lunedì 2 febbraio 2009

Teorie sull'abbandono

A volte si viaggia a vista. Ovvero senza l'ausilio di strumentazioni, sfruttando soprattutto le percezioni. Si viaggia con più attenzione, e più lentamente. Ecco, oggi sto viaggiando a vista, meditando tra "abbandono" e "abbandono". Son scritti uguali, ma sono l'uno il bianco e l'altro il nero, come spesso accade in questo eterno duello tra ragione e istinto.
Iniziamo dall'abbandono più classico: quello dell'essere abbandonati. Nella nostra Vita accade ahimè spesso. A volte siamo soggetti attivi (abbandoniamo) e a volte soggetti passivi (siamo abbandonati) ma spesso le situazioni son talmente confliggenti che è difficile capire chi abbandona e chi è abbandonato, dato che magari chi abbandona fisicamente lo fa perchè si è sentito prima abbandonato metafisicamente. Un delicato e rischioso intreccio causa-effetto.
Poi c'è l'altro abbandono, quello dell'abbandonarsi. Abbandonarsi nel bello (amando una persona e dedicandosi ad essa pienamente piuttosto che abbandonarsi al piacere "sui generis") e nel brutto (l'abbandono della ragione quando magari si è un pò giù o troppo sù, ovvero "sovraesposti").
Ma anche in questo caso è difficile teorizzare quanto accade: per esempio un non abbandonarsi pienamente in una vicenda amorosa porta il soggetto che non si sente al centro dell'attenzione ad abbandonare l'altro, e si torna al primo caso di abbandono citato prima.
Perchè soprattutto nei rapporti di coppia serve di più saper mantenere vivo un fuocherello quotidiano che alimentare in modo discontinuo il rapporto creando fiammate (magari anche molto coinvolgenti) a momenti in cui il fuoco tende a morire. Mi avvio al termine citando il grande Davide Van De Sfroos: perchè la verità è che "la vita gira finchè gira l'elica... ma gira per nagòtt se te gh'eet mea là un timonn..." (la vita gira finchè gira l'elica.... ma gira a vuoto se non hai un timone...).
E nel mio piccolo, forse, di timoni ne ho già rotti abbastanza. Non si finisce mai di imparare in effetti. Ma in questa giornata grigia in cui la pioggia gelida ha preso il posto del candore dei fiocchi di neve vorrei tanto vocare al cielo come sembrano fare le lanterne della foto di oggi, scattata in un lontanissimo giorno d'estate...
(nella mia foto di oggi: tramonto di fuoco a Montevecchia alta)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie per il tuo scrivere grazie per le tue immagini.....

Giovanni Zardoni ha detto...

Grazie per la Tua sincerità :-)

Anonimo ha detto...

COMPLIMENTI.....OGNI RIFERIMENTO E' PURAMENTE CASUALE..GLORIA

Anonimo ha detto...

...che dire... non sempre possiamo avere ciò che desideriamo.... il fiocco di neve sulla mano si scioglie ... alcuni rapporti sono delicati come la neve... le esperienze cmq aiutano... l'importante è andare avanti... bacio Essenza

Giovanni Zardoni ha detto...

@ Gloria: grazie di cuore!
@ Essenza: se un rapporto fosse come la neve si scioglierebbe al tepore del viverlo :-)

marlene ha detto...

è che nella vita ci vuole coraggio, perchè anche quando ci sembra di non avere un timone stiamo comunque seguendo una direzione.. che magari non porta a nulla, ma anche questa è già una scelta ben coraggiosa :)