sabato 8 gennaio 2011

L'esercizio del silenzio

Se volere è potere, non per forza potere è volere.
La nostra Vita è un eterno e continuo rapportarsi con gli altri, a meno che scegliamo un percorso ascetico di ritiro in una torre d'avorio. Nel continuo rapportarsi con gli altri, spesso creiamo molto chiasso, molto rumore di fondo, insomma. Il più delle volte è più conveniente, per una reciproca convivenza non conflittuale, non parlare dei problemi ma far finta che gli stessi non esistano, rimandando ad un domani indefinito la risoluzione degli stessi.
Spesso e volentieri si rischia meno lo scontro di idee o pareri diversi, adeguandosi all'idea della massa, a seconda della situazione e della convenienza del momento, dove l'opinione della massa può essere, o meglio, non può che essere, variabile a seconda della situazione.
Quante volte nella Vita vorremmo andare in una direzione ma, accorgendoci che la massa in quel momento va da un'altra parte, assecondiamo la corrente?
E se invece di assecondarla l'affrontassimo controcorrente, riusciremmo ad arrivare alla meta o lo stesso procedere sarebbe una lotta impari che presto porterebbe ad un nostro naufragio?
E' sempre giusto e saggio andare controcorrente o a volte è più salutare, in una certa fase, seguire la corrente?
Ed infine, rapportandosi con l'orgoglio che c'è in noi, è più giusto mediare od è più giusto fare in modo che tale orgoglio possa in ogni caso cercare di prevalere?
Quante domande che mi sono posto, rivolto meditabondo alla pianura briantea, all'imbrunire di una anonima e fredda giornata collocata tra le feste comandate di inizio anno, sono per l'ennesima volta cadute nel vento teso che sfiorava la collina.
L'esercizio del silenzio era più vicino di quanto pensassi, ed ora che lo sto affrontando il rimbombo e l'eco di quelle domande che ondeggiano sulla pianura si fa ancora più ridondante ed insopportabile.
Ad meliora!
(nella mia foto di oggi, tramonto invernale da Montevecchia)

sabato 1 gennaio 2011

Son finite le medaglie

L'anno è appena iniziato, buon anno a tutti!
E già viaggio in ritardo. Eccomi infatti qui a scrivere il post dedicato al bilancio del 2010 alla sera del primo giorno del 2011... Ma forse avere atteso la chiusura effettiva dell'anno mi consente di guardare il 2010 in modo più completo.
Mi sono reso conto solo oggi che stanotte non ho fatto un mio particolare rito legato al Capodanno: non mi sono fermato ad osservare le faville nella brace di un camino, cosa che ho sempre fatto. Ad una certa ora, mi estraniavo e mi mettevo da solo per qualche minuto ad osservare la brace di un fuoco ripensando all'anno passato, alle sue cose positive ed alle sue cose negative: e per qualche secondo gli occhi si velavano di lacrime.
Ma stanotte non l'ho fatto. Chissà perchè... Strano...
Quel senso di bilancio mi ha però un pò pervaso oggi. Vorrei davvero sentirmi più leggero quest'anno, vorrei essere più ottimista, vorrei lasciare i cattivi pensieri prima che mi rendano grigio.
Devo ritrovare la leggerezza e la voglia del fare. Non mi sono mai fermato, sono sempre stato colui che "tira la carretta"... Il 2011 deve essere un anno leggero, un anno più saggio, un anno durante il quale gestire meglio quel cavallo imbizzarrito che si chiama "Ego" e che scalpita sempre nel mio animo. Devo riuscire ad abbandonare il campo della contesa senza avere la pretesa di avere l'ultima parola, ma con la leggerezza di avere la certezza che quando si ha ragione, la Verità prima o poi viene a galla. Basta avere la pazienza di attendere. Sulla riva del fiume, nel mio stile...
E quando invece si ha torto, è meglio tacere: cercare di avere sempre ragione diventa un'azione estremamente stucchevole.
La candela della foto di stasera è per il ricordo di due persone che nel 2010 sono "andate avanti". Due persone diverse, ma che avevano nella testardaggine positiva il loro carattere distintivo.
Mi riferisco a mia nonna materna Silvia ed a Pierangelo Limonta di Montevecchia.
Mia nonna era una grande: riusciva sempre ad affrontare tutto con un sorriso beffardo. E così ha fatto fino all'ultimo, alla soglia dei novant'anni. Quando il suo nipote di tanto in tanto gli decantava le sue "magnificenti imprese" o presunte tali, lei ascoltava e alla fine sentenziava in dialetto brianzolo (mi si perdoni la trascrizione sicuramente non corretta): "desmetela de riuva prem, che ghe ne poo de medaj..." (ovvero: "smettila di arrivare primo che non ce ne sono più di medaglie"). Era un suo pensiero tanto schietto e sincero che vivevo ogni volta come un bagno di umiltà: grazie nonna!
Pier invece era un grande affabulatore positivo. Floricoltore da una Vita, aveva dedicato a sua madre quel "Giardino di Eva" che ha attiraro tante persone, presso la piazzetta di Montevecchia alta, Brianza pura. Lui era sempre lì, a mantenere i suoi fiori ("me custen pusè de la dona..." ovvero "mi costano più della moglie" amava dire, ad indicare che i fiori erano la sua scelta di Vita, visto che non aveva costruito una famiglia), a ricercare nuove varietà, a portare meraviglia a chi varcava il cancello in legno. La piazzetta senza Pier non è più la stessa cosa, ed i suoi fiori senza di lui sono meno colorati...
Riposate in Pace, e grazie di essere esistiti...
(nella mia foto di oggi: candela a Cascina Scarpata di Perego)

mercoledì 29 dicembre 2010

Tra le feste comandate...

