martedì 17 marzo 2009

Le zolle e il tramonto

La nostra campagna di Brianza è sempre più, purtroppo, una "monocoltura". Ovvero si semina il mais in primavera, lo si cresce con la sua bella dose di diserbanti che sono tra i principali killer delle api e poi per lo più lo si trincia, per insilarlo ed utilizzarlo come base per preparare le "magiche pozioni" calibrate al bilancino che foraggiano gli allevamenti "alta qualità". E' ben poco ormai il mais che diventa dorato, assaporando la bruma dell'autunno, per finire il suo stato di chicco in una macina di un mulino, preludio alla polenta fumante. Anche l'agricoltura sta globalizzandosi e spesso si riduce ad una sorta di industria-catena di montaggio, come le verdure per i supermercati che non conoscono più la vera luce del sole in quanto crescono sotto i tunnel di plastica: ci sono brevetti olandesi che consentiranno di coltivare verdure in capannoni, su carrelli che vengono spostati come in una catena di montaggio. Tutto questo mi porta tristezza, per quello che nel mio piccolo cerco sempre di parlare di "Storie di Terra, oltre il visibile", come ho fatto in un post di qualche mese fa.
A volte la penna virtuale mi sfugge al controllo come stasera. Volevo parlare delle nostre campagne di Brianza come luogo di metafora ed ho avviato un discorso sull'agricoltura fin troppo semplicistico ed a ruota libera: ci tornerò a tempo debito e con più tempo a disposizione.
Ora provo a coltivare metafisicamente l'animo con una metafora legata alla foto di oggi, colta al volo mentre rientravo dall'ufficio a casa. Ci sono le zolle di un campo appena arato: a causa delle monoculture si ara una sola volta all'anno, in questo periodo: sono rare le arature autunnali che preparano la campagna a frumento, fiordalisi e papaveri. C'è dell'erba rinsecchita che è il simbolo della stagione passata, che è sfuggita all'aratro e anzichè finire sotto le zolle per terminare il suo corso trasformandosi in humus verrò presto dilaniata dalla fresa, che trasformerà le zolle in terreno soffice, pronto per la semina. C'è un tramonto di primavera, di rosso acceso, che assomiglia più ad un tramonto d'autunno o d'inverno, tanto è brumoso. C'è il riflesso dell'imbrunire sulle zolle, durante l'ennesima "siretina" brianzola. C'è il mio pensiero che cerca la metafora, percependo la "brianzolitudine" (ovvero la Brianza come stato d'animo) tanto decantata da Brian nell'omonimo blog che trovate tra i link a blog amici qui in fianco. Eccola, la metafora: sarebbe tempo di chiudere la stagione passata per aprirsi ad una nuova, cambiando coltivazione. Ma purtroppo più passa il Tempo e più mi accorgo che anche la "monocoltura" del fare quotidiano invade la campagna del mio animo come il mais invade la campagna di Brianza. Ma perchè è sempre così difficile cambiare la strada?
(nella mia foto di oggi: zolle al tramonto a Lomaniga di Missaglia, cascina Butto)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non è difficile cambiare strada, basta guardarsi dentro e......chiedersi cosa si vuole dalla vita!!!!!!o semplicemente iniziare a crescere!!!

Giovanni Zardoni ha detto...

Non è così semplice come sembra. E per fortuna cresco di giorno in giorno, magari lentamente ma sento di crescere. Ad altri sembra di essere grandi ma in realtà sono di giorno in giorno più piccoli...