lunedì 9 giugno 2008

"To be, or not to be: that is the question"

"Essere o non essere: questo è il problema". Quante volte nella nostra Vita ci siamo posti questa domanda? Seguire l'istinto o controllarlo con il raziocinio? Essere per gli altri qualcosa che non si è per farli felici? O vivere come si vorrebbe vivere portando magari dispiacere a chi ci circonda che ci credeva diversi? Il rapporto tra le persone credo che sia una cosa estremamente complicata. Nei termini e nei modi. Nei fatti che facciamo: una persona si comporta naturalmente in un certo modo ed il suo comportamento fa pensare agli altri cose diverse: quante volte ci è capitato nella Vita? Quante volte non abbiamo avuto un certo comportamento perchè gli altri avrebbero potuto pensare male di noi? Quante volte non siamo stati naturali perchè il nostro comportamento poteva essere frainteso? Forse questa sera ho fatto troppe domande. O forse è un periodo della mia Vita in cui mi faccio troppe domande. Condivido questo testo di Frankie Hi NRG, anche se è molto duro: e se penso che ha già undici anni lo ritrovo comunque attualissimo. Eccolo: Quelli che benpensano:
"Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere - e non far partecipare nessun altro - nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro : niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici, guardali : stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno: spendono, spandono e sono quel che hanno...
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...
.. e come le supposte abitano in blisters full-optional, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri : quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono : parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo... Sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero - boom! - Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d'un livello di Doom..
Ognun per se, Dio per se, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica - mani ipocrite - mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano - si scandalizzano - Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che da loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera..."

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