sabato 31 maggio 2008

Prima di buttare ciò che hai, ricordati di ciò che non avevi...

Prima di buttare ciò che hai, ricordati di ciò che non avevi... Questa frase m'è comparsa nella mente pochi minuti fa, senza un motivo particolare, ma è un pensiero che forse mi attanaglia da diverse ore. Una frase simile potrebbe essere la classica "ci si accorge davvero di quanto sia importante una cosa nel momento stesso in cui la si perde" che nella mia Vita son già riuscito ad affiancare a tante persone e tante situazioni... Brutta bestia la malinconia, e la cosa più incredibile è che ti insegue quotidianamente rendendosi manifesta quando riesci a rilassarti e dovresti ristorarti. E fino a cinque minuti prima maledivi lo stress quotidiano. Insomma, oggi non è una gran giornata, e questa cosa non ha una causa sola. Sempre che ce l'abbia. Ma intanto me la sento così...

mercoledì 28 maggio 2008

Zefiro torna, e ’l bel tempo rimena

Stasera mi faccio aiutare da Petrarca:
Zefiro torna, e ’l bel tempo rimena,
e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia,e garrir Progne,
e pianger Filomena,e primavera candida e vermiglia.
Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria, e l’acqua, e la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.
Ma per me, lasso!, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;
e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e ’n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.
Nel mio scribacchiare poesie non ho mai raggiunto tali alte vette, anche se lo stile è ovviamente d'altra epoca. Ma l'attacco "Zefiro torna, e ’l bel tempo rimena" è per me qualcosa di fantastico, così intimamente legato al senso vero della Vita da farne una cosa sola. Il vento da Nord porta sempre il sereno, il vento da Sud porta il maltempo: sempre con il vento arrivano i mutamenti. E' come se il vento fosse un segnale evidente che la nostra mente sta pensando. Ricordo una magnifica serata in cui più che le parole aveva dialogato l'Aura... In quella casa all'imbrunire era il vento che irrompeva dalle finestre smuovendo le tende, facendo tremare la fiamma delle candele, facendo tintinnare i campanelli cinesi, pettinando i lunghi capelli biondi... Brividi dentro di me che resteranno per tutta la mia Vita vivi e vividi. Come ho imparato da un detto popolare occitano citato in un recente fantastico film: "Tutte le cose sono come il vento: prima o poi ritornano".

martedì 20 maggio 2008

Aria fresca e pulita...

Nonostante il continuo maltempo e la continua pioggia degli ultimi giorni che fa assomigliare questa primavera mancata più ad un autunno, sento intorno a me aria fresca e pulita. E' una sensazione strana, che non provavo da un sacco di tempo. Una sensazione che temevo di avere perso nelle strade della mia vita, troppo diverse, troppo lunghe e contorte. Ogni novità va affrontata con il giusto spirito, ma sento che devo far tesoro del mio passato per investire quanto mi offre il mio presente con uno sguardo al mio futuro... Intanto la pioggia batte sul tetto. E aiuta a meditare...

sabato 17 maggio 2008

Detto così è semplice e infatti lo è detto così

Oggi non uso parole mie, ma il testo di una canzone del mitico Lucio Battisti del contestato periodo con Pasquale Panella. Periodo che non ha nulla a che vedere con il Battisti del periodo Mogol ma che non mi dispiace, sia per sonorità che per le parole. A me piace giocare con le parole, e non l'ho mai negato. E "La sposa occidentale" che di seguito riporto è un capolavoro, a livello di testo: o no?

