mercoledì 12 novembre 2008

Galbusera Nera, autunno, anni fa. Quanti?

E' una domenica sera d'autunno. Le foglie ingiallite cadono dagli alberi. Nella valle regna la quiete all'imbrunire, nel cielo terso fa capolino la luna piena. Arrivo a Galbusera Nera sul far della sera con un amico, Carletto ci aspetta. Varchiamo la porta della splendida cascina e in cucina la fa da padrone lo schioppettio della legna ed il suo profumo. La giornata lentamente muore oltre l'inferriata in legno della finestra. Facciamo le caldarroste, parlando in dialetto del più e del meno. Beviamo il vino bianco dell'anno scorso, con quel suo colore dorato e quel suo sentore di mandorle: lo riconoscerei ad occhi chiusi. Ma la serata è stranissima. In un batter di ciglio arrivano a Galbusera Nera tutti gli ultimi vecchi della valle: sembra un ritrovo ma è un caso. Il primo è Dalmazio, e porta una bottiglia del suo vino di Galbusera Bianca. Poi arriva un altro Carlo, del Malnido... Ed ecco Cecco, con il suo trattore arancione... Il tempo fugge veloce, i discorsi corrono indietro negli anni, rivelano i racconti della campagna, gli aneddoti, le tradizioni, le piccole invidie. Senza volerlo mi trovo in un vero e proprio spettacolare amarcord. Il vino finisce, bisogna prenderlo in cantina. Accompagnamo Carletto che lo vuole spillare dalla botte... Apre la spina, il mio amico innavvertitamente gli fa ombra, una goccia cade sul pavimento: "spostati che non vedo!" lo richiama dispiaciuto Carletto. Il tempo fugge, l'imbrunire si è trasformato in buio, la sera avanza ma sembra che questa estemporanea riunione non voglia più finire... Fino a perdere quasi la cognizione dello spazio e del tempo, con l'aiuto del vino ruspante :-) Giunge l'ora dei saluti, tra battute e controbattute. Cecco salta sul trattore commentando che ha fatto bene a non venire in Vespino perchè almeno ha quattro ruote anzichè due ed è più facile tenere l'equilibrio, Carlo e Dalmazio se ne vanno discutendo animatamente. Io ed il mio amico accompagnamo a casa Carletto dopo che ha chiuso la cascina. La luna alta nel cielo pare sorriderci e ci fa l'occhiolino, la valle è inondata della sua luce azzurrognola...
Ieri ho scritto di San Martino e del mio legame con la Terra ed il mondo rurale. Abbandono il ricordo di quella serata, che mi è rimasto nel cuore, e penso a quanto è cambiato... Carletto e Dalmazio non sono già più tra noi e ci osservano dal Cielo, Galbusera Nera c'è ancora, è stata un pò ristrutturata, il camino è ancora quello, non c'è più l'inferriata in legno. Ogni volta che rientro in quella cucina ricordo come fosse ieri quella serata con nostalgia. Se avessi avuto il telefonino avrei forse fatto una ripresa per aiutare il futuro ricordo, perchè le voci aiutano ancora più delle immagini. Ma quanto tempo è passato? E la nostalgia mi avvolge...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Magia della vita. I momenti più veri non si costruiscono ma si vivono!!!!!!!!
Cosa più di un camino con l'atmosfera che solo le fiamme con feripole vaganti e scopiettanti ti invitano a ricordi che nel profondo del nostro essere ci riportano a momenti indimenticabili pieni di nostalgia e voglia d'amore verso tutti e una grande gioa del stare insieme condividendo la voglia di donare gioa e felicità e ricevere quella sensazione indimenticabile che ci accompagnerà per tutta la vita.
Le ore passano la notte si avvicina il calore aumenta cosa daresti per fermare il tempo in quelle sensazioni !!!!!!!!!!!!!
Per fortuna o purtroppo qualcuno cede alla consuetudine del riento,
tutto finisce ma la CONSAPEVOLEZZA del fiabesco momento rimarra dentro di noi a ricordo per tutta la VITA.
GRAZIE A QUESTI MOMENTI CIO SI ACCORGE DELLA GIOA DI CONDIVIDERE QUESTA STUPENDA VITA.

Un grosso augurio a tutti quelli che leggeranno questa mio momento pieno di stupende sensazioni con un grosso abbraccio
GRA