un pensiero di Lesbo: "E' tramontata la Luna con le Pleiadi, la notte è al mezzo, il Tempo trascorre, e io dormo da sola".
Quante volte abbiamo vissuto, nella nostra Vita, la stessa sensazione? Ma non solo pensando ad una donna o ad un uomo amato, ma ad un qualunque accadimento della nostra Vita che ci portava turbamento notturno...
(nella mia foto di oggi: tramonto sul Monviso da Montevecchia)