Non dobbiamo avere pazienza, ma accampare pretese intorno a noi come in un assedio, ed essere aggrediti dalle voglie più voluminose: un fiore, che è un fiore, io non te l'ho mai portato vuoi improvvisato, vuoi confezionato, ma trasferisco da te tutti i fiorai, è più facile a dirsi, e infatti te lo dico. Ti piacciono i dolci ed io sul tuo terrazzo impianto un'impastatrice industriale che mescola e sciorina la crema per le scale. Se tu ti vesti, io sul tuo balcone faccio calare in forma d'indumenti, tutti i paracaduti ed un tendone bianco da sceicco e la sua scimitarra per fermaglio ed è più facile a dirsi che a dimostrarlo falso, e infatti te lo dico perché non basta il pensiero. Vuoi prendere un treno di notte pieno di paralumi e di damasco per dormire, sennò a che serve un treno: alzo con le mie leve tutti i binari e, senza alcun disagio di viaggiare in discesa, scivolano da te tutti i vagoni. Detto così è semplice e infatti lo è detto così. Ti lascio immaginare cosa succederebbe se tu volessi bere, se tu volessi nuotare, se tu volessi l'ultimo centimetro di cima del monte che ti pare per farne niente o per otturare un buchetto qualsiasi in fondo a un mare. Trascurando il tempo ed il riso tu escludi le risorse più abusive che sono state mai precise come sul tuo bel viso rilassato ed inespressivo. Se nulla capivo, qui tu finalmente nulla lasciavi germogliare sulla brulla, paradossale, tra noi terra infondata, dove sono i leoni, ammattiti e marroni, lasciando immaginare la sposa occidentale. La sposa occidentale che sembra quasi ridere e invece lei respira, quasi piangere, ma gira dall'altra parte il viso, ma ritorna portando sue notizie inaspettate; amando tutto ciò che adora, chiama con nomi fittizi le cose: così, semmai, le rose son spasimi, per ora.

giovedì 15 maggio 2008

Insegna tipica: "osteria"

In questo mondo sempre più globalizzato ci sono luoghi in cui i bar hanno l'insegna "osteria" ed entrando trovi il tempo fermo agli anni Sessanta. Ci sono anche bar in cui l'effetto anni Sessanta è ancora vivo ma non vi è più l'insegna di cui sopra. Ci sono poi luoghi in cui passando davanti ad una casa, il padrone di casa in giardino ti saluta, ti invita alla sosta, in cui se ti fermi anche senza motivo c'è sempre un sorriso ed un bicchiere di vino bianco versato dalla bottiglia tenuta sempre al fresco per queste occasioni. Ci sono luoghi in cui non sei un numero ma sei qualcuno. Ci sono luoghi in cui se non ti si vede in giro per un pò di tempo ci si preoccupa della tua assenza. In questo mondo sempre più spersonalizzato questi luoghi rappresentano sicuramente un qualcosa di prezioso. o almeno così io penso... E questi luoghi non sono lontani e sperduti ma a due passi da Milano nella industriosa Brianza. Perchè anche questa è "Brianzolitudine".

domenica 11 maggio 2008

Mille anni, cinque minuti

"Mille anni, cinque minuti" è il titolo di una mia vecchia poesia che era dedicata alle sensazioni vissute percorrendo una scala storica di un antico castello medioevale che era stata riportata alla luce da poco. Era quindi dedicata a quando nella tua mente si accavallano tante emozioni appartenenti ad epoche diverse. Qualcosa del genere mi è successo in questo fine settimana, complice una rassegna di musica medioevale. Una accozzaglia di sensazioni dovute a incontri, musica, ritorno in luoghi già visitati: tutti fusi in un misto di emozione e nostalgia, con piccole vene di tristezza. L'elemento scatenante è stata la musica medioevale suonata in questo fine settimana: mi ha tanto ricordato un analogo concerto a cui avevo assistito nel cortile di un antico borgo sul monte di Brianza: le note medioevali sotto il portico, un falò poco lontano, le stelle nel cielo limpido, le luci della pianura sottostante, grandi bevute di sidro, il profumo della legna bruciata, i visi illuminati dal fuoco, il venticello frizzante che scendeva dal bosco. Mentre ascoltavo le note medioevali risuonate in questo fine settimane, il ricordo è andato a questo concerto di quasi dieci anni fa... Il luogo di questo fine settimana si è invece intessuto all'elemento che più ha devastato il mio animo negli ultimi mesi, visto che l'ultima volta che vi ero stato non era per un concerto medioevale ma per un matrimonio di amici, a cui non ero andato da solo. La fase di incontro, in questa già doppia accozzaglia, è arrivata come la ciliegina sulla torta: ma qui gli anni passati ormai sono qualcosa come quattordici o giù di lì, e non è paglia. Ma anche questa volta nel silenzio è risuonata solo la voce dell'Aura...

giovedì 8 maggio 2008

Aspettare sulla riva del fiume...

