"...Il dolce malessere dopo un addio..." (Battiato-Sgalambro).
Un malessere con il profumo intenso dei ricordi, tanto vivi quanto già lontani.
La consapevolezza di aver fatto tutto ciò che si poteva fare e la certezza che in realtà si poteva fare di più.
Lo smarrimento di fronte ai momenti belli ed anche ai momenti brutti.
Ogni rapporto è mediazione. Ma esistono anche rapporti a senso unico.
Ogni rapporto è viaggio. E come all'inizio di ogni viaggio devi fare la valigia per portare con te il necessario, quando ritorni magari ci metti anche qualcosa che ti ricorda quel viaggio.
Forse in questo mio tortuoso viaggio è Tempo di fare la valigia, una valigia per l'animo.
Per partire serbando nel cuore ciò che è stato bello e ciò che è stato brutto.
Odio l'indifferenza, eppure la si usa tanto, troppo, in parte quale vendetta ed in parte forse per paura. Ogni volta che la subisco mi devasta.
Ma si sa, la regola è sempre quella: ogni rapporto, di Amicizia o di Amore, si inizia con l'accordo di entrambi. Ma per la fine di un rapporto, di qualunque forma, basta la decisione di uno dei due.
Questa volta la decisione non è mia.
E l'ennesimo tramonto magnifico di questo strano autunno mi colse nel bel mezzo dei miei inutili pensieri che tentavano di portare raziocinio e logica: ma non tutto viaggia sui binari del raziocinio e della logica.
Dovrei saperlo...
Devo chiudere la valigia, devo alzare lo sguardo, devo andare oltre...
(nella mia foto di oggi: tramonto d'autunno in Valle Santa Croce, Missaglia)
domenica 27 novembre 2011
martedì 22 novembre 2011
E l'animo si permea d'autunno
L'autunno è bruma. L'autunno è tramonti più densi, che quasi mordi con lo sguardo. L'autunno è la prima brina. L'autunno sono le foglie che si librano nel vento. L'autunno sono i boschi che si accendono di Luce anche quando sono avvolti nella nebbia.
Vivo questo autunno con l'animo in piena "recherche". Una "recherche" senza fine, dato che è alimentata dal continuo vestirsi d'infinito. Ma mi sento un pò come foglia d'autunno, che si abbandona al suo ineluttabile destino.
E' sempre più necessario abbandonarsi per non essere abbandonato. A volte diamo a tutti talmente tanto, dispensando energia ovunque, che poi non resta più nulla per noi stessi. La nostra fonte inesauribile di energia che fluisce in ogni dove, illuminando chi ci circonda, tutto ad un tratto si dissecca, ed anzi si trasforma in una sorta di "buco nero" che cattura ogni cosa, compresa la Luce di chi ci circonda.
E il Tempo scorre, la Vita fluisce. Inesorabile.
Un'altra stagione ci guida verso la fine di un anno strano, senza certezze apparenti. L'unica certezza ormai è legata al nostro Essere, occorre prioritariamente focalizzarsi su noi stessi, per evitare una drastica distonia. I migliori strumenti anche se suonati dai migliori strumentisti produrrebbero un'accozzaglia di suoni se non fossero accordati e non seguissero un direttore d'orchestra. Dobbiamo avere la capacità di dirigere gli strumenti del nostro animo, e tenerli accordati riposizionando le nostre scale di percezione per non sentire caldo quando fa freddo e freddo quando fa caldo.
Il mio animo in questo periodo pare la prova degli strumenti che si fa prima di un concerto: è oltre l'accozzaglia di suoni. Devo ritrovare l'Essenza del Bello, distaccandomi dalle zavorre che mi fanno volare basso, per tornare a danzare nell'infinito.
Fosse facile, ma occorre ritrovare il bandolo della matassa: che forse ho volutamente aggrovigliato per non andare oltre, prigioniero di fantasmi del passato che compaiono magicamente quando meno te lo aspetti.