Eccoci qui nel bel mezzo delle feste comandate. Il bilancio di fine anno (quale assurdo rito, ne sono consapevole...) lo rinvio di un paio di giorni, ma in questi giorni che per contrappasso a facili bagordi ti propongono giornate nelle quali la forma fisica non ti assiste, mi sovviene una meditazione che trovo tale e quale negli ultimi anni, e sempre in questo periodo. Più precisamente negli ultimi tre anni: un numero per nulla legato al caso.
E' per il terzo dicembre consecutivo che nei giorni conclusivi dell'anno la forma fisica non mi assiste. Nulla di grave sia chiaro, malesseri di stagione, ma quanto basta per avvelenare il clima che mi circonda e costringermi ad una sorta di ritiro preventivo. Pare quasi una sorta di "somatizzazione" di un qualcosa che si annida nel profondo del cuore.
Da indagare nel campo dei Chakra.
Per l'intanto, barra a dritta in questi giorni di nebbia. Pronti a doppiare impavidi il faro del 31 dicembre 2010, evitando sia gli scogli che gli iceberg.
(nella mia foto di oggi: luminarie natalizie tradizionali a Beolco di Olgiate Molgora)

venerdì 17 dicembre 2010

Incantesimo

Oggi è caduta di nuovo la neve. Leggera, sfuggente, asciutta, gelida. Ha colto di sorpresa, ne è caduta più del previsto... Perchè tanto le cose vanno come devono andare...
A volte ti trovi al centro di situazioni che non condividi nel loro svolgersi, che vorresti andassero diversamente, che magari sei convinto di cambiare. Ma troppo spesso ti rendi conto, rigorosamente e sempre solo dopo, che non le hai cambiate, ma loro hanno cambiato te. A volte ti arrovelli consumando energie e dissipando le tue forze e non ti accorgi che è inutile...
"Se sapessi come devono andare le cose, se sapessi la causa di ciò che mi accade, sarei un Re..." E' una frase nella quale spesso mi rifugio, ultimamente. Una via di fuga a domande scomode, ma poste in buona fede. E sempre da terzi. Perchè anche l'oggettività a volte è soggettiva.
Nell'eterno divenire, i giri di boa si susseguono e, come in una regata, ti prepari al cambio di vela. Ma che sia vela di bolina o vela di poppa, se arriva la bonaccia, nell'uno e nell'altro caso, ti fermi. A volte in mezzo al mare, più spesso in mezzo al guado delle decisioni rinviate.
Spesso si vivono incantesimi attraverso i quali si vive la sensazione dell'assenza di gravità. Cerchi di spostarti, ma ti trovi a fluttuare senza meta. Vorresti reagire, ma ogni sforzo in quella fase è inutile. Allora ti accorgi che ti conviene serbare le forze per quando le condizioni muteranno.
La bussola ruota impazzita per non farti ritrovare la tramontana, le nubi nascondono la stella polare di notte ed il sole di giorno. Una nebbia fitta sposa il cielo con il suolo innevato ed il senso dello smarrimento si fa sempre più presente.
E, alla fine, ti trovi come la rosa della foto di oggi: che non ha fatto in tempo ad appassire e perdere i petali, librandosi nel vento, ma è stata colta di sorpresa dalla neve.
Perderà i colori, in attesa del disgelo...
(nella foto da www.merateonline.it di oggi: rosa nella neve)

domenica 14 novembre 2010

Luci nella notte

Passano i giorni. Passano le emozioni. Passa la stanchezza. Poi ritorna. Mancano tante cose, e di altre ce ne sono troppe... Non si capisce più nulla...
Il periodo è quello che è. Complicato e ricco di insidie. C'è sempre meno voglia di fare, come un treno lanciato a folle velocità a cui di colpo viene a mancare l'energia elettrica: non si fermerà immediatamente, non sbaglierà la strada perchè è obbligata dalle rotaie, ma pian pianino rallenterà e inesorabilemente si fermerà: in città oppure vicino ad una stazione, piuttosto che in aperta campagna o in una galleria. Nessuno lo può sapere.
Non ci resta che vivere, e spesso a sopravvivere. In attesa di un porto di quiete, di una casa calda con un camino acceso. Come il senso di accoglienza che può dare una antica cascina illuminata in una notte buia...
(nella mia foto di oggi: cascina Scarpata by night)