domenica 21 giugno 2009

Solstizio d'estate. Il giro di boa della Luce.

Il tramonto del solstizio d'estate segna il giro di boa delle ore di Luce. La giornata di oggi è stata la più lunga dell'anno, da domani le giornate inizieranno gradualmente ad accorciarsi. Prima ce ne accorgeremo meno, perchè il sole inizierà pian pianino a sorgere qualche minuto dopo, mantenendo invariata l'ora del riposo serale. Ma tra qualche giorno anche il tramonto inizierà ad anticipare.
Sembra strano. Oggi celebriamo l'inizio dell'estate astronomica e già le giornate si accorciano, facendoci pensare all'autunno e all'inverno, quando il buio avanza. Spesso e volentieri anche nella Vita non ci accorgiamo di quanto stiamo vivendo, e ce ne accorgiamo solo dopo, quando l'abbiamo perso. L'ho già scritto un sacco di volte, ma ogni volta che ci penso mi ritrovo sempre le medesime sensazioni. E non è sempre pensando alla stessa cosa o alla stessa persona che questa sensazione mi sovviene, ma pensando a più episodi. Missà che sono di più le cose che ho perso di quelle che ho mantenuto. Non si può dire che le cose non le ho trovate: se le perdo vuol dire che le ho anche trovate. Non puoi perdere ciò che non hai mai trovato o mai vissuto.
Stasera la Luce del sole che s'invesperava mi ha chiamato. Ero a casa di amici, ho salutato per prendere la strada di casa ma prima volevo vivere il tramonto del solstizio d'estate, da solo: e l'ho catturato nella foto di oggi.
Galbusera Bianca, imbrunire del solstizio d'estate. Il vento soffiava, scendendo dalle Alpi, e le fronde degli ulivi danzavano. I grilli cantavano, mentre l'imbrunire avanzava in un sipario rosato... La serata era più frizzante di quanto di solito lo è in giugno. Limpida e frizzante, non afosa e avvolta dalla foschia... Mentre osservavo il tramonto ho pensato all'Ombra della Luce, ben celebrata da Franco Battiato.
Ecco il magico testo: "Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto, E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non mi abbandonare mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce, Ricordami, come sono infelice lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce..."
(nella mia foto di oggi: tramonto del solstizio d'estate a Galbusera Bianca di Rovagnate)

mercoledì 17 giugno 2009

C'è sempre un punto di non ritorno

C'è sempre un punto di non ritorno. Nel piacere ma anche nel dispiacere. A ben pensarci a volte, nel bene e nel male, rinviamo tante decisioni per evitare uno sbilanciamento degli equilibri magari faticosamente raggiunti. Siam sempre lì sul "chi va là". Creando tra l'altro una tensione nervosa che non giova nè a noi stessi nè a quelli che ci circondano. Calcoliamo ogni mossa anche naturale, allo scopo di evitare il cambio di stato, sia esso piacevole che spiacevole.
Bisogna ricercare la saggezza perduta, me ne rendo conto. A volte sono già state scritte delle pagine nella notte dei tempi che non hanno Tempo, ed oggi sono ancora più reali e presenti. E' la teoria dei "corsi e ricorsi".
Due pillole da Carlambrogio da Montevecchia di Cesare Cantù (1857):
"Il vero mezzo di provare sollievo quando uno è irritato, è il padroneggiare sè stesso e reprimere i trasporti. Mettete il piede sulle prima faville, e schiverete l'incendio".
"Bere per ispegnere la sete o per ristorare le forze, è un piacere giusto e saggio: bere senza sete è pazzia. Quando un prato ha bisogno d'acqua vi si conduce un rigagnolo: ma non si rompe l'argine per versarvi il fiume intero".
Nella mia foto di oggi: il tramonto rosato...

giovedì 28 maggio 2009

Silenzio. E' il tramonto.

Stasera ci siamo fermati in tanti. Strano fenomeno, nel turbinio del quotidiano. Eppure, sul far della sera, qualcosa di magnifico ha attratto il nostro sguardo. Qualcosa che non dipendeva da noi. Siamo stati rapiti da una luce rosata da Ovest, nel cielo limpido e ventoso: è stato un magnifico tramonto. Ci ha rapito lo sguardo. Silenzio. Ognuno ci metta del suo.
Lo scenario a cui i nostri occhi hanno assistito sono stati diversi a seconda di dove eravamo. Io ero a Monte di Rovagnate con un amico: il nostro dialogo si è interrotto, rapito dalla luce rosata: ho fermato nella foto qui sopra il crinale del Belvedere di Cereda. Qualcuno a Montevecchia ha osservato rapito la pianura oltre la quale si stagliava il Monte Rosa ancora più rosa del solito, qualcuno al lago ha osservato il riflesso delle nuvole rosa nell'acqua, qualcuno in montagna ha visto la neve colorarsi di rosa, qualcuno ha osservato lo spettacolo abbracciando l'uomo/la donna amato/a; qualcun altro è stato rapito dalla luce ma non è riuscito a vedere il tramonto perchè aveva magari di fronte una casa, abitando in città; qualcuno, lavorando al chiuso, non si è neanche accorto.
E' bello pensare che in tanti abbiamo condiviso qualcosa di bello: impariamo a fermarci di più al cospetto di tale meraviglia: tutto passa, il piacere resta. Dedichiamo questo tramonto a chi non ha potuto vederlo. Nel piccolo di questo blog, condivido la foto: anche se dal vivo è tutta un'altra cosa...
(nella mia foto di oggi: il tramonto al Belvedere di Cereda a Perego)

lunedì 25 maggio 2009

Varenna. Surreale calma piatta.