"C'èst la vie..."
(nella mia foto di oggi: autunno di Brianza)
Vivo questo autunno con l'animo in piena "recherche". Una "recherche" senza fine, dato che è alimentata dal continuo vestirsi d'infinito. Ma mi sento un pò come foglia d'autunno, che si abbandona al suo ineluttabile destino.
E' sempre più necessario abbandonarsi per non essere abbandonato. A volte diamo a tutti talmente tanto, dispensando energia ovunque, che poi non resta più nulla per noi stessi. La nostra fonte inesauribile di energia che fluisce in ogni dove, illuminando chi ci circonda, tutto ad un tratto si dissecca, ed anzi si trasforma in una sorta di "buco nero" che cattura ogni cosa, compresa la Luce di chi ci circonda.
E il Tempo scorre, la Vita fluisce. Inesorabile.
Un'altra stagione ci guida verso la fine di un anno strano, senza certezze apparenti. L'unica certezza ormai è legata al nostro Essere, occorre prioritariamente focalizzarsi su noi stessi, per evitare una drastica distonia. I migliori strumenti anche se suonati dai migliori strumentisti produrrebbero un'accozzaglia di suoni se non fossero accordati e non seguissero un direttore d'orchestra. Dobbiamo avere la capacità di dirigere gli strumenti del nostro animo, e tenerli accordati riposizionando le nostre scale di percezione per non sentire caldo quando fa freddo e freddo quando fa caldo.
Il mio animo in questo periodo pare la prova degli strumenti che si fa prima di un concerto: è oltre l'accozzaglia di suoni. Devo ritrovare l'Essenza del Bello, distaccandomi dalle zavorre che mi fanno volare basso, per tornare a danzare nell'infinito.
Fosse facile, ma occorre ritrovare il bandolo della matassa: che forse ho volutamente aggrovigliato per non andare oltre, prigioniero di fantasmi del passato che compaiono magicamente quando meno te lo aspetti.
"C'èst la vie..."
(nella mia foto di oggi: autunno di Brianza)
martedì 1 novembre 2011
Siamo parte del tutto
Siamo parte dello scorrere del Tempo come una goccia d'acqua è parte dello scorrere di un fiume. La nostra Vita è un tassello del mosaico della piccola Storia, che scrive la grande Storia.
Oggi visitavo il giardino della memoria del mio paese. Camminavo pensieroso. Il cielo brumoso di questi giorni spegneva il giallo degli alberi, mentre le foglie si abbandonavano lievi, una dopo l'altra, al loro primo ed unico volo, cullate dal soffio della brezza. Una lieve nevicata, debole ma continua. Sentivo la ghiaia sotto i miei piedi, che batteva il ritmo del mio camminare "Solo et pensoso..." (F.Petrarca).
Non leggevo i nomi, ma guardavo i volti. Osservavo i volti, alcuni li riconoscevo, altri no, e mi accorgevo di come nei piccoli paesi è ben più semplice essere parte del tutto, rispetto all'indifferenza ed alla standardizzazione delle città. Non leggevo subito i nomi, ma leggevo le date, ed era automatico poi contare quanti anni erano passati. Eppure quei volti, con le loro storie, si animavano magicamente nella mia mente, rispolverando dallo scrigno del mio cuore un frammento di filmato o fotogramma virtuale nel quale mi ricompariva quella persona, per come l'avevo conosciuta.
Che sensazione strana...
Se possiamo vivere il presente è grazie a quello che hanno fatto quelli che ormai sono "andati avanti". Siamo sempre venuti dopo qualcuno, e dopo di noi verrà sempre qualcun altro. Dovremmo esserne più consapevoli: forse inizieremmo a comportarci diversamente.
"Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie". (G.Ungaretti)
(Nella mia foto di oggi: la dissolvenza tra il giorno e la notte)
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