La nostra Vita è un eterno e continuo rapportarsi con gli altri, a meno che scegliamo un percorso ascetico di ritiro in una torre d'avorio. Nel continuo rapportarsi con gli altri, spesso creiamo molto chiasso, molto rumore di fondo, insomma. Il più delle volte è più conveniente, per una reciproca convivenza non conflittuale, non parlare dei problemi ma far finta che gli stessi non esistano, rimandando ad un domani indefinito la risoluzione degli stessi.
Spesso e volentieri si rischia meno lo scontro di idee o pareri diversi, adeguandosi all'idea della massa, a seconda della situazione e della convenienza del momento, dove l'opinione della massa può essere, o meglio, non può che essere, variabile a seconda della situazione.
Quante volte nella Vita vorremmo andare in una direzione ma, accorgendoci che la massa in quel momento va da un'altra parte, assecondiamo la corrente?
E se invece di assecondarla l'affrontassimo controcorrente, riusciremmo ad arrivare alla meta o lo stesso procedere sarebbe una lotta impari che presto porterebbe ad un nostro naufragio?
E' sempre giusto e saggio andare controcorrente o a volte è più salutare, in una certa fase, seguire la corrente?
Ed infine, rapportandosi con l'orgoglio che c'è in noi, è più giusto mediare od è più giusto fare in modo che tale orgoglio possa in ogni caso cercare di prevalere?
Quante domande che mi sono posto, rivolto meditabondo alla pianura briantea, all'imbrunire di una anonima e fredda giornata collocata tra le feste comandate di inizio anno, sono per l'ennesima volta cadute nel vento teso che sfiorava la collina.
L'esercizio del silenzio era più vicino di quanto pensassi, ed ora che lo sto affrontando il rimbombo e l'eco di quelle domande che ondeggiano sulla pianura si fa ancora più ridondante ed insopportabile.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi, tramonto invernale da Montevecchia)
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