Varenna, maggio 2009.
L'afa si fa sentire anche se il sole gioca a nascondino con le nubi: la luce è strana, cheta è l'acqua. La bruma avvolge il Lario e le cime tra il lago e la Svizzera. Una barca a vela di fronte a me, ferma, immobile, abbandonata. Senza vele gonfie mette un pò di tristezza. Arriva un traghetto, l'albero della barca ondeggia, le onde si infrangono sulla darsena.
Sul tavolo uno spritz ormai caldo, mancava il ghiaccio: sul lungolago di Varenna risparmiano pure quello, nonostante il prezzo. Ma la cosa più strana è davvero la luce, come l'assenza di una bava di vento. Penso e taccio, alternando al dialogo con la persona che ho di fronte: io che parlo sempre, a volte troppo. Si dirà che son diventato riflessivo. Non ancora, ero solo pensieroso, come spesso m'accade nel fine settimana: quando la Vita scorre meno tumultuosa.
Varenna, maggio 2005.
Le luci brillavano sul lago. Le stelle erano alte nel cielo terso e limpido. La sera era calata da poco, ed il luccichio delle luci nell'acqua era un tutt'uno con le stelle del cielo. Tirava una brezza abbastanza intensa, che scendeva dalla montagna, s'incuneava nei vicoli, si buttava sul lago creando un pò di onde. Tacevo, a volte non serve parlare. Strano, io che parlavo sempre, a volte troppo. Ero riflessivo? No ero estasiato dalla presenza che avevo al mio fianco. Il vento mi dava i brividi ed il resto li amplificava. Come qualche giorno dopo quella serata ho descritto con queste parole: "La nostra essenza si unisce volando nel vento in dolce armonia. L'infinito si fa presente, il presente si fa eterno. Tutto passa. Il piacere resta".
Tra le due "impressioni da Varenna" son già passati quattro anni: e avevo tanti pensieri in più, e non è colpa della persona che avevo di fronte. Ma il cerchio è chiuso. E' chiuso!
(nella mia foto di oggi: il lago da Varenna)


lunedì 18 maggio 2009

Il profumo del maggengo

In questi primi giorni caldi di maggio il profumo del maggengo è in ogni dove. L'essenza della Brianza è una enorme fienagione: il foraggio è una delle componenti più tipiche del nostro paesaggio agrario. In fondo, dopo le primizie dell'orto, il fieno è il primo prodotto dei campi della stagione agraria. Il primo taglio, comunemente chiamato "maggengo", è il più ricco dell'anno: l'erba contiene infatti, oltre allo stelo, anche la semente ed il fieno risulta quindi particolarmente ricco. Del resto il maggengo ci mette diversi mesi ad essere pronto... I prati hanno vissuto la nebbia dell'autunno perdendo il loro colore smeraldino, sono stati coperti dalla brina e dalla neve dell'inverno ed ingrassati con il letame delle stalle, diventando ancora più spenti e marroni. Coi primi tepori e la pioggia primaverile l'erba esplode e cresce rigogliosa, come se nell'inverno avesse immaganizzato la forza... Poi ecco i fiori di campo ad ornare i prati di nuovo verdi, prima dell'arrivo della falce. L'erba avvizzisce, cambia colore, viene raccolta nelle classiche "andane" prima di essere imballata od insilata per essere usata tutto l'anno.
Il primo taglio è il maggengo ("maggeng"), come già detto, poi c'è il cosidetto "uston" nel mese di luglio e negli anni migliori con una stagione estiva non troppo siccitosa, anche il "terzoo", a settembre... Anche i prati seguono l'andamento delle stagioni, come ogni cosa, animo compreso.
Perchè anche l'animo, assaporando il profumo del maggengo, sente dentro di sè il profumo dell'estate ormai imminente: che sarà annunciata dai ciliegi che si ammanteranno di rosso: e si sà, una ciliegia tira l'altra... Ma questa è un'altra storia, tra pochi giorni. Il mare intanto sussurra lontano, come un richiamo innato, e a pensare che non lo vedo dal mese di settembre 2007: sembra impossibile... Ma tra poco potrò assaporare ancora la salsedine, tra pochi giorni... Ho un appuntamento con me stesso al mare, su un molo non casuale di un posto non casuale, per continuare la chiusura del cerchio... Forse... Parafrasando Lucio Battisti nel testo di Pasquale Panella, "un puntuale appuntamento molto occasionale..." (Tu non ti pungi più, 1990)
(nella mia foto di oggi: "andane" di fieno a Montevecchia)