Un detto popolare cinese mi pare suggerisca "Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico". In qualche modo nelle ultime ore la cosa si è avverata. Per fortuna non si parla nè di cadaveri nè di nemici, ma si è comunque verificato un fatto che ha premiato il mio sapere attendere in silenzio. Ragionando sulla mia vita uno dei miei più grandi difetti è sicuramente sempre stato quello di reagire spontaneamente e duramente ogni volta che ti interfacci con una persona che la pensa in modo diverso da te. A volte invece giova di più ascoltare in silenzio, metabolizzare, e se serve replicare a tempo debito con toni più mirati. O aspettare, con la consapevolezza che la verità prima o poi verrà a galla. Come i sentimenti veri, non artificiosi: meno evidenti nel quotidiano, indelebili nel tempo.

domenica 4 maggio 2008

Ubi maior, minor cessat

Ho usato questo latinismo pochi minuti fa, rispondendo ad un sms di una persona che conosco che ultimamente si è un pò defilata. Spesso e volentieri nella vita quotidiana ci si sente superati da qualcun altro. Il nostro orgoglio è sempre guardingo per evitare che l'immagine di noi presso gli altri venga in qualche modo resa più piccola di quella che è o, più spesso, di quella che si crede che sia. Abbiamo dentro di noi una tendenza immanente al ritenerci più importanti di quello che in realtà siamo e poi quando una situazione ci riporta alla realtà sentiamo il nostro orgoglio ferito. Pensare a queste cose mi fa meditare a quanto sia relativa la dimensione dell'oggettivo e quanto lo stesso venga inquinato da un approccio soggettivo. Tornando all'elemento scatenante del titolo del post, mi aspettavo un'evoluzione simile. La foglia l'avevo mangiata qualche tempo fa e come sempre le gambe delle bugie sono davvero corte... In questo periodo particolare della mia vita sono alla ricerca di certezze, siano esse positive o negative, e pertando ogni evoluzione di una situazione incerta ad una situazione di certezza è da vedersi positivamente. Stasera, oltre che certezza, ho avuto una manifestazione di chiarezza. Chissà se sognerò stanotte...

sabato 3 maggio 2008

Il distacco: teoria e pratica

Non è un manuale sulle tecniche di distacco da qualsivoglia situazione, è una accozzaglia di esempi e di pensieri venuti a galla negli ultimi minuti e passati al setaccio come degli gnocchi cotti che vengono a galla nella pentola e pronti per il pranzo. Esempio non aulico ma efficace di quando dalla mente affiorano vari pensieri che vengono catturati in modo "random" ed incasellati successivamente. Premessa già troppo lunga. In ogni caso parliamo del distacco. L'esempio più classico e figurativo del distacco l'ho avuto lasciando con un traghetto una nota isola del Tirreno la scorsa estate. Immaginatevi un'isola ed una persona a voi cara che vi saluta dal porto di questa isola. Man mano che il traghetto si stacca vedete e riconoscete la persona nel contesto del porto. Poco oltre vedete il porto ma non più la persona. Poco oltre vedete l'isola ma non vedete più il porto. Poco oltre vedete una sagoma in lontananza oltre le onde od il mare piatto ma non vedete più l'isola. Poco oltre vedete solo il mare e l'orizzonte. Molto oltre, quindi, non vedete più la sagoma, l'isola, il porto, la persona che vi saluta: anche se lei è ancora lì. Quando ho vissuto questa esperienza però la persona non era sull'isola, ma era sul traghetto con me. Lei era lì, ma forse nel porto mi salutava la parte migliore di lei o mi aveva già salutato. Poco dopo mi ha salutato anche la parte fisica: ma questa è un'altra storia. Parlavo di distacco oggi, forse sono andato un pò fuori tema. Ci ritornerò, ma solo se ritroverò il bandolo della matassa. Prosit!